Pezzi di maggioranza con l’opposizione e viceversa, l’ultima plenaria del 2025 a geometrie variabili
Bruxelles – Conservatori (ECR) che votano con la sinistra radicale (laSinistra), popolari (PPE) che andranno un po’ con la destra un po’ con la sinistra, Movimento 5 Stelle che si trova sulle stesse posizioni della Lega (per ragioni diverse): l’ultima sessione plenaria del 2025 offre uno spaccato di un Parlamento europeo dove le maggioranze non saranno mai chiare, ma sempre variabili, a seconda del dossier. L’Aula porta a Strasburgo logiche ormai tipiche di questa legislatura europea, ruggini e attriti ormai consolidati che rischiano di segnare i lavori con un’atmosfera non proprio conciliante in linea con ciò che suggerisce il Natale.
I file ‘verdi’, quelli relativi a deforestazione e due diligence, vedranno una coalizione socialisti-verdi-laSinistra compatta contro i risultati raggiunti finora, con i liberali che potrebbero dividersi. I due dossier diventano l’occasione per attaccare il PPE: “Voteremo contro l’accordo sulla deforestazione, perché il risultato del trilogo è un grave allontanamento da obiettivi che devono restare al centro dell’agenda europea per un’economia decarbonizzata competitiva”, lamenta Brando Benifei (PD/S&D), membro della commissione Commercio internazionale. Una reprimenda condivisa da Alex Johnson, portavoce del gruppo dei Verdi: “Siamo contro l’agenda di deregolamentazione, su deforestazione e due diligence. E’ vitale che le forze progressiste si uniscano, che si resti al centro e non si guardi a destra“. Un altro colpo al PPE di Weber.
Maggioranza di governo spaccata in tre e opposizione divisa sulla difesa Ue
Sui file di sostenibilità si prefigura dunque una convergenza popolari-conservatori-sovranisti-euroscettici, quella coalizione PPE-ECR-PfE-ESN che Paolo Borchia, capodelegazione della Lega, definisce “la maggioranza naturale di questa legislatura, se si guarda a come hanno votato gli europei” nel corso delle ultime elezioni per il rinnovo del Parlamento UE. Per questo, sottolinea, il voto sulla due diligence in programma martedì 16 dicembre, dalle 12:30, “è un voto che politicamente ha significato maggiore”, proprio perché sancisce lo spostamento a destra del PPE.
La Lega, nel gioco delle maggioranze a geometrie variabili, si troverà molto probabilmente a votare contro il progetto di mobilità militare (in agenda per mercoledì 17 dicembre), che è invece sostenuto da Fratelli d’Italia. Uno scollamento con i partner di maggioranza in Italia, e un avvicinamento alle posizioni dei Cinquestelle, nonché della Sinistra radicale. Ma, riconosce ancora Borchia, “abbiamo dei dubbi sulla semplicità di far transitare gli eserciti tra Paesi, non esageriamo con certi concetti”. Diverse le idee di FdI: “Sulla circolazione militare, non posso accettare di non agire all’interno dei miei confini europei perché altrimenti il mio vicino la vede come una provocazione“, scandisce Francesco Torselli (FdI/ECR), membro della commissione Commercio internazionale.
“Ci preoccupano i voti sul riarmo e gli investimenti sulla difesa”, riconosce Pasquale Tridico (M5S/laSinistra), che annuncia: “Voteremo contro mobilità militare, e anche ai voti di rearmEu”. Perché, spiega, “per noi questo non porta sicurezza. L’autonomia strategica si costruisce sulla tecnologia e sull’economia”. Chiude completamente le porte, sancendo la convergenza italiana M5S-Lega-AVS e quella europea Verdi-laSinistra-PfE, Leoluca Orlando (AVS/Verdi): “Credo che il ruolo della politica non sia decidere come fare la guerra, credo che il ruolo della politica sia come evitare la guerra. Nessuno si pone il problema di come evitarla”.
L’ultima sessione plenaria del 2025, nella giornata di martedì 16 dicembre, preannuncia un’altra convergenza fuori dagli schemi tra conservatori e sinistra radicale, sulle clausole di salvaguardia per l’accordo commerciale UE-Mercosur. Entrambi i gruppi accolgono le modifiche introdotte all’intesa, lamentano l’assenza di reciprocità, e vogliono provare a correggere il tiro.
Al netto di veti e voti incrociati, la plenaria di dicembre, sostiene Orlando, serve per fare il punto della situazione. Lui le sue valutazioni le ha già fatte: “Politicamente emerge una tendenza del PPE di fare una scelta con la destra, anche quella estrema, soprattutto in sede di emendamenti. Un altro aspetto che emerge è un progressivo abbandono dei principi del green deal, che ci trova in disaccordo”. L’ultima riunione d’Aula dell’anno offre dunque un assaggio del 2026 in arrivo.
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