Il clima di fiducia a luglio: famiglie più ottimiste delle imprese

Lug 26, 2025 - 07:30
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Il clima di fiducia a luglio: famiglie più ottimiste delle imprese

L’INDAGINE ISTAT

Il clima di fiducia a luglio: famiglie più ottimiste delle imprese



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A luglio 2025 la fiducia dei consumatori registra un lieve aumento, trainata da una migliore percezione della situazione personale, mentre quella delle imprese è in calo: manifattura e commercio positivi, frenano servizi e costruzioni.

Pubblicato il 25 lug 2025



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Un lieve miglioramento nel sentiment delle famiglie, che porta l’indice relativo da 96,1 a 97,2, e una flessione dell’indice composito che misura la fiducia delle imprese (IESI), che cala a 93,6 dal precedente 93,9. I dati Istat di luglio 2025 sulla fiducia di imprese e consumatori dicono però anche altro: siamo in una fase congiunturale complessa in cui la percezione dei consumatori sulla stabilità economica personale e le prospettive del sistema produttivo non viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. L’analisi approfondita dei singoli comparti industriali svela una situazione frammentata, con settori in accelerazione e altri che invece mostrano evidenti segni di rallentamento.

Il sentiment delle imprese: manifattura e commercio su, servizi e costruzioni giù

La lieve contrazione della fiducia complessiva delle imprese nasconde andamenti settoriali marcatamente eterogenei. La performance negativa è imputabile principalmente al comparto dei servizi di mercato e a quello delle costruzioni. Il settore manifatturiero e il commercio al dettaglio forniscono segnali di tenuta e persino di espansione, disegnando una mappa della fiducia disomogenea sul territorio produttivo nazionale. Un’asimmetria che suggerisce che le sfide e le opportunità economiche non sono distribuite uniformemente, ma variano in modo significativo a seconda del posizionamento strategico e della natura del business.

Manifattura e commercio in territorio positivo

Il settore manifatturiero mostra segnali incoraggianti, con un indice che sale da 87,3 a 87,8. L’aspetto più rilevante di questo dato è la sua solidità interna: tutte le componenti dell’indicatore, dai giudizi sugli ordini alle attese di produzione, registrano un miglioramento. Questo fa pensare a una base di ripresa più strutturata per un settore che rappresenta la spina dorsale dell’export italiano. Un altro dato che supporta questa visione è l’aumento della quota di imprese manifatturiere che non segnalano ostacoli alla produzione, passata dal 64,5% al 66,5% nel corso del trimestre.

Scendendo nel dettaglio dei raggruppamenti principali di industrie, il quadro della manifattura si rivela a sua volta composito. A trainare l’ottimismo sono soprattutto i beni strumentali, il cui indice di fiducia compie un balzo significativo da 86,6 a 87,9, e i beni di consumo, che mostrano una solida crescita (da 96,9 a 97,7). Questa dinamica suggerisce una buona tenuta sia della domanda interna sia degli investimenti. Mostrano invece una leggera flessione i beni intermedi, con l’indice che passa da 81,4 a 81,1, segnalando una possibile cautela nelle fasi iniziali della catena del valore.

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Per quanto riguarda il commercio al dettaglio, siamo in una fase di spiccato ottimismo, con un balzo dell’indice da 102,0 a 105,8. La spinta proviene da una dinamica positiva di tutte le sue componenti, ma in particolare dalle attese sulle vendite. A trainare questo risultato è soprattutto la grande distribuzione, le cui prospettive appaiono estremamente positive, indicando una potenziale ripresa dei consumi veicolata dai grandi operatori del mercato.

Servizi e costruzioni segnano il passo

Di tenore decisamente diverso è la situazione nel comparto dei servizi di mercato, dove l’indice di fiducia arretra in modo sensibile, passando da 95,5 a 93,7. In questo caso, il peggioramento è diffuso e tocca quasi tutte le variabili e i settori analizzati, dai giudizi sugli ordini a quelli sull’andamento generale degli affari. Fa eccezione il solo segmento dei servizi turistici, che, in controtendenza, registra un deciso aumento della fiducia, probabilmente spinto dalle aspettative per la stagione estiva.

Anche il settore delle costruzioni mostra segnali di affaticamento, con l’indice in calo da 103,4 a 102,4. Qui il quadro è più sfumato: a un’evoluzione positiva dei giudizi sugli ordini si contrappongono attese sull’occupazione in netto calo. Questa dicotomia interna suggerisce che, pur in presenza di un portafoglio ordini ancora solido, le imprese del settore sono più caute riguardo alle prospettive di assunzione futura, forse a causa dell’incertezza normativa o dell’aumento dei costi.

Le prospettive dei consumatori: meglio la situazione personale, peggio il clima economico

L’aumento della fiducia dei consumatori, sebbene modesto, merita un’analisi attenta. La crescita dell’indice è il risultato di due forze opposte. Da una parte, migliorano nettamente le opinioni e le attese sulla situazione economica personale e familiare. Il clima personale sale infatti da 94,8 a 96,9, sostenuto da giudizi più favorevoli sul bilancio familiare e da maggiori possibilità future di risparmio.

Dall’altra parte, tuttavia, peggiorano le valutazioni sulla situazione economica generale del Paese. Il clima economico scende da 99,6 a 98,2, zavorrato da attese più cupe sull’andamento dell’economia italiana nel suo complesso. Emerge quindi una scissione tra la percezione del proprio micro-contesto, visto in miglioramento, e la valutazione del quadro macroeconomico, percepito ancora con preoccupazione. Questa discrepanza è un elemento chiave per interpretare la fase attuale: le famiglie mostrano una maggiore resilienza a livello individuale, ma non hanno ancora piena fiducia nella capacità del sistema-Paese di agganciare una ripresa stabile e diffusa.

L'articolo Il clima di fiducia a luglio: famiglie più ottimiste delle imprese proviene da Innovation Post.

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