Rifiuti urbani in Italia 2024: prodotti oltre 29 milioni di tonnellate di rifiuti, ma il Sud riduce il gap

Dicembre 12, 2025 - 20:00
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Rifiuti urbani in Italia 2024: prodotti oltre 29 milioni di tonnellate di rifiuti, ma il Sud riduce il gap

Il Rapporto Rifiuti Urbani Ispra – Edizione 2025 offre il quadro più aggiornato sulla produzione, la gestione e la differenziazione dei rifiuti urbani in Italia nel 2024. I dati rivelano un aumento della produzione di rifiuti e progressi in tema di circolarità, ma anche persistenti criticità territoriali nella sostenibilità della gestione

Nel 2024 l’Italia ha prodotto circa 29,9 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, con un aumento del +2,3% rispetto al 2023. Questo incremento segue la leggera crescita dell’economia italiana, dove sia il Prodotto Interno Lordo sia la spesa per consumi finali hanno segnato un +0,7%.

I 14 comuni con oltre 200.000 abitanti hanno registrato un aumento della produzione di rifiuti urbani dell’1,8%, a testimonianza del legame diretto tra dinamiche urbane, consumi e generazione di scarti.

Il Rapporto Rifiuti Urbani 2024 di Ispra

Il Rapporto Rifiuti Urbani, giunto alla ventisettesima edizione, con i dati aggiornati al 2024 sulla produzione, raccolta differenziata, gestione e flussi di import/export dei rifiuti urbani e degli imballaggi, a livello nazionale, regionale e provinciale, è stato elaborato dal Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare di Ispra, con il contributo delle Agenzie ambientali territoriali .

Il rapporto offre un quadro conoscitivo completo e oggettivo a supporto del legislatore per orientare politiche e interventi, monitorarne l’efficacia e introdurre eventuali misure correttive.

Il documento completo è disponibile online.

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Fonte: Ispra

Raccolta differenziata: un progresso complessivo con forti differenze territoriali

Uno degli elementi più positivi del rapporto è l’aumento della raccolta differenziata nazionale, che nel 2024 si attesta al 67,7%, in crescita rispetto agli anni precedenti. La distribuzione territoriale evidenzia ancora divari, ma con segnali di riduzione del gap: Nord Italia 74,2%, Centro 63,2% e Sud 60,2%.

Le regioni con le performance migliori sono Emilia-Romagna (78,9%) e Veneto (78,2%), seguite da Sardegna (76,6%), Trentino-Alto Adige (75,8%) e Lombardia (74,3%).

In particolare, l’Emilia-Romagna risulta prima in Italia per raccolta differenziata, con un progresso costante che l’ha portata oltre il 78% nel 2024, superando il Veneto che tradizionalmente deteneva il primato.

Più del 72% dei comuni italiani ha superato la soglia del 65%, livello considerato significativo per l’efficacia della raccolta differenziata.

Città metropolitane: performance a due facce

Tra le città con più di 200.000 abitanti emergono risultati diversi: Bologna guida la classifica con 72,8%, seguita da Padova (65,1%), Venezia (63,7%) e Milano (63,3%).

Firenze si attesta sul 60,7%, mentre tra le città in difficoltà figurano Genova (49,8%), Roma (48%), Bari (46%) e Napoli (44,4%), nonostante un trend in crescita.

Questa fotografia metropolitana mostra che, oltre alle tendenze nazionali, esistono contesti urbani in cui la raccolta differenziata fatica a espandersi alla stessa velocità delle migliori pratiche, evidenziando un urgente bisogno di strategie territoriali mirate.

Impianti e gestione biologica: focus sull’organico

Nel 2024 risultano operativi 625 impianti per la gestione dei rifiuti urbani, oltre la metà dei quali dedicati alla frazione organica. Il trattamento biologico dell’organico rappresenta un segmento chiave:

  • impianti integrati anaerobico/aerobico: 58,5% del totale
  • compostaggio: 34%
  • soluzioni di sola digestione anaerobica: 7,5%

In totale, circa 7,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani sono trattate biologicamente, con un aumento del 3,9% rispetto al 2023. Questo sviluppo infrastrutturale è essenziale per migliorare la qualità dei materiali recuperati, ridurre la quota destinata allo smaltimento e favorire la produzione di compost di qualità.

