Bulgaria: le proteste contro la nuova legge di bilancio fanno dimettere il primo ministro
Bruxelles – Le proteste servono a qualcosa, ce lo conferma la Bulgaria. Se in Serbia e Georgia le persone scendono in piazza per chiedere le dimissioni dei governanti ma questi si arroccano sulla loro poltrona, in Bulgaria, dove la democrazia ha ancora il suo spazio, è andata diversamente.
Questa mattina, 11 dicembre, il primo ministro Rosen Zhelyazkov, esponente del partito conservatore Gerb (PPE), si è dimesso dopo le imponenti marce di questi giorni. La più grande si è tenuta ieri sera, quando in migliaia hanno invaso il centro della capitale Sofia. La mobilitazione è stata stimolata da due formazioni di opposizione, l’alleanza centrista di “Bulgaria Democratica” e il partito “Continuiamo il Cambiamento”, di orientamento liberale e filoeuropeo. La protesta è stata però trasversale, capace di unire il dissenso bulgaro al di là dell’orientamento politico.

La manovra che ha fatto saltare il governo
Le dimissioni non sono arrivate all’improvviso: i cittadini bulgari da diverse settimane scendono in piazza per accusare il governo di corruzione volta a favorire gli interessi dell’élite politica. La contestazione principale riguarda l’intenzione di approvare una legge di bilancio che aumenti le tasse sul settore privato. Secondo i manifestanti l’unico scopo di questa operazione è finanziare l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici, base elettorale dei partiti di governo.
La manovra di bilancio era per la Bulgaria già storica di per sé. L’esecutivo di Zhelyazkov stava per adottare per la prima volta una legge in euro. Sofia dal primo gennaio 2026 adotterà infatti la moneta unica. La scelta non ha mai entusiasmato la popolazione, molti bulgari pensano che l’introduzione dell’euro possa aumentare il livello dei prezzi, impoverendo ancor di più le tasche dei cittadini. L’introduzione se gestita in maniera errata potrebbe infatti generare molti scompensi per un economia, quella bulgara, che rappresenta quella con il più basso livello di Pil pro capite dell’Unione.
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The EU’s GDP per inhabitant was 38 100 in PPS in 2023.
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Dublin (139 500 PPS)Lowest in:
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— EU_Eurostat (@EU_Eurostat) November 1, 2025
Sette elezioni in tre anni e si va verso l’ottava
Collegata ai problemi economici, in Bulgaria persiste una certa instabilità politica. In tre anni ci sono state sette elezioni, le ultime a ottobre del 2024, dopo le quali la formazione del governo aveva richiesto trattative lunghe e complicate. Il primo ministro oggi dimissionario era riuscito a farsi nominare grazie al sostegno di altri tre partiti: il suo Gerb, i socialisti di Bsp e la formazione populista “C’è un popolo come questo” (Itn).
La maggioranza, per raggiungere i 121 seggi necessari, aveva fatto affidamento sul sostegno esterno del partito “Movimento per diritti e libertà – Nuovo inizio” (Dps-Nn), espressione della minoranza turca in Parlamento. Proprio la stampella di Dps-Nn, capitanato da Delyan Peevski, proprietario di un vasto impero mediatico, aveva generato insofferenze nella popolazione bulgara. Peevski è una figura controversa è stato sanzionato da Stati Uniti e Regno Unito per corruzione, tangenti e appropriazione indebita. Radio Free Europe lo ha definito “l’incarnazione della collusione tra media, politici e oligarchi”.

La spinta dei manifestanti
In un contesto politico del genere, le manifestazioni hanno fatto saltare un equilibrio molto sottile. I manifestanti sono scesi in piazza con cartelli del tipo “Il governo della mafia è finito!”, chiarendo come la popolazione civile sia lontana dalle dinamiche “poco chiare” del potere bulgaro. Gli scenari che si aprono ora sono quelli delle elezioni anticipate, come richiesto dal presidente Rumen Radev.
Guardando ai precedenti, però, si può già pronosticare che non sarà facile formare una maggioranza stabile neanche dopo una nuova tornata elettorale. Ad oggi si possono considerare in crescita le formazioni che sono riuscite a intestarsi le proteste, come “Bulgaria Democratica” (composta da tre partiti di centro e centrodestra) e “Continuiamo il Cambiamento” di stampo centrista ed europeista.
Legato invece alla stretta attualità, la rappresentanza permanente della Bulgaria presso l’Unione europea ha confermato che “secondo la costituzione bulgara, fino a quando non ci sarà una nuova nomina il primo ministro Rosen Zhelyazkov rimarrà in attività per gli affari correnti e quindi parteciperà al Consiglio europeo”, evento in programma il 18 dicembre.
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