Alla fine il Grinch è riuscito a rubare il Natale americano (e un po’ quello italiano)

Alla fine il Grinch è riuscito a rubare il Natale, a modo suo. Il personaggio verde, rugoso e panciuto, creato dal Dr. Seuss nel 1957, quello che viveva in una caverna per non sentire i canti natalizi giù in città, è stato per anni il simbolo dell’antifestività: il cinico antidoto al dolce veleno delle smancerie decembrine. Un angelo custode da invocare a denti stretti durante le tombole coi parenti o il riferimento pop degli zii eccentrici, da sempre più aggiornati sulle cose americane. Il Grinch è stato per anni un rifugio sicuro per i bastian contrari che sceglievano di stare dalla parte del torto perché tutti gli altri posti a tavola erano già occupati.
Poi qualcosa è cambiato. Siamo diventati più soli, più stanchi delle nostre famiglie, meno disposti a recitare l’entusiasmo obbligatorio proprio in quella parte dell’anno. Il cattivismo è tornato di moda come postura difensiva e il peloso umanoide nato per sabotare il Natale consumista ne è diventato il suo interprete più efficace. Non è successo all’improvviso. Ci sono voluti decenni, migliaia di repliche del cartone animato del 1966 nei televisori americani e un film con Jim Carrey nel 2000 per renderlo riconoscibile agli italiani, soprattutto millennial, da sempre più sensibili al lamento e al vittimismo.
Ancora una volta il capitalismo ha fatto ciò che sa fare meglio: assimilare la critica, neutralizzarla, rendenderla familiare e, perché no, rubare l’estetica. Un po’ di verde, dopo tanto rosso. Il regalo per noi consumatori è un nuovo personaggio natalizio addomesticato e integrato nelle pubblicità, nei meme, negli eventi per bambini. Dai cartelloni pubblicitari della Stazione di Milano alle feste di paese.
McDonald’s ha aperto la strada in Italia, basando la campagna natalizia sul claim: «Merry Grinchmas», con calze spaiate per gli adulti e pupazzetti nei menu per bambini. La catena di supermercati Walmart ha scelto invece un’altra strada e ha lanciato il suo spot “grinchiano” già a novembre, nel pieno del Black Friday, che per molti è diventato il momento perfetto per fare i regali di Natale. Un po’ come gli automobilisti che si trovano le autostrade congestionate alle sei di mattina perché anche gli altri hanno pensato alle vacanze intelligenti. Nello spot, il Grinch è interpretato da Walton Goggins: non ruba i doni, ma li mette addirittura sotto gli alberi, diligentemente. Si nasce misantropi si muore Babbo Natale.
A Crocs va il premio “famolo strano” : il Grinch con indosso le scarpe verdi che imita la scena de “Il Diavolo veste Prada” in cui Miranda Priestley (Meryl Streep) arriva in ufficio gettando il cappotto all’assistente Andrea (Anne Hataway), e quella del maglione ceruleo, più o meno. Non sappiamo come avrebbe reagito il Dr. Seuss a tutto questo, ma i suoi eredi saranno comunque felici guardando il conto in banca.
Dal punto di vista del marketing, il Grinch è diventato così una soluzione ideale a un problema strutturale. Le aziende hanno bisogno di rinnovare il linguaggio natalizio senza rompere il patto emotivo con il pubblico. Babbo Natale ha da sempre un rapporto privilegiato con la Coca Cola, agli altri non resta che inseguire. E non si può vivere solo di post emozionali, come l’ultimo di Poste italiane. Il Grinch consente di sembrare irriverenti senza essere pericolosi. È un antisociale ma non sovversivo; segnala una distanza ironica dal Natale iper-commerciale senza rinunciare a partecipare.
Guardando in giro per l’Italia sono sempre di più gli eventi in cui il Grinch non è più una presenza curiosa o marginale, ma un personaggio stabilmente integrato, soprattutto per i più piccoli. A Predappio Alta, da sempre abituata ad altri misantropi dalla mascella più prominente, il borgo natalizio ospita sia Babbo Natale sia il Grinch, che anima la piazza con giochi e spettacoli per bambini. Lo stesso accade a Ferrara, Palermo, Reggio Calabria. Addirittura a Gallipoli, nel Parco d’Inverno, il percorso include la “tana del Grinch” accanto al presepe artigianale, alla Casa di Babbo Natale e agli elfi. A Napoli invece una hamburgeria locale si è ispirata ai suoi competitor americani e ha regalato panini caldi ai clochard di via Toledo usando il Grinch come messaggero.
Non sono solo i genitori millennial a spingere i figli verso un personaggio visto in loop televisivo per venticinque anni. I bambini lo conoscono direttamente attraverso il film animato del 2018 prodotto da Illumination (quella dei minions di Cattivissimo me) che, secondo i dati di Box Office Mojo e IMDb, è diventato il film ambientato nel periodo natalizio con il più alto incasso globale di sempre, superando “Mamma, ho perso l’aereo”.
Certo, ormai della morale della fiaba di Dr. Seuss resta poco o nulla. L’idea che il Natale fosse una questione di spirito, e non solo di pacchetti sotto l’albero, è ricordata solo dai veri appassionati. Al suo posto c’è un Grinch così innocuo e depotenziato da potersi sedere senza vergognarsi nel pantheon natalizio contemporaneo, assieme a Babbo Natale, Scrooge, le renne, gli efi, i re Magi e tutti gli altri personaggi del Presepe. A ciascuno il suo idolo.
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