La cura degli anziani è un gioco di squadra: ecco gli “Rsa Lovers”
«Per noi la cura nelle residenze sanitarie per anziani deve essere un gioco di squadra, in cui professionisti, famiglie e volontari dialogano per una migliore qualità di vita dei più fragili ma anche per una narrazione diversa di questi luoghi». A parlare così sono gli Rsa Lovers: non un’associazione, per scelta, ma un gruppo spontaneo nato da poco che, attraverso attività che invitano alla relazione tra le parti – dai caregiver agli operatori – punta a rappresentare una voce collettiva, capace di generare un miglioramento della cura in struttura, ma anche ad incidere sul dibattito pubblico in tema di politiche socio-sanitarie rivolte agli anziani non autosufficienti.
Il movimento nasce dall’esperienza personale di Barbara Picchio, figlia di due persone residenti in Rsa. A lei si sono uniti altri familiari, ma anche operatori socio-sanitari e assistenziali, infermieri, medici e semplici cittadini, tra le province di Milano, Pavia e Bergamo. «Siamo persone che hanno deciso di confrontarsi sul mondo della cura e unire le forze per realizzare attività per sensibilizzare comunità e territori sulle Rsa, spesso narrate in modo distorto. Non ci interessa la paternità delle iniziative che proponiamo. Desideriamo mostrare la bellezza delle residenze capaci di aprirsi e invitare altre strutture a farlo» sottolinea Picchio.

Bergamasca di origine e milanese di adozione, Picchio per anni ha percorso più volte a settimana, andata e ritorno, i 120 km che separano il capoluogo lombardo da Brembate di Sopra – suo paese d’origine – per seguire la mamma malata di Alzheimer precoce, prima accudita a casa dal marito e poi, con l’avanzare della malattia, ricoverata in Rsa. Un passaggio sempre doloroso, lacerante, su cui gli Rsa Lovers hanno scelto, ad esempio, di mettere a disposizione la loro esperienza personale, affinché altri siano accompagnati e aiutati in questa scelta che in alcune situazioni diventa inevitabile. Picchio ha vissuto anche la drammatica distanza dai genitori durante la pandemia da Covid 19, tra paura, impotenza, solitudine e sensi di colpa. «In quei mesi interminabili, molti familiari hanno sentito il bisogno di condividere emozioni e sostenersi reciprocamente. Qui è nato il desiderio di impegnarsi, per migliorare il dialogo con le strutture. In quel periodo per i miei genitori ho fatto il meglio che potevo con gli strumenti che avevo e ho capito l’importanza delle relazioni tra tutti i soggetti coinvolti nel mondo della cura» spiega Picchio.
Nei mesi interminabili del Covid, molti familiari hanno sentito il bisogno di sostenersi reciprocamente. Qui è nato il desiderio di impegnarsi, per migliorare il dialogo con le strutture. Ho capito l’importanza delle relazioni tra tutti i soggetti coinvolti nel mondo della cura Barbara Picchio, RSA Lovers
In principio, nel 2021, il suo impegno si è tradotto nel mettersi a disposizione per guidare il Comitato Parenti della struttura in cui si trovava la mamma, Fondazione Casa Serena di Brembate di Sopra, dove ha mosso i primi passi per aprire quel dialogo tra le parti: «È fondamentale sostenersi a vicenda e migliorare la comunicazione. Da questa consapevolezza è nato il mio percorso. Una vera e propria cultura del “comitato parenti” sarebbe utile in tutte le realtà. Non dimentichiamoci, inoltre, che le Rsa dovrebbero imparare a collaborare anche tra loro».
«Anche papà, dopo il pesante isolamento per la pandemia, scelse di entrare nella stessa Rsa di mamma, per starle vicino, terrorizzato dall’idea di non rivederla più» racconta Picchio. I coniugi hanno trascorso un nuovo tempo insieme, in camere diverse ma sullo stesso piano e con la possibilità di condividere pasti e attimi pomeridiani. Nel 2022, in soli 60 giorni, e non per Covid, Picchio ha perso padre e madre. Alla loro scomparsa, la figlia ha sentito ancora più forte la necessità di impegnarsi con una rete informale: gli Rsa Lovers sono nati da questo desiderio personale e dalle relazioni nate nel frattempo con altri parenti di persone accolte a Casa Serena.

Il loro primo atto è stata la realizzazione di un’installazione di arte sociale itinerante. Valentina Capelli è parte del gruppo sin dalla prima ora: arte terapeuta, è lei l’ideatrice dell’opera, nata grazie al coinvolgimento di persone di tre diverse Rsa. L’esposizione, dedicata al punto di vista dei caregiver e allestita grazie al sostegno di aziende e realtà commerciali sensibili al progetto, ha debuttato a Fondazione Casa Serena. L’installazione è stata poi presentata nel 2024 al Meeting delle professioni di cura a Piacenza ed è arrivata in una decina di Rsa del Nord Italia.
Poi è nata una seconda installazione, “Antica merceria”: un lavoro comunitario che invita a tessere relazioni. «Ogni nostro progetto nasce dall’ascolto diretto degli anziani, perché crediamo che il dialogo con loro sia il punto di partenza per costruire relazioni autentiche tra caregiver e operatori. Continuo a incontrare ogni settimana la compagna di stanza di mia madre, così come gli altri anziani di quel piano, e da questi confronti nascono idee e riflessioni preziose. Alcune Rsa sono sensibili a queste tematiche, altre molto meno: per questo serve una rete di persone, capace di generare legami e favorire una cultura della relazione» evidenzia Picchio. «Desideriamo che ogni persona porti il proprio vissuto, la sua esperienza, i suoi punti di forza e le vulnerabilità. Se alcuni ci guardano con diffidenza, altri abbracciano le nostre proposte» sottolineano gli Rsa Lovers.

Mese dopo mese, il gruppo è entrato in diverse strutture. Il 1° dicembre 2025, a Monza, è stata inaugurata la mostra fotografica “Il cielo in una stanza”. È il frutto di un percorso realizzato nella Rsa San Pietro gestita dalla cooperativa La Meridiana. Gli autori degli scatti, in esposizione sino al prossimo 6 gennaio all’Oasi di San Gerardo, sono residenti, famigliari e operatori della struttura, guidati da Ri-scatti Odv, associazione di Milano che sviluppa progetti di fotografia sociale. Due fotografi oggi sono entrati stabilmente a far parte degli Rsa Lovers. «Per tre mesi, ogni giovedì pomeriggio, siamo stati presenti in struttura, abbiamo messo le macchine fotografiche a disposizione di residenti e operatori, per permettere loro di raccontare il luogo in cui vivono senza il filtro dello sguardo esterno» racconta Picchio. Ciascuno ha colto aspetti diversi, ogni foto riflette personalità, ruolo e sensibilità diverse. Gli 8mila scatti raccolti sono stati visionati e selezionati insieme. Nel 2026 seguirà una seconda mostra con foto scattate a “Il Paese Ritrovato”, struttura di Meridiana dedicata alle persone con demenza.

A ottobre 2025 le relazioni di cura sono state alimentate anche da una sfilata nella residenza Casa Famiglia Affori a Milano, dopo un’esperienza simile del 2024 in una Rsa nella Bergamasca. Residenti, familiari e operatori sono stati invitati a recuperare i loro abiti da sposa. Sono arrivati anche vestiti dei figli dei residenti; le operatrici sono state modelle, un medico ha presentato l’evento, il direttore della Rsa è salito in passerella, le receptionist hanno curato la musica. «È stato un momento straordinario» sottolinea Picchio, «la nostra idea è anche quella di dare voce alle “prime linee” e, attraverso loro, stimolare chi sta ai vertici a cambiare la narrazione sociale delle Rsa. Solo includendo tutti si può costruire un racconto autentico e positivo della vita in queste strutture».

Con questo obiettivo, la più recente iniziativa degli Rsa Lovers, lo scorso novembre, si è rivolta ai professionisti della cura sul tema “Idee verdi per coltivare la cura in Rsa”, con un convegno e diversi workshop. Sono arrivati a Bergamo in 100, da tutta Italia. Con l’Associazione italiana professionisti del verde, i residenti di Fondazione Casa Serena e i bambini di una scuola primaria, sono stati coinvolti in piantumazioni. «Per gli operatori abbiamo organizzato un pranzo a tavola, perché spesso al lavoro per loro non c’è neppure il tempo di mangiare. Un gesto simbolico, per ribadire che la Rsa non è solo un luogo di cura, ma anche di relazioni vere e dignità condivisa» conclude Picchio.
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