Congedo di paternità anche per le coppie di donne, la sentenza della Consulta

Lug 23, 2025 - 03:30
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Congedo di paternità anche per le coppie di donne, la sentenza della Consulta

Anche la madre intenzionale in una coppia di donne ha diritto ad accedere al congedo di paternità. Lo ha stabilito ieri la Consulta nella sentenza numero 115, che segna l’ennesimo passo in avanti in materia di diritti civili in un’Italia ferma al palo da anni. Non fosse, appunto, per gli interventi dei giudici costituzionali, che in questo caso hanno dichiarato “costituzionalmente illegittimo” l’articolo 27-bis del decreto legislativo numero 151 del 2001, nella parte in cui non riconosce il congedo di paternità obbligatorio a una lavoratrice che fa parte di una coppia di donne “risultanti genitori nei registri dello stato civile”, dunque riconosciute dallo Stato come tali.

A chiamare in causa la Consulta era stato il tribunale di Brescia, che aveva ritenuto discriminatoria la disposizione che consente soltanto al padre di fruire del congedo di paternità obbligatorio, pari a 10 giorni di astensione dal lavoro retribuiti al 100%. Una formula che quindi escludeva dal beneficio la “seconda madre”, almeno fino a ieri. Secondo la Corte infatti è “manifestamente irragionevole” la disparità di trattamento “tra coppie genitoriali composte da persone di sesso diverso e coppie composte da due donne riconosciute come genitori di un minore legittimamente attraverso tecniche di procreazione medicalmente assistita svolte all’estero conformemente alla lex loci”. Spiega la Consulta che anche la coppia di donne “condividendo un progetto di genitorialità ha assunto, proprio come una coppia eterosessuale, “la titolarità giuridica di quel fascio di doveri funzionali alle esigenze del minore che l’ordinamento considera inscindibilmente legati all’esercizio della responsabilità genitoriale”. “L’orientamento sessuale, ha precisato la Consulta, non incide di per sé sulla idoneità all’assunzione di tale responsabilità”.

Va considerato invece prioritario l’interesse del minore, che risponde al “vedersi riconoscere lo stato di figlio della madre biologica, che lo ha partorito, e di quella intenzionale, che abbiano condiviso l’impegno di cura nei suoi confronti”. Non solo: il diritto del minore a mantenere un rapporto con entrambi i genitori è “riconosciuto a livello di legislazione ordinaria (articoli 315-bis e 337-ter del codice civile) nonché da una serie di strumenti internazionali e dell’Unione europea”. Ed è ben possibile, ha concluso la Corte, “identificare nelle coppie omogenitoriali femminili una figura equiparabile a quella che è la figura paterna all’interno delle coppie eterosessuali, distinguendo tra la madre biologica e quella intenzionale, che ha condiviso l’impegno di cura e responsabilità nei confronti del nuovo nato e vi partecipa attivamente”. Qualcuno dovrebbe cominciare a prendere appunti.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia