Il venerdì nero dei lavoratori della moda: proteste da EssiLux a Zara
Il Black Friday piace ai consumatori, ma molto meno ai lavoratori della moda. Mentre la macchina del consumo accelera, con un aumento dello scontrino medio del 6% secondo Confesercenti-Ipsos, il mondo del lavoro nel fashion vive un clima completamente diverso: questa dinamica di mercato, infatti, fa da contraltare un fronte sindacale in crescente fermento.
In Francia, circa 9 mila lavoratori di EssilorLuxottica hanno indetto tre giorni di sciopero, dal 27 al 29 novembre, per chiedere aumenti salariali alla luce delle performance record del gruppo, che nel terzo trimestre ha raggiunto vendite pari a 6,87 miliardi di euro, il valore più alto mai registrato. È la prima volta che tutte le sigle sindacali coordinano un’azione congiunta su tutte le entità del gruppo.
Parallelamente, anche i lavoratori di Zara hanno annunciato proteste in sette Paesi europei – Italia inclusa – previste per il 28 novembre, chiedendo la reintroduzione del sistema di partecipazione agli utili eliminato dopo la pandemia. “Chiediamo che un’azienda che registra enormi profitti distribuisca equamente il valore generato dal lavoro dei dipendenti”, ha dichiarato Rosa Galan del sindacato CCOO, che coordina le manifestazioni insieme ai sindacati di Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Portogallo.
Anche i lavoratori di Amazon in oltre 30 Paesi stanno avviando scioperi accusando il colosso dell’e-commerce di alimentare le disuguaglianze, di minare i diritti democratici finanziando la cerimonia d’insediamento del presidente degli Stati Uniti Donald Trump e di causare danni ambientali.
Il paradosso del ‘Venerdì Nero’ è evidente: mentre i consumatori si preparano a uno dei periodi di shopping più intensi dell’anno, una parte crescente della forza lavoro del settore sfrutta proprio la visibilità del Black Friday per far emergere criticità e rivendicazioni.
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