Anche professionisti genovesi nel gruppo “Mia moglie”: medici, avvocati e docenti tra gli iscritti

Agosto 21, 2025 - 09:00
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Anche professionisti genovesi nel gruppo “Mia moglie”: medici, avvocati e docenti tra gli iscritti
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Genova. Medici, funzionari del ministero, avvocati, docenti universitari: c’erano anche professionisti genovesi nel gruppo Facebook “Mia moglie”, utilizzato da decine di uomini per postare foto di donne (mogli, e non solo) a loro insaputa e commentarle poi liberamente con gli altri membri.

A scoprirlo, e denunciarlo, è stata l’attivista Biancamaria Furci prima che il gruppo venisse chiuso dopo le numerose segnalazioni alla polizia postale, partite dal gruppo No Justice No Peace e dall’attivista e femminista Carolina Capria su Instagram.

L’attivista Biancamaria Furci: “Nel gruppo medici, poliziotti, avvocati: diteci ancora che siamo al sicuro”

Furci, genovese, attivista femminista e creator digitale, è riuscita a entrare nel gruppo (32.000 iscritti, creato nel 2019) e a passare in rassegna i partecipanti, scoprendo che molti indicavano su Facebook di abitare o lavorare a Genova: “Questo è il momento di controllare se i vostri partner/mariti sono su quel gruppo. Di controllare se ci sono i partner/mariti delle vostre amiche”, ha scritto lanciando un appello.

Detto, fatto: l’attivista ha fatto le sue ricerche e condiviso screenshot di professionisti che sui social, nelle informazioni, indicavano Genova come residenza.

Generico agosto 2025

“Ho cercato gli uomini della mia città iscritti al gruppo, quelli prima di ieri, e chi ci ho trovato? Poliziotti, militari, medici, dirigenti sanitari, avvocati, insegnati. Diteci che ancora dobbiamo sentirci al sicuro a denunciare, a farci prendere in cura, a girare per strada, a studiare”.

Come funzionava il  gruppo “Mia moglie”

L’indignazione per la scoperta dei contenuti del gruppo ormai da giorni scuote la Rete. I partecipanti, alcuni anonimi, altri no, hanno condiviso per anni immagini di donne quasi sempre ignare di essere fotografate o riprese, men che meno condivise sui social, a volte in costume o in situazioni private, per avviare un dibattito con gli altri utenti e commentare il loro aspetto fisico, spesso con pesanti allusioni sessuali.

Alcune donne sono state riprese mentre dormono, altre in coda a una cassa, altre ancora al mare. Gli iscritti, alle critiche, si sono difesi parlando di “perbenismo” e di una condivisione degli scatti in accordo con mogli e compagne parlando “giochi sessuali innocenti”. Altri membri non hanno postato niente, ma hanno partecipato al gruppo solo come osservatori e commentatori. Il tutto quasi sempre con pseudonimi, o nascondendosi dietro alla dicitura “partecipante anonimo”.

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In alcune foto i volti delle donne sono stati oscurati, in altri invece si vedevano chiaramente. Oltre che una evidente violazione della privacy potrebbe dunque configurarsi anche il reato di revenge porn, che punisce chi condivide materiale a tema sessuale senza il consenso della persona interessata.

La deputada del Pd Valentina Ghio: “Schiaffo in faccia”

Sul tema è intervenuta anche la deputata genovese del Pd, Valentina Ghio, che ha annunciato di avere portato il tema in Commissione Femminicidio.

“È uno schiaffo in faccia: nel 2025 ci troviamo ancora davanti a spazi digitali che trasformano i corpi e la vita delle donne in merce da esibire e insultare, normalizzando l’odio misogino e la prevaricazione maschilista. Non è bastato il caso Pelicot? Non è goliardia, non è leggerezza: è violenza. Ma soprattutto dimostra che non basta la consapevolezza diffusa: serve una presa di posizione collettiva. Da parte della politica, delle istituzioni, delle piattaforme social – ma anche e soprattutto degli uomini, che devono dire basta a questa cultura tossica“.
“Non possiamo accettare che questi gruppi proliferino nell’indifferenza – aggiunge Ghio – Denunciarli e pretendere dalla piattaforma Meta la loro chiusura immediata è un atto minimo di giustizia: è quello che abbiamo chiesto insieme a colleghe e colleghi del gruppo PD in Commissione Femminicidio Sara Ferrari, Antonella Forattini, Cecilia D’Elia, Filippo Sensi, Valeria Valente, aggiungendo una stretta vigilanza per impedirne la riapertura sotto altra forma. Il silenzio, ancora una volta, sarebbe complicità”.

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Redazione Redazione Eventi e News