Più facile ottenere il Settled Status nel Regno Unito

L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea ha lasciato negli ultimi anni molti cittadini europei in una posizione giuridica fragile e incerta, specie per quanto riguarda il diritto alla residenza. Ma a partire dal 2025, arriva una novità importante: il passaggio dal Pre-Settled al Settled Status diventa più semplice. Con la nuova regola dei 30 mesi, cambia radicalmente l’accesso alla residenza permanente per migliaia di cittadini italiani ed europei. In questo articolo analizziamo a fondo tutte le implicazioni di questa riforma, le modalità pratiche per ottenerla e l’impatto che avrà sulla vita degli europei nel Regno Unito.
Per i cittadini europei residenti nel Regno Unito, ottenere il Settled Status non sarà più un percorso a ostacoli. Una recente modifica al sistema dell’EU Settlement Scheme ha introdotto criteri più flessibili per il passaggio dal Pre-Settled Statusal permesso di soggiorno permanente.
L’annuncio, rilanciato attraverso un comunicato ufficiale dall’onorevole Simone Billi, deputato della Lega e presidente del Comitato sugli Italiani nel Mondo, rappresenta un importante passo avanti nel garantire maggiori tutele per i connazionali all’estero (fonte ufficiale).
Una riforma attesa: più flessibilità per i cittadini europei
La vita dei cittadini europei residenti nel Regno Unito, e in particolare quella degli italiani, si arricchisce finalmente di una notizia positiva: il governo britannico ha modificato i criteri per ottenere il Settled Status, semplificando il passaggio dal Pre-Settled Status per tutti coloro che fanno parte dell’EU Settlement Scheme.
Questa modifica, resa ufficiale a partire da luglio 2025, rappresenta un’importante svolta dopo anni di incertezze, norme rigide e migliaia di situazioni borderline vissute durante e dopo la pandemia. L’annuncio, rilanciato dal parlamentare Simone Billi e confermato dal sito ufficiale del governo britannico, indica chiaramente che non sarà più necessario dimostrare una permanenza ininterrotta di sei mesi l’anno per cinque anni consecutivi. Al contrario, basterà aver vissuto nel Regno Unito per almeno 30 mesi totali negli ultimi cinque anni, indipendentemente dalla distribuzione temporale.
Una notizia che porta sollievo a decine di migliaia di italiani e altri cittadini UE che, pur vivendo regolarmente nel Regno Unito, si sono trovati in difficoltà nel soddisfare i requisiti del precedente sistema. Ma vediamo nel dettaglio cosa cambia, perché è importante e come prepararsi.
Cosa cambia con la nuova regola dei 30 mesi
Il sistema di immigrazione post-Brexit ha introdotto nel 2019 l’EU Settlement Scheme per consentire ai cittadini europei già residenti nel Regno Unito di mantenere il proprio diritto di soggiorno anche dopo l’uscita del Regno Unito dall’UE. Esso si articola in due fasi: il Pre-Settled Status, ovvero il permesso di soggiorno temporaneo (valido 5 anni), e il Settled Status, ovvero la residenza a tempo indeterminato.
Fino a pochi mesi fa, per richiedere il Settled Status era necessario dimostrare di aver vissuto nel Regno Unito per almeno sei mesi in ciascuno dei cinque anni precedenti la richiesta. Era prevista qualche eccezione (motivi di salute, studio, emergenze), ma in molti casi queste non venivano riconosciute, costringendo numerosi cittadini a ripetere da capo i cinque anni di residenza continuativa.
Con la nuova disposizione introdotta nel 2025, invece, è sufficiente dimostrare una presenza cumulativa di 30 mesi negli ultimi 5 anni. Questo significa che chi ha avuto lunghi periodi all’estero per motivi personali o lavorativi, come durante il Covid-19, potrà comunque accedere al Settled Status se ha risieduto nel Regno Unito per almeno due anni e mezzo complessivi.
Una semplificazione che va incontro alla realtà mobile di migliaia di persone e che rispetta maggiormente le condizioni vissute dai migranti europei.
Un sistema meno punitivo e più accessibile
Il cambiamento arriva dopo anni di critiche rivolte al Ministero dell’Interno britannico da parte di organizzazioni come The3Million, Settled UK e studi legali specializzati in diritto dell’immigrazione.
