Ue-Cina: clima e commerci al centro del vertice di Pechino, pochi progressi sui dossier strategici

Lug 25, 2025 - 12:00
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Ue-Cina: clima e commerci al centro del vertice di Pechino, pochi progressi sui dossier strategici

Il 25mo vertice tra i leader di Cina e Unione europea si è concluso oggi a Pechino con un impegno rafforzato a favore della governance climatica, ma con pochi progressi sui principali punti di frizione nelle relazioni bilaterali, tra cui barriere al commercio e posizionamento di Pechino rispetto alla guerra in Ucraina. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa hanno riferito di discussioni “franche” con il presidente Xi Jinping e il primo ministro Li Qiang su diversi dossier, tra cui lo squilibrio nell’interscambio Cina-Ue, i controlli cinesi sulle esportazioni di terre rare in risposta ai dazi Usa e la fornitura di beni a duplice uso da parte di Pechino alla Russia. Nel corso della conferenza stampa tenuta nella capitale cinese al termine del vertice, convocato in occasione del cinquantenario delle relazioni diplomatiche, Costa ha affermato che “rapporti commerciali equi e reciprocamente vantaggiosi sono possibili e dovrebbero essere il nostro obiettivo comune. (…) È il momento di mettere in pratica la discussione odierna e di compiere ulteriori progressi”.

Nonostante la volontà di impegnarsi in un dialogo “onesto e rispettoso” con Pechino, l’Unione europea continuerà a difendere i suoi interessi e a rafforzare la sua competitività, ha sottolineato von der Leyen, invocando “soluzioni concrete” soprattutto per correggere il grave squilibrio commerciale con la Cina, che lo scorso anno ha raggiunto la storica cifra di 305,8 miliardi di euro. La presidente della Commissione Ue ha dunque messo in guardia dai rischi derivanti dalla sovraccapacità cinese nel campo dei veicoli elettrici, dei pannelli solari e nell’industria dell’acciaio per la concorrenza europea. “Abbiamo bisogno di vedere passi avanti su questo tema, perché senza progressi sarebbe molto difficile per l’Unione europea mantenere l’attuale livello di apertura” del suo mercato, ha detto, esprimendo tuttavia apprezzamento per il rinnovato sostegno della leadership cinese alla promozione dei consumi anziché alla produzione. La capacità di “trovare soluzioni pratiche” da parte di Cina e Unione europea è però evidente – secondo von der Leyen – dal raggiungimento di un accordo, durante il vertice, per la creazione di un meccanismo finalizzato a facilitare le spedizioni di terre rare e magneti dalla Cina, che lo scorso aprile ha limitato le esportazioni in risposta ai dazi statunitensi.

Le restrizioni hanno colpito anche alcune aziende europee, costrette ad interrompere le linee di produzione. “Abbiamo bisogno di una fornitura affidabile e sicura di materie prime essenziali dalla Cina”, ha sottolineato von der Leyen, precisando che – tramite il meccanismo – “le aziende possono chiederci immediatamente di mediare e di scoprire perché ci siano stati ritardi nella consegna di materie prime critiche”. Una delle “priorità comuni” a Pechino e Bruxelles – ha invece evidenziato Costa – è la risposta al cambiamento climatico, cui è stata dedicata una dichiarazione congiunta che riafferma l’esigenza di promuovere e garantire un equo accesso alle tecnologie rinnovabili. Ad eccezione della volontà di presentare i rispettivi Contributi determinati a livello nazionale per il 2035 prima della conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop30), in programma in Brasile il prossimo novembre, Pechino e Bruxelles non hanno assunto nuovi impegni tangibili.

Oltre alla necessità di affrontare le divergenze per rinsaldare le relazioni a livello bilaterale e multilaterale, Costa e von der Leyen hanno discusso anche degli ultimi sviluppi in Ucraina. “La Cina gode di un’influenza sulla Russia, così come l’Unione europea gode d’influenza sull’Ucraina. È nelle nostre aspettative che Pechino usi la sua influenza su Mosca per fare in modo che la Russia si avvicini seriamente al tavolo dei negoziati”, ha detto von der Leyen. L’Unione europea e la Cina sono concordi “sulla necessità di raggiungere una pace giusta e duratura il prima possibile”, ha rimarcato Costa, il quale ha osservato come la guerra in Europa orientale abbia “implicazioni globali” e mini “l’ordine internazionale basato sulle regole”. I riferimenti all’Ucraina sono assenti dai comunicati diramati dal ministero degli Esteri cinese al termine dei colloqui, che pongono piuttosto l’accento sulla necessità di cooperare in risposta alle incertezze globali.

