Il sovrasfruttamento della pesca nel Mediterraneo è ai minimi dell’ultimo decennio

Il nuovo rapporto “Stato della pesca nel Mediterraneo e nel Mar Nero (SoMFi) 2025” della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM/FAO), elaborato con il contributo di oltre 700 esperti regionali, fotografa una transizione in corso. E di successo.
La quota di stock ittici sovrasfruttati è scesa ai livelli più bassi degli ultimi dieci anni, mentre l’acquacoltura accelera e diventa una fonte crescente di alimenti acquatici nella regione. In un decennio, la pressione di pesca si è dimezzata e la biomassa delle specie commerciali valutate è aumentata del 25%, grazie a misure più rigorose e basate su dati scientifici. Restano criticità, ma la china è chiara: tra il 2013 e il 2023 la mortalità da pesca cala sensibilmente, con progressi tangibili per diverse specie oggetto di piani di gestione.
Ad esempio, nel Mar Adriatico la sogliola comune registra dal 2019 una riduzione della mortalità da pesca del 42% e un incremento della biomassa del 64%; nel Mar Nero il rombo mostra una diminuzione dell’86% della mortalità e un aumento del 310% della biomassa rispetto al 2013. Persistono invece pressioni su sardina e nasello europeo, con recuperi ancora modesti e forti differenze sub-regionali.
Sul versante economico e occupazionale, pesca e acquacoltura – incluse le rispettive catene del valore – hanno prodotto 2,06 milioni di tonnellate, generando un fatturato da 21,5 miliardi di dollari e sostenendo 1,17 milioni di posti di lavoro. Soprattutto, l’acquacoltura marina e salmastra copre ormai oltre il 45% della produzione di alimenti acquatici (940.000 tonnellate nel 2023) ed è il comparto in più rapida crescita: concentrata su poche specie (11 valgono il 99% del totale, con orata e spigola in testa) e su un numero limitato di Paesi produttori, sta diventando un pilastro per sicurezza alimentare e mezzi di sussistenza costieri.
«Gli stock non si trovano ancora nelle condizioni ottimali che auspichiamo, ma stanno iniziando a riprendersi – spiega Manuel Barange (FAO) – Al tempo stesso, l’acquacoltura, se sviluppata in modo responsabile, sta dimostrando di poter contribuire a soddisfare la futura domanda».
Una “Trasformazione blu” in cui per Milena Mihaylova (Commissione europea) saranno necessarie «una collaborazione ancora più stretta e un’azione costante per garantire sostenibilità nel lungo periodo». Nell’acquacoltura in particolare, nuovo orizzonte del comparto, è fondamentale adottare un approccio coordinato, per garantire che il settore rimanga sostenibile, produttivo, competitivo e redditizio, tutelando servizi ecosistemici e benessere animale.
Anche perché guardando al futuro, la domanda regionale di alimenti acquatici è destinata a crescere: servirebbe un aumento della produzione del 14-29% entro il 2050 per mantenere gli attuali livelli pro capite. «Gli alimenti acquatici, i pescatori e gli allevatori hanno sempre svolto un ruolo fondamentale nelle comunità costiere della regione. Dobbiamo assicurarci – conclude il segretario esecutivo della CGPM, Miguel Bernal – che continuino a farlo anche in futuro, grazie alla cooperazione e a una gestione efficace».
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