Basta notifiche "al buio": la Cassazione obbliga il fisco a dimostrare ogni passaggio

Giugno 16, 2025 - 17:30
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Basta notifiche "al buio": la Cassazione obbliga il fisco a dimostrare ogni passaggio

lentepubblica.it

Dalla Cassazione svolta sul fisco, il cittadino ha diritto a conoscere le azioni dell’Agenzia delle Entrate: d’ora in poi il fisco non potrà più emettere notifiche senza una precisa motivazione.


Storica pronuncia della Suprema Corte: notifica fiscale nulla se il messo non dimostra ricerche concrete in caso di irreperibilità. Il contribuente deve poter controllare l’operato dell’amministrazione.

Accade a Latina: con l’ordinanza n. 14990 del 4 giugno 2025, la Corte di Cassazione ha emesso una decisione destinata a segnare un importante precedente in materia fiscale. Al centro del verdetto, una controversia tra un cittadino e l’Agenzia delle Entrate in merito a un avviso di accertamento relativo all’anno d’imposta 2006. La Sezione Tributaria ha ribadito che la notifica di atti impositivi nei confronti di contribuenti dichiarati “irreperibili” deve rispettare precisi criteri di trasparenza e tracciabilità. In caso contrario, la notifica è da considerarsi nulla.

La vicenda

Il caso è nato da un ricorso presentato da un contribuente di Latina contro un avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate. In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale aveva accolto le ragioni del contribuente, annullando l’atto per vizio di notifica. Tuttavia, l’Ufficio aveva ottenuto il ribaltamento della decisione in appello. Secondo la Commissione Tributaria Regionale, la comunicazione era avvenuta correttamente tramite il meccanismo previsto per l’irreperibilità assoluta: deposito presso la casa comunale e invio di raccomandata al domicilio fiscale.

Il contribuente ha quindi portato la questione davanti alla Cassazione, sostenendo che l’Agenzia non aveva rispettato i requisiti richiesti per questo tipo di notifica, in particolare l’obbligo del messo notificatore di certificare con precisione le ricerche effettuate per rintracciare il destinatario.

La posizione della Cassazione: addio alle notifiche generiche del fisco

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del contribuente, giudicando infondata la valutazione dei giudici di secondo grado. Secondo quanto affermato dai giudici (Presidente Napolitano, Relatore Crucitti), il messo comunale non può limitarsi a utilizzare un modulo precompilato con formule generiche per giustificare l’impossibilità di notificare l’atto. In mancanza di una descrizione dettagliata delle ricerche svolte — come sopralluoghi o verifiche anagrafiche — la notifica è priva dei requisiti di legge e quindi invalida.

La Corte ha citato una consolidata giurisprudenza, da ultimo confermata nella sentenza n. 781 del 12 gennaio 2025, secondo la quale l’utilizzo della procedura semplificata ex art. 60 del DPR n. 600/1973 richiede un comportamento attivo e documentato da parte del notificante. Frasi vaghe come “sconosciuto” o “irreperibile” non sono sufficienti se non accompagnate da elementi concreti e verificabili.

Rilevanza della decisione

Questo pronunciamento chiarisce un principio essenziale: i contribuenti devono essere messi in condizione di controllare l’operato dell’amministrazione finanziaria. La notifica di un atto impositivo rappresenta un passaggio cruciale, poiché dà avvio ai termini per eventuali ricorsi. Se questa comunicazione avviene in modo opaco, si compromette il diritto alla difesa.

Inoltre, la Corte ha respinto l’eccezione dell’Agenzia delle Entrate, che aveva sostenuto l’inammissibilità del ricorso per via del fallimento del contribuente. Richiamando una sentenza delle Sezioni Unite (n. 11287/2023), i giudici hanno precisato che, qualora il curatore fallimentare non agisca, il fallito conserva la possibilità di impugnare gli atti a proprio nome.

L’impatto della decisione

La decisione della Cassazione si inserisce in una linea interpretativa che valorizza la tutela del contribuente nei confronti della macchina fiscale. Non basta un iter formale: le notifiche devono essere trasparenti, verificabili e tracciabili. Solo così è garantita la piena legalità dell’azione amministrativa e il diritto del cittadino a una difesa effettiva.

In un sistema tributario sempre più complesso, questa sentenza rappresenta un importante richiamo al rispetto delle garanzie fondamentali, confermando che la legalità della pretesa fiscale non può prescindere dalla correttezza delle sue modalità di comunicazione.

Il testo della sentenza

Qui il documento completo.

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