Nell’incontro con i vertici comunitari, Xi Jinping ha descritto la Cina e l’Unione europea come “due grandi attori” a livello globale, che dovrebbero rafforzare fiducia e cooperazione per infondere maggiore stabilità e certezza al mondo attraverso “una relazione bilaterale stabile e sana”. “La Cina e l’Ue devono dimostrare ancora una volta lungimiranza e responsabilità, compiendo scelte strategiche che soddisfino le aspettative dei loro popoli e superino la prova della storia”, ha sottolineato Xi, che ha indicato nel rispetto reciproco, nella cooperazione e nella ricerca di un terreno comune importanti insegnamenti da trarre dal passato delle relazioni bilaterali. Durante il vertice Cina-Ue, il premier Li Qiang ha inoltre sottolineato l’assenza di “fondamentali conflitti d’interesse” tra Pechino e Bruxelles, che dovrebbero considerarsi partner di reciproco sviluppo anziché rivali.

Il 25mo vertice tra Cina e Unione europea è stato preceduto da un crescendo di tensioni, causate da forti attriti commerciali e dal malcontento di Bruxelles per il sostegno di Pechino all’invasione russa dell’Ucraina. Secondo gli analisti, la frustrazione della Cina – causata in parte dalle insistenze europee circa un intervento per fermare la guerra in Europa orientale – sarebbe chiaramente emersa dalla decisione di cancellare la seconda giornata del vertice, originariamente prevista domani nella città di Hefei, nella provincia orientale di Anhui. Le aspettative circa risultati tangibili nel corso del summit, d’altra parte, erano ai minimi termini tra le cancellerie e i think tank europei. Secondo Noah Barkin, consulente senior con delega alla Cina della società di ricerca indipendente Rhodium Group, “i problemi economici e di sicurezza nelle relazioni sono diventati così radicati da essere inconciliabili”, con il risultato che “questo sarà l’ultimo di una lunga serie di vertici Ue-Cina che non hanno prodotto praticamente nulla”.

Le relazioni commerciali hanno registrato un progressivo deterioramento a partire dal 31 ottobre scorso, quando la Commissione europea ha introdotto dazi fino al 35,3 per cento sulle importazioni di veicoli elettrici prodotti in Cina, accusando Pechino di elargire consistenti sussidi alle proprie case automobilistiche e di minacciare la concorrenza europea con modelli a basso costo. La misura, in vigore per cinque anni e che si somma al dazio standard del 10 per cento applicato da Bruxelles sulle auto extraeuropee, ha colpito Byd con un’aliquota del 17,4 per cento, Geely con il 18,8 per cento e Saic con il 35,3 per cento. A gennaio, i tre costruttori cinesi hanno impugnato il provvedimento presso il Tribunale dell’Unione europea, la sezione di primo grado della Corte di giustizia.

Dopo aver bollato i dazi come un “irragionevole atto di protezionismo” che ostacola la transizione globale verso la mobilità elettrica, il ministero del Commercio cinese ha presentato due ricorsi (9 agosto e 4 novembre 2024) al meccanismo per la risoluzione delle controversie dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc), che ha accettato di costituire un panel per esaminare il caso il 25 aprile scorso. L’incertezza nell’economia globale innescata dai “dazi reciproci” annunciati il 2 aprile dal presidente Usa Donald Trump ha accelerato i colloqui tecnici tra il ministro del Commercio cinese Wang Wentao e il commissario europeo per il Commercio Maros Sefcovic, che il 10 aprile hanno concordato di rilanciare le trattative su impegni minimi di prezzo per i veicoli elettrici cinesi.

Nonostante la Cina abbia cercato il dialogo con Bruxelles nel quadro delle politiche commerciali ostili dell’amministrazione Trump, ha comunque portato avanti una serie di contromisure in risposta ai dazi Ue sulla sua industria dei veicoli elettrici. Nei mesi successivi all’indagine antidumping aperta sui prodotti caseari europei ad agosto 2024, il ministero del Commercio ha annunciato inchieste anche sulle importazioni di alcune resine termoplastiche e di carne suina. Le restrizioni al commercio con l’Ue sono state inoltre rafforzate all’inizio del mese, quando il ministero del Commercio ha imposto dazi antidumping tra il 27,7 e il 34,9 per cento sul brandy europeo per un periodo di cinque anni, esentando i produttori che abbiano concordato un prezzo minimo per le loro esportazioni. Il 6 luglio, il ministero delle Finanze ha inoltre annunciato restrizioni agli acquisti governativi di dispositivi medici provenienti dall’Unione europea per un valore superiore a 45 milioni di yuan (circa 5,3 milioni di euro), dopo che Bruxelles ha escluso aziende cinesi da gare pubbliche per dispositivi medici per un mercato stimato in 60 miliardi di euro annui. Oltre ai prodotti finiti, sono state annunciate restrizioni sulle importazioni di dispositivi medici da Paesi terzi che contengano oltre il 50 per cento di componenti di origine europea.

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