Fondi ad Hamas, gli inquirenti: “Hannoun vertice della cellula italiana, piena adesione all’ideologia”

Genova. Secondo gli investigatori della Digos (che ha lavorato con l’apporto della Guardia di finanza nell’indagine coordinata dalla Dda di Genova Mohammad Hannoun sarebbe membro del comparto estero dell’organizzazione terroristica Hamas e “vertice” della cellula italiana dell’organizzazione.
Per gli investigatori lui e i suoi collaboratori avrebbero dato ad Hamas oltre il 71% dei fondi raccolti attraverso le associazioni da lui gestite per oltre 7 milioni di euro.
I fondi secondo gli investigatori sarebbero stati fatti arrivare direttamente ad Hamas attraverso Osama Alisawi (già ministro del Governo di Hamas a Gaza con cui Hannoun aveva stretti rapporti) o mediante “operazioni di triangolazione con associazioni che hanno sede in Turchia, in Cisgiordania o a Gaza., tutte dichiarate illegali dallo Stato di Israele.
Si tratta delle charities: Merciful Hands Society, Wa’ed Dei Prigionieri e dei Prigionieri Liberati, Al Nour, Al Weaam, Assalama Charitable Society, Rowad, Pionieri Dello Sviluppo Comunitario, Dar Al Yatim, Palestinian Orphans Home, Islamic Society, Al Rahma / Mercy Association for Children, Jenin Charitable (Zakat) Committee, Tulkarem Charitable (Zakat) Committee, Qalqilya Charitable (Zakat) Committee, Nablus Charitable (Zakat) Committee, Ramallah Zakat Committee, Islamic Charitable Society in Hebron, Orphan Care Society in Bethlehem, Al Islah, Humanitarian Relief Association. Alcune di queste associazioni sono accusate da Israele di operare sotto il controllo diretto dell’Ala militare di Hamas.
Per gli investigatori non si è trattato di elargizioni aventi unicamente scopo caritatevole e umanitario. Secondo la tesi accusatoria, in base agli indizi raccolti in anni di indagine, gli indagati si sono resi consapevolmente responsabili di aver sottratto capitali alle finalità assistenzialistiche della da ‘wa (le attività svolte dall’organizzazione nei settori della religione, dell’istruzione, del benessere e della salute allo scopo di creare saldi legami con la popolazione palestinese) in favore di un finanziamento diretto dell’organizzazione terroristica e delle sue attività criminose
Questa mattina il 63enne Hannoun, architetto e attivista palestinese residente a Genova e che proprio a Genova ha fondato la sua principale associazione, l’ Associazione benefica in solidarietà con il popolo palestinese, da cui è nata poi un’omonima organizzazione di volontariato, è stato prelevato dalla sua abitazione di Ceranesi, dove vive con la famiglia e portato in carcere con l’accusa di terrorismo. Non ha nemmeno potuto incontrare i suoi legali, su disposizione della procura. Perquisita la sede dell’Abspp a Bolzaneto e le sedi delle altre associazioni collegate af Hannoun, la Cupola D’Oro di Milano.
Con lui sono stati arrestati anche diversi collaboratori. Delle nove ordinanze di custodia cautelare in carcere, due non sono state eseguite perché due indagati si trovano all’estero, in particolare Osama Alisawi è a Gaza mentre Ismail Mohammed Abu Saleh, che si trova in Turchia.
Proprio Hannoun, che ha una casa in Turchia ed era pronto – in base alle intercettazioni – a trasferirsi in questi giorni a Istambul con la famiglia. Per questo gli arresti hanno subito un’accelerazione visto il pericolo di fuga oltre che di inquinamento probatorio. Durante i quattro anni di indagine gli investigatori hanno accertato che il server dell’associazione genovese sarebbe stato più volta ripulito per evitare eventuali accertamenti, che invece sono avvenuti grazie a un’operazione sotto copertura, una sorta di hackeraggio del sistema che ha tenuto traccia di tutto quello che è stato immesso nei server e poi cancellato.
“Noi ci sacrifichiamo con i soldi e il tempo, ma loro con il sangue” avrebbe detto il fratello di Mohammad Hannoun, Awad, in una conversazione intercettata nell’agosto del 2024 all’interno dell’auto in uso a uno degli arrestati con l’accusa di aver finanziato Hamas, Ra’Ed Hussny Mousa Dawoud, noto come ‘Abu Falastine’ scrivono gli investigatori. Nel dialogo, contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare, si parla della nomina di Yahya Sinwar a capo di Hamas, dopo l’uccisione di Ismail Haniyeh. “Va bene…Loro senza di noi vanno avanti?” afferma Dawoud facendo intendere che senza chi si occupa di reperire i finanziamenti all’estero il movimento avrebbe delle grosse difficoltà: “senza quelli all’estero andrebbero avanti??”. E il fratello di Hannoun replica: “Noi… questo movimento è circolare…la nostra generazione si è sacrificata molto”. Tali commenti, che rappresentano la sintesi dell’assunto accusatorio, – scrive il Gip – sono assolutamente espliciti nel riconoscere l’esistenza di un rapporto diretto tra l’organizzazione centrale di Hamas e le sue articolazioni periferiche che sono comunque parti del tutto.
Inoltre secondo la gip ci sono plurime circostanze che sono state raccolte dagli investigatori dove gli indagati manifestano la “piena adesione all’ideologia di Hamas” e “consapevolezza di indirizzare gli aiuti a sostegno dello stesso”. Per la giudice è anche significativo che gli indagati abbiamo in più circostanze manifestato la necessità da un lato di non poter parlare della loro attività al telefono, e dall’altro di doversi liberare del materiale contenuto sui loro apparati informatici, in quanto compromettenti.
Lo stesso Hannoun si sarebbe confrontato qualche mese con Abu Falastine su come ‘ripulire‘ i computer. “Io sto pensando anche di rompere il pc dell’ufficio… Prendo uno nuovo e ci carico il file ma solo il nuovo file maker e basta, né conti né altre cose né nulla” avrebbe affermato quest’ultimo. “Gli indagati – sottolinea il gip -, consapevoli delle indagini in corso e di quanto compromettente potesse essere il materiale archiviato nei diversi dispositivi elettronici per ripulire i dispositivi stessi nascondevano il materiale presso soggetti meno coinvolti”. Nei dialoghi emerge anche l’appoggio alle azioni terroristiche. Come quello intercettato di Khalil Abu Delah, legale rappresentante della ‘Cupola d’oro’, indagato anche lui: la strada del dialogo, dice, “è per i traditori”. E aggiunge: “grazie a Dio che è nata” Hamas.
Il portavoce della comunità islamica Husein Salah: “Sarà di nuovo prosciolto”
“Siamo molto tranquilli perché siamo sicuri che la giustizia italiana farà il suo corso e Hannoun sarà prosciolto dalle accuse come già è accaduto 15 anni fa”. E’ il commento di Husein Salah, palestinese e portavoce della comunità islamica di Genova. “Seguiamo però con preoccupazione tutta la campagna mediatica e politica che tende a criminalizzare non solo chi porta aiuti a Gaza ma anche tutto il movimento a sostegno della popolazione palestinese” aggiunge Salah che sulle attività svolte da Hannoun non ha dubbi: “La sua è un’attività benefica che porta avanti da moltissimi anni ed è destinata alla popolazione civile e tutti sappiamo di quanto bisogno di aiuti c’è a Gaza ancora oggi”.
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