Riforma della Corte dei Conti: perché cambia il rapporto tra politica e responsabilità pubblica

Dicembre 28, 2025 - 18:16
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Riforma della Corte dei Conti: perché cambia il rapporto tra politica e responsabilità pubblica

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La riforma della Corte dei Conti, approvata in via definitiva dal Senato il 27 dicembre 2025, rappresenta uno dei cambiamenti più incisivi degli ultimi anni nel sistema di controllo sull’uso delle risorse pubbliche. Il provvedimento interviene sul cuore della responsabilità amministrativa, modificando il regime del danno erariale e ridefinendo il ruolo della magistratura contabile nei confronti della politica e degli apparati amministrativi.

Fin dalla sua approvazione, la riforma ha diviso profondamente istituzioni, partiti e opinione pubblica, alimentando un dibattito che va ben oltre gli aspetti tecnici e tocca l’equilibrio dei poteri dello Stato.

Cosa cambia con la riforma della Corte dei Conti

Il punto più controverso della riforma riguarda la limitazione del risarcimento per danno erariale. In caso di errore grave accertato, amministratori e dirigenti pubblici non potranno essere chiamati a rispondere per l’intero ammontare del danno causato, ma solo entro un tetto massimo fissato al 30% del danno o, in alternativa, a due annualità di stipendio lordo. La parte restante del danno, di fatto, rimarrà a carico della collettività.

Accanto a questo limite, la riforma introduce un nuovo meccanismo di silenzio-assenso: qualora la Corte dei conti non si pronunci entro trenta giorni su una richiesta di controllo o parere preventivo, l’atto amministrativo si considera automaticamente legittimo. In tali casi, chi lo ha adottato non potrà essere chiamato a rispondere successivamente per responsabilità contabile.

Secondo il legislatore, l’obiettivo è superare la cosiddetta “paura della firma”, un fenomeno che negli ultimi anni avrebbe paralizzato molte decisioni pubbliche, rallentando investimenti e opere strategiche.

Chi ha voluto la riforma e perché

La riforma della Corte dei Conti è stata fortemente sostenuta dalla maggioranza di centrodestra e dal governo guidato da Giorgia Meloni, che ha più volte denunciato un eccesso di controllo da parte della magistratura contabile sulle scelte politiche. La linea dell’esecutivo è chiara: la Corte deve accompagnare e orientare l’azione amministrativa, non bloccarla o condizionarla a posteriori.

Non è un caso che l’approvazione della riforma sia arrivata in un momento di forte tensione istituzionale, subito dopo alcune decisioni della Corte dei conti su grandi progetti infrastrutturali, come la bocciatura del Ponte sullo Stretto, considerate dal governo come indebite interferenze nel merito delle scelte politiche.

Per la maggioranza, il nuovo impianto normativo restituisce centralità alla politica eletta e garantisce maggiore certezza del diritto a chi amministra.

Gli effetti sugli equilibri tra politica e magistratura

Dal punto di vista istituzionale, la riforma segna un cambiamento negli equilibri e  nei rapporti di forza tra politica e magistratura contabile. Limitando la responsabilità personale degli amministratori e ampliando il controllo preventivo, il legislatore riduce il potere sanzionatorio ex post della Corte dei conti.

L’Associazione nazionale dei magistrati contabili ha definito la riforma una “pagina buia” per la tutela delle finanze pubbliche, sostenendo che l’indebolimento dei controlli successivi rischia di favorire sprechi, cattiva gestione e minore attenzione all’interesse pubblico. Secondo le voci critiche, il rischio non è solo contabile, ma anche costituzionale, perché viene ridimensionato il ruolo di un organo di garanzia previsto dalla Carta.

Danni erariali e responsabilità: il deterrente che rischia di sparire

Nel dibattito sulla riforma della Corte dei Conti, un nodo cruciale riguarda l’efficacia reale degli strumenti di responsabilità erariale: cioè quei casi in cui politici o dirigenti pubblici finiscono per dover compensare con i propri beni le perdite causate alla collettività per cattiva amministrazione. Sebbene non esista una banca dati nazionale sistematica dei risarcimenti erariali pagati, le relazioni annuali delle sezioni regionali e le sentenze pubbliche mostrano come la giustizia contabile continui ad agire con decisione contro condotte costate milioni alle casse pubbliche. Due esempi concreti dell’attività della Corte dei Conti nel 2024:

Marche 

Nelle Marche nel 2024 le sezioni giurisdizionali hanno emesso oltre 36 sentenze di condanna per responsabilità amministrativa, con risarcimenti complessivi per più di 6 milioni di euro riconosciuti a titolo di danno erariale nei confronti di amministratori e soggetti responsabili di gestioni irregolari o fraudolente. Tra queste, spicca la condanna per oltre 4 milioni di euro inflitta a un gestore di servizi per indebiti benefici ottenuti da tariffe incentivanti fotovoltaiche e contributi pubblici; altri procedimenti hanno riguardato frodi su contributi agricoli e rimborsi irregolari (oltre 579.000 euro in altri casi).

Emilia Romagna 

Un altro quadro recente emerge dall’Emilia-Romagna, dove nel 2024 la Corte dei conti ha raddoppiato gli importi delle condanne rispetto all’anno precedente, con circa 5,5 milioni di euro complessivi di risarcimenti erariali ordinati a carico di funzionari e amministratori pubblici per condotte ritenute gravemente colpose o illegittime.

Questi esempi, pur non comprendendo responsabilità di politici nazionali di primo piano, indicano che la giustizia contabile in Italia persegue concretamente responsabilità per danno erariale, con importi che raggiungono livelli significativi quando sono in gioco condotte gravemente colpose o frodi nella gestione di fondi pubblici. Dal punto di vista simbolico e pratico, tali sentenze non servono soltanto a riparare un danno economico: servono anche da deterrente per amministratori e dirigenti, ricordando che la protezione della collettività passa attraverso l’effettiva responsabilità personale per decisioni che causano perdite alla cosa pubblica.

Vantaggi e svantaggi della riforma

I sostenitori della riforma ritengono che la nuova disciplina possa favorire decisioni più rapide, ridurre la burocrazia difensiva e rendere più efficiente l’azione amministrativa, soprattutto nei grandi investimenti pubblici. La maggiore prevedibilità delle conseguenze giuridiche viene vista come una garanzia per chi assume responsabilità di governo.

I critici, al contrario, sottolineano il rischio di una deresponsabilizzazione della classe dirigente, con minori incentivi a evitare errori gravi e sprechi di risorse pubbliche. Il fatto che una parte consistente del danno non sia più recuperabile viene considerato un arretramento nella tutela dell’interesse collettivo.

La riforma della Corte dei Conti non è solo una modifica tecnica, ma un intervento che incide sul modo in cui lo Stato controlla se stesso. Da un lato promette maggiore agilità decisionale e meno paralisi amministrativa; dall’altro solleva interrogativi seri sulla responsabilità personale di chi gestisce denaro pubblico.

Il vero banco di prova sarà l’applicazione concreta della riforma nei prossimi anni: solo allora sarà possibile capire se avrà rafforzato l’efficienza dello Stato o se avrà indebolito uno dei principali presidi di controllo sull’uso delle risorse.

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