Demenza, la diagnosi arriva 3,5 anni dopo la comparsa dei primi sintomi. Ma agire con rapidità è importante

Secondo uno studio dei ricercatori dell’University College London nei casi di demenza ad esordio precoce il ritardo supera i quattro anni. Ma una diagnosi precoce può permettere un accesso più rapido a trattamenti e interventi precoce, consentire alle persone con demenza di vivere più a lungo e con una qualità migliore durante la fase iniziale della malattia
I sintomi della demenza vengono spesso confusi con il normale invecchiamento e questo provoca enormi ritardi nella diagnosi. Il dato è confermato da uno studio condotto dai ricercatori dell’University College London, UCL, pubblicato sull’International Journal of Geriatric Psychiatry secondo il quale la diagnosi di demenza arriva in media 3,5 anni dopo la prima comparsa dei sintomi nei pazienti, e arriva anche più tardi, in media 4,1 anni, nei casi di demenza ad esordio precoce.
I ricercatori hanno effettuato una revisione sistematica e una meta-analisi su 13 studi condotti in diverse regioni del mondo, in Europa, Stati Uniti, Australia e Cina, comprendenti dati su oltre 30.000 pazienti. Poi, gli scienziati hanno calcolato il tempo medio che trascorre tra l’inizio percepito dei sintomi (riferito dai pazienti o dai loro familiari) e la diagnosi effettiva di demenza. Secondo lo studio, il tempo medio di attesa per la diagnosi è di circa 3,5 anni per la demenza in generale. Nei casi di demenza ad esordio precoce, il ritardo aumenta a circa 4,1 anni.
Diagnosi tardive di demenza con persone di età più giovane
Una diagnosi più tardiva è stata maggiormente associata a persone con un’età più giovane al manifestarsi della malattia e a quelle con demenza frontotemporale. Sebbene i dati fossero limitati, è emerso che pazienti di razza nera tendono a ricevere una diagnosi ancora più ritardata.
La diagnosi risulta essere così tardiva poichè i sintomi precoci possono essere confusi con normali segni di invecchiamento. Inoltre, paura, stigma sociale e scarsa consapevolezza pubblica scoraggiano la ricerca di aiuto tempestiva. Tra le altre cause troviamo: problemi sanitari come percorsi diagnostici non coordinati, accesso limitato a specialisti, risorse insufficienti dei centri per la memoria; barriere culturali e linguistiche che ostacolano l’adozione di strumenti diagnostici adeguati.
Diagnosi precoce consente accesso più rapido a trattamenti e interventi
Una diagnosi precoce può permettere un accesso più rapido a trattamenti e interventi precoce, consentire alle persone con demenza di vivere più a lungo e con una qualità migliore durante la fase iniziale della malattia e fornire un supporto personalizzato utile sia ai pazienti che ai loro familiari e assistenti.
Per accelerare la diagnosi e migliorare l’assistenza, gli autori suggeriscono di condurre campagne di sensibilizzazione pubblica per aumentare la consapevolezza e ridurre lo stigma, migliorare la formazione di medici e operatori sanitari per il riconoscimento precoce e per indirizzare i pazienti ai centri specialistici e potenziare i servizi specialistici con risorse adeguate per una diagnosi e un sostegno più tempestivi e di qualità.
Rimani aggiornato su www.vocesanità.it
L'articolo Demenza, la diagnosi arriva 3,5 anni dopo la comparsa dei primi sintomi. Ma agire con rapidità è importante proviene da Voce della sanità.
Qual è la tua reazione?






