Il piano di Crosetto per ingrandire e rafforzare l’esercito

Il Consiglio dei Ministri ha approvato in esame preliminare due decreti legislativi per riformare l’esercito. Sono decreti di attuazione della legge 28 novembre 2023, n. 201, che modificano il Codice dell’ordinamento militare sul sistema di reclutamento e sulle progressioni di carriera. La decisione, proposta dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal ministro della Difesa Guido Crosetto, segna una tappa importante nel percorso di rafforzamento e riorganizzazione delle forze armate italiane.
Per quanto riguarda la revisione dello strumento militare, il governo ha fissato come obiettivo «il raggiungimento progressivo, entro il 2033, delle dotazioni organiche complessive del personale militare (Esercito, Marina, Aeronautica), fissate a 160.000 unità, garantendo un rapporto funzionale fra categorie e ruoli improntato a efficienza e organicità». Le modifiche interesseranno il Codice dell’ordinamento militare, con interventi sul sistema di reclutamento e sulle progressioni di carriera.
Tra le principali novità, il percorso formativo degli Ufficiali in Accademia sarà rimodulato, prevedendo anche il riconoscimento del trattamento economico iniziale agli aspiranti. Per i Marescialli è stata introdotta una ferma obbligatoria di cinque anni per gli Allievi reclutati tramite concorso pubblico, mentre i Volontari in ferma prefissata avranno maggiori possibilità di accesso ai concorsi straordinari per il ruolo di Sergente.
Per il personale già in servizio, le misure transitorie innalzano fino al 2033 il limite d’età a quarant’anni per partecipare ai concorsi da Ufficiale. Sono inoltre previsti concorsi straordinari per il transito nei ruoli Marescialli per i militari in possesso di specifiche lauree e concorsi per Sergenti, aperti fino al 2030 anche a personale civile.
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha sottolineato come la riforma non implichi il ritorno alla leva obbligatoria, ribadendo che il reclutamento rimarrà volontario. «Tutte le nazioni europee stanno pensando di aumentare il numero delle forze armate», ha detto Crosetto. «Dovremmo porci il tema di una riflessione che in qualche modo archivi le scelte fatte di riduzione dello strumento militare e in qualche modo porti a un suo aumento. Ci sono motivi di sicurezza che rendono importante farlo».
L’altro decreto approvato riguarda la sanità militare, con l’istituzione del Corpo unico della Sanità militare, che consentirà di armonizzare e specializzare le attività tra Esercito, Marina, Aeronautica e Arma dei Carabinieri. La riorganizzazione prevede anche modalità di transito del personale sanitario tra le diverse Forze armate. Il comunicato precisa che «l’efficacia delle disposizioni relative alla costituzione del Corpo unico e al relativo transito del personale è stabilita a decorrere dal 1° gennaio 2027, al fine di consentire la necessaria riorganizzazione della struttura della Sanità militare».
Diversi osservatori sottolineano che la riforma potrebbe rendere più attrattiva la carriera militare, garantendo un equilibrio tra efficienza operativa e progressioni di carriera chiare e trasparenti. La revisione complessiva del reclutamento e delle progressioni, unita all’armonizzazione della sanità militare, rappresenta un intervento strutturale volto a rafforzare il ruolo delle forze armate in un contesto europeo e internazionale sempre più complesso.
La discussione parlamentare sarà fondamentale per la piena attuazione dei decreti, come sottolinea Crosetto: «Le regole in questo settore, nel settore della difesa, devono essere il più condivise possibile e nascere proprio nel luogo di rappresentazione del popolo». La riforma, dunque, oltre a incidere sul funzionamento interno delle Forze armate, apre la strada a un confronto politico e istituzionale sul futuro della difesa nazionale.
Nelle ultime settimane si è parlato molto della leva volontaria perché, come ha detto lo stesso ministro Crosetto, è un progetto a cui lavorano diversi Paesi europei, Francia in testa.
In Italia era stato introdotto il servizio militare obbligatorio nel 1861, con l’unificazione del Regno, come da abitudine in quasi tutta Europa all’epoca. La leva è proseguita fino alla sospensione del 1 gennaio 2005. Lo scorso anno, il deputato della Lega Eugenio Zoffili ha presentato una nuova proposta di legge che prevede sei mesi obbligatori per i cittadini tra i diciotto e i ventisei anni, con opzioni di formazione militare o impiego civile, da svolgere sul territorio nazionale, preferibilmente nella regione o provincia di residenza.
L’ipotesi di una leva obbligatoria al momento è difficilmente percorribile, molto impopolare e non sembra più un vero argomento di discussione. Crosetto lo ha fatto capire parlando una trasformazione sociale di cui tener conto: «Le forze armate non possono essere pensate come un luogo per educare i giovani, cosa che deve essere fatta dalla famiglia e dalla scuola».
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