Come il tax credit ha fatto crescere le produzioni cinematografiche internazionali in Italia

Il tax credit internazionale per il cinema in Italia ha quadruplicato le produzioni straniere nel Paese e quintuplicato gli investimenti. L’impatto della misura, che riduce il costo complessivo delle produzioni, è stato al centro dell’incontro ‘Cinecittà. Tax Credit. Cinema Globale’ all’Italian Pavilion del Lido di Venezia.
L’appuntamento è stato organizzato da Cinecittà, la società pubblica di riferimento per il settore, e dall’Associazione Produttori Esecutivi (Ape), che rappresenta le principali società di produzione esecutiva in Italia. Hanno partecipato Manuela Cacciamani, amministratore delegato di Cinecittà, Gian Marco Committeri, presidente della società di consulenza di settore Smart Consulting Group, Marco Valerio Pugini, produttore e presidente di Ape, e i produttori Enzo Sisti e Clayton Townsend.
Il tax credit in Italia
L’Italia è stata tra i primi paesi a introdurre il tax credit internazionale, 15 anni fa. È stata poi emulata da molti, tra cui Francia, Regno Unito e Germania. L’incentivo è ancora più importante ora che, con il deprezzamento del dollaro, le produzioni in Europa sono diventate più costose per le società statunitensi. L’incentivo porta incassi diretti per lo Stato sotto forma di imposte, contributi e Iva, e ha una ricaduta indiretta con il fenomeno del cine-turismo.
“Il tax credit è stato affiancato dallo sviluppo di professionalità e infrastrutture idonee, come Cinecittà”, ha detto Cacciamani. “Grazie a investimenti significativi, Cinecittà si sta preparando per diventare il primo hub d’Europa per la produzione audiovisiva entro la metà del 2026, con 25 teatri, 21mila metri quadrati di strutture e dieci ettari di backlot. Attualmente le produzioni internazionali rappresentano almeno il 75-80% del fatturato totale di Cinecittà, rendendo il tax credit un elemento fondamentale per lo sviluppo del business”.
Dell’aumento delle produzioni straniere in Italia ha parlato anche Pugini di Ape. “Un esempio tangibile del suo successo è il passaggio da circa 20 produzioni estere, con una spesa di 300 milioni di euro (di cui 60 solo per Gangs of New York), nel quinquennio precedente all’incentivo, a circa 80, con una spesa stimabile in almeno 1,5 miliardi di euro nell’ultimo quinquennio”, ha detto.
Come evitare gli abusi
Nell’evento si è discusso anche dei possibili abusi, come i cosiddetti ‘film fantasma’ (film che beneficiano di risorse pubbliche senza mai essere girati davvero). Un decreto della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo (Dgca) ha introdotto nuove norme per contrastare il fenomeno, come l’obbligo di fornire, su richiesta, una perizia di congruità dei costi eleggibili e l’uso di un conto corrente dedicato per garantire la tracciabilità dei pagamenti.
“Quelle appena introdotte sono previsioni che possono contribuire a ridurre il rischio di pratiche abusive, anche se probabilmente sarebbe utile anticipare i controlli nella fase di produzione, evitando che la Dgca (e lo stesso soggetto che certifica i costi) si debba basare solo su riscontri formali e cartolari. Una sorta di ‘tax credit manager’ che produca report periodici alla Dgca”, ha detto Committeri. “Nell’ottica di rendere ancora più appetibile il sistema di attrazione nazionale, si potrebbero anche valutare meccanismi che rendano più agevole il finanziamento del tax credit in corso di produzione. Ogni modifica che abbia effetto di ridurre il cash flow necessario per produrre non potrebbe che essere ben vista dai produttori. Ad esempio, si potrebbe aumentare il tax credit sugli oneri finanziari relativi al finanziamento del tax credit, per rendere l’opzione meno onerosa per i produttori”.
L’articolo Come il tax credit ha fatto crescere le produzioni cinematografiche internazionali in Italia è tratto da Forbes Italia.
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