Riciclaggio e obiettivi europei: la sfida del 2030

Sul fronte del recupero, la percentuale di riciclaggio dei rifiuti urbani sale al 52,3%, superando gli obiettivi previsti per il 2020 e dimostrando un progresso positivo rispetto al 50,8% dell’anno precedente.

Tuttavia, per rispettare il target europeo del 55% previsto per il 2025 e l’obiettivo ancora più ambizioso del 60% entro il 2030, saranno necessari ulteriori sforzi in termini di efficienza e capacità di riciclo.

Gli imballaggi, categoria importante di rifiuti urbani, hanno tutti già raggiunto gli obiettivi di riciclo fissati per il 2025, inclusa la plastica che supera per la prima volta la soglia del 51,1% rispetto al target del 50%.

Discarica, import/export e circolarità internazionale

I rifiuti ancora destinati a discarica rappresentano il 14,8% della produzione totale, circa 4,4 milioni di tonnellate, con una riduzione del 3,7% rispetto al 2023. Questo dato indica una progressiva diminuzione del ricorso alle discariche, pur restando necessario accelerare la transizione verso modelli più circolari.

Le dinamiche di scambio internazionale mostrano che circa 4,3% dei rifiuti urbani prodotti sono esportati (circa 1,3 milioni di tonnellate), mentre 216.000 tonnellate vengono importate.

Le principali destinazioni delle esportazioni italiane sono Danimarca, Paesi Bassi e Austria, e le regioni con i maggiori quantitativi esportati sono Campania, Lazio e Lombardia.

Queste esportazioni spesso riflettono vincoli impiantistici interni o esigenze di trattamento specializzato, ma sottolineano anche la necessità di rafforzare la capacità nazionale di gestione e recupero.

Costi della gestione dei rifiuti: aumenti e disparità territoriali

Il rapporto evidenzia un aumento dei costi medi nazionali di gestione dei rifiuti urbani, saliti a 214,4 euro per abitante all’anno nel 2024, rispetto ai 197 euro nel 2023. La distribuzione territoriale dei costi mostra differenze significative:

  • Centro Italia: 256,6 euro/abitante, la più alta
  • Sud: 229,2 euro/abitante
  • Nord: 187,2 euro/abitante

Analisi complementari indicano che le aree con sistemi di tariffazione puntuale (Tarip) tendono ad avere costi più bassi, evidenziando i benefici economici delle politiche tariffarie basate sulla responsabilizzazione e sulla riduzione degli sprechi.

Ruolo del Pnrr e prospettive di policy

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) ha destinato circa 2,1 miliardi di euro alla gestione dei rifiuti e a progetti di economia circolare, supportando investimenti infrastrutturali, digitalizzazione e miglioramento dei sistemi di raccolta e trattamento.

Ispra, attraverso il monitoraggio del Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti, supporta l’analisi dell’efficacia delle misure e della loro attuazione, fornendo dati e indicatori utili per orientare decisioni politiche e interventi territoriali.

Verso un modello di economia circolare integrato

Il Rapporto Rifiuti Urbani 2025 conferma progressi in molte aree – produzione di rifiuti, raccolta differenziata, impianti e riciclo – ma evidenzia anche la necessità di accelerare verso obiettivi europei sempre più ambiziosi.

Il quadro nazionale riflette un equilibrio dinamico tra migliori pratiche, gap territoriali e sfide di sistema. L’esperienza di regioni virtuose come l’Emilia-Romagna e le performance di alcune città metropolitane indicano che è possibile conciliare sostenibilità ambientale, efficienza dei servizi e responsabilità economica.

Tuttavia, il pieno successo dipenderà dalla capacità di ridurre ulteriormente la quota di rifiuti in discarica, potenziare impianti di trattamento, diffondere sistemi tariffari innovativi e colmare le disparità regionali nella gestione integrata dei rifiuti.

Crediti immagine: Depositphotos

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