Secondo queste organizzazioni, il sistema precedente rischiava di lasciare in un limbo legale centinaia di migliaia di persone che, pur avendo costruito la propria vita nel Regno Unito, si ritrovavano prive delle prove necessarie per dimostrare la residenza continuativa. I settori più colpiti erano la ristorazione, il turismo, l’assistenza sociale e l’edilizia, dove i lavoratori si spostano spesso o hanno contratti flessibili.
Inoltre, i ritardi e le difficoltà di accesso al sistema digitale avevano aggravato la situazione: non tutti sono in grado di produrre cinque anni di bollette, buste paga, contratti d’affitto o lettere ufficiali.
La riforma dunque è stata accolta con favore anche da molti rappresentanti politici italiani. Simone Billi, deputato eletto nella Circoscrizione Estero – Europa, ha dichiarato che “questa modifica offre finalmente una via più semplice e concreta per tutelare i nostri connazionali nel Regno Unito, spesso penalizzati da regole troppo rigide rispetto alle reali condizioni di vita”.
Come funziona la nuova conversione automatica
Dal gennaio 2025 è attivo anche un sistema di conversione automatica del Pre-Settled in Settled Status, per chi ha maturato i requisiti. Il governo britannico si è impegnato a inviare comunicazioni ufficiali ai titolari di Pre-Settled Status che hanno raggiunto i 30 mesi richiesti.
Tuttavia, non è consigliabile attendere passivamente la conversione automatica. Gli esperti raccomandano di verificare lo status autonomamente accedendo al proprio profilo personale tramite il portale gov.uk e, se si ritiene di essere idonei, fare richiesta attiva per il Settled Status, allegando i documenti che dimostrano la residenza (come bollette, buste paga, contratti di lavoro, estratti conto bancari).
Conservare le prove documentali resta essenziale. Il consiglio degli esperti è di organizzare i documenti per mese e anno, in modo da dimostrare facilmente la presenza nel Regno Unito. Inoltre, è importante aggiornare sempre i propri dati nel sistema, come numero di telefono, email e indirizzo.
Chi è escluso e cosa fare in caso di rifiuto
Nonostante la maggiore flessibilità, permangono alcuni rischi. Il Settled Status può essere negato in caso di:
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precedenti penali gravi
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prove insufficienti di residenza
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documentazione falsa o incompleta
Nel caso di rifiuto, è possibile fare ricorso con l’assistenza di un avvocato o tramite centri come Citizens Advice, oppure richiedere nuovamente il Pre-Settled Status se si è ancora nei termini.
Va inoltre ricordato che il sistema resta digitale: non esiste una carta fisica e lo status va gestito online. Questo può causare difficoltà a chi non ha dimestichezza con internet o dispositivi elettronici. È possibile farsi assistere da centri di supporto autorizzati o associazioni italiane in UK.
L’impatto per la comunità italiana nel Regno Unito
Secondo stime dell’AIRE e del Consolato Italiano a Londra, gli italiani iscritti ufficialmente nel Regno Unito superano le 700.000 persone, ma si ritiene che il numero reale sia più alto. Una parte significativa di questa comunità ha fatto domanda per l’EU Settlement Scheme, ma molti vivono ancora in una situazione incerta.
La nuova regola offre loro una occasione concreta per regolarizzare la propria posizione, ma anche una sfida: verificare i requisiti, raccogliere la documentazione, aggiornare lo status.
I Consolati italiani e le associazioni locali stanno lanciando campagne informative, seminari online e sportelli dedicati per accompagnare i cittadini passo dopo passo. È importante non procrastinare e muoversi per tempo, anche se il sistema prevede aggiornamenti automatici.
Come sempre, è fondamentale consultare le fonti ufficiali per evitare truffe o disinformazione: si raccomanda di affidarsi solo a portali governativi (gov.uk) o a enti registrati.
I prossimi passi: verso una gestione più umana della migrazione
Il cambiamento normativo riflette un clima più favorevole verso la gestione equilibrata e giuridicamente sostenibile dei diritti dei migranti europei nel Regno Unito.
Organizzazioni come Liberty, che da anni denunciano gli abusi della burocrazia post-Brexit, parlano di una “piccola ma significativa vittoria”. Anche i tribunali britannici hanno giocato un ruolo importante: nel 2023, una sentenza dell’Alta Corte ha costretto l’Home Office a ripensare i meccanismi troppo rigidi del sistema.
Se ben attuata, questa nuova normativa potrà ridare fiducia a decine di migliaia di persone, permettendo loro di vivere e lavorare nel Regno Unito senza l’incubo della precarietà giuridica.
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