Il 2026 sarà un anno ancora più difficile del 2025 dice la Meloni. Intanto consoliamoci con Checco Zalone

Dicembre 27, 2025 - 22:44
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Il 2026 sarà un anno ancora più difficile del 2025 dice la Meloni. Intanto consoliamoci con Checco Zalone

“Il 2025 è stato un anno difficile, ma il 2026 sarà ancora peggio”. Lo sostiene Giorgia Meloni e se è lei a dirlo bisogna solo riflettere e capire quali sono gli ostacoli che il Paese Italia dovrà ancora superare. Manovra economica a parte che ha vissuto momenti difficilissimi (sono tutti superati o come dice ancora Stefano Bonaccini il ministro Giorgetti deve assolutamente dimettersi) il primo interrogativo che il governo dovrà porsi (per sconfiggere un momento che potrebbe diventare critico) è quello che riguarda il referendum sulla riforma della giustizia o, se volete, sulla separazione delle carriere.

Si voterà in primavera, la data precisa la si deve ancora stabilire. Ottimismo di maniera a parte, la maggioranza sa perfettamente che se non si vogliono crepe pericolosissime si deve vincere. Hai voglia a ripetere che tutto rimarrà come prima. Se la sinistra, capovolgendo i sondaggi, dovesse trionfare, la Costituzione non prevede un filo diretto fra  causa ed effetto. Non è matematico, politicamente, che il governo dovrà lasciare la guida del Paese, però è evidente che se la situazione dovesse dare ragione al no, la minoranza potrebbe ricordare agli italiani come un mantra, che la premier dovrà trarne le dovute conseguenze.Basta andare indietro nel tempo (di recente): Matteo Renzi perse il referendum quando era presidente del consiglio e dovette lasciare la poltrona di Palazzo Chigi. Fu l’inizio della sua grande crisi che ancora non è passata se è vero, come è vero, che Italia Viva si dimena con preferenze che non vanno al di là del tre per cento. Pronostici non se ne possono fare perchè quando è il popolo sovrano a doversi pronunciare non è detto che la maggioranza, forte dei numeri che ha in Parlamento, non debba inchinarsi alla volontà di chi va a votare.

La sinistra incalza: c’è una abissale distanza tra fatti e promesse ed ecco l’elenco dei problemi non risolti. La sanità, la scuola, il salario minimo, la povertà che riguarda milioni di famiglie che non sanno come mettere insieme il pranzo con la cena.

I progetti sono una cosa, ma poi che cosa succede? Rimangono nel cassetto per anni, finiscono quasi nel dimenticatoio anche se il governo continua a ripetere che avranno successo. “Volete un esempio di quanto siano infondate le promesse fatte in campagna elettorale? I migranti irregolari e la creazione di centri (non in Italia, ma in Albania) nei quali questi disgraziati dovrebbero rimanere prima di essere rispediti al loro Paese. “Centinaia di milioni buttati al vento: soldi che avrebbero potuto servire per sanare le piaghe del Paese nel Mezzogiorno”, ripetono Elly Schlein e Giuseppe Conte. Con la Meloni che continua a sostenere che quelle costruzioni “funzioneranno, eccome se funzioneranno”.

Ci sono poi argomenti che dividono persino i tre partiti che guidano l’Italia. Come, ad esempio, le pensioni: problema nel quale Forza Italia e Lega non hanno un denominatore comune e si accaniscono ricordando la riforma di Elsa Fornero. “Doveva essere stracciata, invece è ancora lì viva e vegeta”, ripetono soprattutto gli esponenti di spicco del Pd. Doveva nascere la “rivoluzione conservatrice, dove è finita?” ribadiscono i dem che alzano la voce quando a parlare è la premier?

Il razzismo continua a dividere le forze politiche: chi è contro il governo dimostra come ci sia una evidente sproporzione quando si tratta di risolvere questioni che riguardano gli stranieri che abitano in Italia: dimenticati, lasciati al loro destino. “È vero il contrario”, risponde la maggioranza che ricorda il caso dell’ Emilia Romagna che respinge i calabresi che vanno lì per trovare un posto in ospedale, mentre favoriscono chi in Italia vive, magari senza averne il diritto. I pronto soccorso sono KO, i medici non gliela fanno più anche se lavorano molte ore al giorno. Dovranno essere assunti centinaia di sanitari e infermieri: subito perchè ogni secondo che passa il degrado aumenta.

Anche la Corte dei Conti entra nel mirino di chi sbraita contro la maggioranza. Il ponte sullo stretto di Messina ha aperto una falla che potrebbe far saltare “un’opera unica al mondo” perché mancano i soldi e non tornano le giustificazioni di Matteo Salvini che difende a spada tratta il “ricongiungimento” tra Calabria e Sicilia. Potrebbe essere risolto il problema della disoccupazione per migliaia di operai, si ripete. Perchè non impiegarli nelle decine di iniziative che sono sul tappeto da anni?

Insomma, non ha tutti i torti Giorgia Meloni quando sostiene che l’anno che verrà sarà ancora più duro del precedente. Questo vuol dire che per milioni di Italiani il Natale è stata una “non festa”? Certo, qualcuno avrà dovuto rivolgersi alla Caritas per avere un pasto. Quando il mese sta per tramontare danari non ce ne sono più. C’è chi gioisce, però, e va al botteghino per rendersi conto di come sono andati gli incassi. Per “Buen Camino” di Checco Zalone, il 25 dicembre sono stati spesi oltre cinque milioni di euro.Un grande successo a dispetto di quei radical chic che ancor prima della visione parlavano di una pellicola a senso unico, molto demagogica e basta.

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