Cannabis light, a che punto siamo in Italia?

“Dopo il ddl sicurezza, trasformato in legge, la canapa industriale in Italia si trova a un punto morto“. E questo è un problema anche e soprattutto economico, perché l’Italia resta “tagliata fuori da un commercio che cresce in doppia cifra”. A dirlo a LaPresse è Nadia Ferrigo, giornalista e autrice del libro edito da Feltrinelli ‘L’erba e le sue buone ragioni. Perché liberalizzare la cannabis conviene alla società’.
Ferrigo, che ha studiato la storia della cannabis light in Italia, dalle coltivazioni di Carmagnola storiche, fino ai giorni nostri, commenta l’approccio attuale del governo in materia. Nel ddl sicurezza è infatti inclusa una parte che riguarda proprio la canapa industriale, che di fatto mette a rischio centinaia di persone che lavorano nel settore, che ha avuto un boom negli ultimi anni.
Cosa pensa il governo della cannabis light
“In un question time di recente il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, rispondendo a un’interrogazione dell’onorevole Magi, ha risposto mostrando ancora una volta di non sapere assolutamente di cosa si parla. Lollobrigida ha sostenuto ancora una volta che lui e il governo vietano le infiorenscenze di canapa industriale per i loro effetti psicotropi e quindi sarebbero vietate per tutelare la salute pubblica e l’ordine pubblico” dice Ferrigo. “Questo però non è assolutamente vero: la canapa industriale senza Thc non ha alcun effetto psicotropo, quindi noi continuiamo a ignorare le evidenze scientifiche economiche e sociali e in questo modo riusciamo a sabotare completamente un intero settore industriale”.
La coltivazione storica di canapa in Italia
Ferrigo ha realizzato per il Post, con Luca Marola, il podcast ‘L’erba del vicino. Cosa è successo negli stati degli Stati Uniti in cui la cannabis è legale da anni’. E alla sua prima presentazione ufficiale del libro uscito per Feltrinelli, a Milano, ha raccontato proprio come negli Usa l’approccio sia completamente cambiato, anche a livello di ‘rebranding’. Oggi negli Usa il tema non è più se la cannabis light sia o meno una droga, ma si guarda soprattutto all’aspetto economico, secondo Ferrigo. E’ un business fiorente, dunque “funzionale”. Perché vietarlo?
Nel suo testo Ferrigo ripercorre passo passo le origini di una coltivazione che in Italia era molto diffusa, e che poi a mano a mano è andata scomparendo proprio per via delle leggi incerte. Negli ultimi anni c’era stato un boom, ma i continui annunci sulla presunta ‘lotta alla cannabis’, fino a passare ai fatti con il ddl sicurezza, hanno scoraggiato tanti imprenditori e tante imprenditrici. Ci sono dunque, oggi, vantaggi nell’iniziare a coltivare in Italia? “Per l’Italia non c’è assolutamente nessun pro, solo contro, perché nonostante l’Italia avendo una tradizione nella coltivazione della canapa sarebbe un luogo ideale per diversi motivi – anche ambientali – per la coltivazione della canapa, questo clima legislativo scoraggia gli investitori e agricoltori e taglia fuori l’Italia da un commercio che cresce in doppia cifra in tutta Europa e in tutto il mondo” spiega Ferrigo.
Che fare?
“In Italia quello che dovremmo fare è smettere di basarci sulla War on Drugs degli Anni Sessanta proibizionista negli Stati Uniti, stare al passo con il resto del mondo e basarci su scienza, economia e scienze sociali per decidere che fare con la canapa. E iniziare un dibattito che però deve essere tra adulti“, conclude Ferrigo.
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