La cura è anche relazione: tre realtà solidali insieme per raccontarlo
Una storica realtà del mutualismo, che offre servizi di cura ai propri associati (già quasi 15 milioni di sussidi erogati nell’anno in corso), e un’associazione di genitori di piccoli pazienti oncologici. La collaborazione fra la Società nazionale di mutuo soccorso “Cesare Pozzo” e l’Associazione genitori ematologia oncologia pediatrica, oggi Ageop Ricerca, era scritto nel rispettivo Dna solidale, anche se la prima è nata nel 1877 e l’altra nel 1982. Entrambe infatti lavorano per gli altri, in campo sanitario, l’una operando sull’accesso alle cure, l’altra sul sostegno ai bambini e dei giovanissimi oncologici e alle loro famiglie.
Non poteva allora mancare il sostegno della Cesare Pozzo, che da qualche hanno è anche ente di Terzo settore, a un progetto lanciato da Ageop Ricerca: una mostra realizzata con le fotografie scattate dal gruppo adolescenti, che si raccontano, attraverso immagini e colori: «La testimonianza di 108 giovani che hanno affrontato una malattia oncologica durante l’adolescenza», spiega una nota congiunta.
Da Milano a Bologna, via Bari e Genova
Una mostra itinerante, partita da Milan e arrivata a Bologna dove si è chiusa il 3 dicembre, dopo essere transitata Bari e Genova.
Non un’esposizione qualsiasi, l’aveva ideata il professor Andrea Ferrari, dell’Istituto nazionale dei Tumori di Milano, uno che di pazienti oncologici, spesso giovani se non piccoli, ne vede, purtroppo, molti. Ferrari, appunto, coordina il Gruppo di lavoro adolescenti dell’Associazione italiana ematologia e oncologia pediatrica – Aieop di cui i 108 fanno parte: è qui entra in campo un’altra, storica, realtà che coniuga salute e solidarietà.

«È stata la testimonianza corale di coraggio e di bellezza anche nell’imperfezione», sottolinea la nota, «valorizzando lo sguardo e la voce di ragazzi e ragazze dentro e oltre il percorso di cura». La mostra si inseriva nei percorsi di riabilitazione psicosociale che Ageop Ricerca porta avanti ogni giorno a fianco degli adolescenti in cura: «Attività espressive e relazionali che aiutano i ragazzi a uscire dalla solitudine imposta dalla malattia, a riconoscersi in una comunità e a riappropriarsi della propria voce».
La cura non è solo terapia
Spiega Francesca Testoni, direttrice generale di Ageop Ricerca: «Questa mostra ci ha ricordato che la cura non è solo terapia clinica, ma anche relazione, comunità e possibilità di esprimersi. I ragazzi ci dicono con forza che “insieme” significa non sentirsi soli, abbattere il muro dell’isolamento creato dalla malattia. La fotografia diventa uno strumento di libertà e di identità: attraverso ogni scatto scelgono come raccontarsi, cosa mostrare di sé e trasformano un’esperienza difficile in un messaggio condiviso. È questo», conclude, «il cuore delle attività di riabilitazione psicosociale che Ageop porta avanti ogni giorno».

Il presidente della Cesare Pozzo, Andrea Giuseppe Tiberti, conferma il senso del sostegno all’iniziativa: «Siamo felici e orgogliosi di supportare un nobile progetto come questo», dice il il presidente nazionale della Mutua, «da oltre 145 anni operiamo secondo i principi della solidarietà e dell’aiuto reciproco, aiutando i nostri soci nelle cure mediche e promuovendo progetti socialmente importanti. Questa iniziativa ha proprio lo scopo di creare inclusione e mettere in relazione i ragazzi che, per affrontare la malattia, vivono l’isolamento. L’importanza della mutualità ritorna anche qui», ribadisce Tiberti, «aiutiamoci quindi, e facciamo rete. Solo così possiamo essere più forti nelle battaglie che la vita ci presenta».
La voce dei ragazzi
«La malattia ci stravolge la vita », ha detto uno dei giovani pazienti e fotografi, «e ci lascia mille domande”E ora che si fa?” “Ma poi?”. Per fortuna abbiamo incontrato la fotografia, così perfettamente imperfetta. Il nostro stare insieme si è trasformato in un’orbita, una forza che ci ha spinti alla creazione di questa mostra. Grazie alla fotografia che è stata la nostra voce silenziosa. La fotografia ci ha restituito il controllo: siamo noi che decidiamo cosa inquadrare».

Non una esposizione qualsiasi, dicevamo poc’anzi: due grandi storie associative hanno trovato un punto di convergenza nella necessità di comunicare di tanti giovani e giovanissimi paziente alle prese con un passaggio cruciale delle loro esistenze e il valore, immenso, che custodiscono.
Le foto di questo servizio sono dell’Ufficio stampa di Ageop Ricerca.
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