Incidenti stradali in Italia: i dati statistici dell’Istat per il 2024

Lug 28, 2025 - 14:00
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Incidenti stradali in Italia: i dati statistici dell’Istat per il 2024
incidenti 2024

Spietati: è questa l’unica definizione che possiamo dare dei dati pubblicati in questi giorni dall’Istat a proposito dell’incidentalità sulle strade – urbane ed extraurbane – del territorio italiano

Anche per l’edizione 2024 dei dati statistici relativi agli incidenti stradali avvenuti in Italia – rilasciati in questi giorni dall’Istat (qui trovate i rapporti completi) – il bilancio è particolarmente pesante e i dati sono paradossalmente deludenti. Almeno rispetto alle aspettative.

Sono dati che raccontano quel che accade ogni giorno sulle nostre strade, cifre che parlano chiaro, senza interpretazioni politiche.

Un numero di 3.030 morti (in leggerissima diminuzione rispetto al 2023 che ne aveva contati 3.039) ma con un aumento, sempre rispetto al 2023, del 4,1% dei feriti che arrivano 233.953 e addirittura 173.364 incidenti.

Una mattanza quotidiana costosissima. Perché se ne scrive in una rubrica come Passione bici? Perché si registrano continuamente leggeri peggioramenti rispetto all’anno precedente e perché normalmente chi va in bicicletta in strada rischia quotidianamente la vita.

I dati statistici Istat sugli incidenti stradali nel 2024

Entriamo nel dettaglio: rispetto ai dati dello scorso anno c’è stato un leggerissimo calo delle vittime fra i pedoni (quelli che spesso vengono falciati sulle strisce pedonali) e un leggerissimo calo anche in questo caso delle vittime fra i ciclisti, che rimangono comunque 185, il che vuol dire che 185 persone durante il 2024 sono uscite in bicicletta e non sono mai tornate a casa.

infografica incidenti 2024
Immagini: Istat

E se 185 vi sembrano poche, provate a pensare di mettere all’interno di quel numero anche solo uno dei vostri amici o uno dei vostri parenti. Il punto di vista cambierebbe immediatamente.

La grande parte degli scontri (quelli che sui giornali vengono definiti incidenti) è dovuta a comportamenti umani scorretti (15,7% distrazione alla guida, 13,5% mancato rispetto della precedenza, 8,6% eccesso di velocità) ed è imputabile a guidatori di veicoli a motore (93,8%), mentre il resto a pedoni, ciclisti e monopattinisti).

La guida distratta, la mancata precedenza e velocità eccessiva sono quindi le prime tre cause: ma la velocità diventa la prima negli incidenti mortali in città.

Purtroppo nonostante ogni sforzo possibile (inefficace evidentemente) si continua a rilevare un numero elevatissimo di morti sulle strade urbane, sempre sopra al 70%, quasi come se fosse una specie di dato fisso; dato che fa pensare che la maggioranza di incidenti con morti r feriti avviene sulle strade delle nostre città e nelle immediate vicinanze.

Le città nelle quali abitiamo e nelle quali spesso siamo tenuti in ostaggio da un traffico irrispettoso di qualsiasi regola del Codice della Strada.

Per aggiungere qualche altro numero possiamo parlare di quanto vale economicamente questa mattanza annuale. Sono circa 18 miliardi di euro in costi sociali che corrispondono circa all’1% del Pil nazionale.

I costi sociali sono quelli dovuti all’uscita delle ambulanze, alle giornate di lavoro perse, ai costi sostenuti dalla comunità per curare i feriti e per far fronte all’impegno di forze dell’ordine o dei tribunali per i processi ai responsabili di incidenti.

Provate a pesare quanto meglio potrebbero essere spesi quei soldi, in attività orientate al miglioramento della nostra vita.

Questi sono i numeri di quest’anno che non evidenziano l’inversione di tendenza che ci si auspicherebbe se le aspettative del Ministero legate agli inasprimenti delle pene del CdS stessero funzionando.

Purtroppo l’invarianza dei numeri dice che se non si comincia a fare investimenti in educazione e prevenzione, a cominciare dalla scuola, non ci potrà essere nessun esito favorevole per la riduzione di morti feriti sulle strade.

Se non si abbatte il feticcio della velocità, anche in ambiti non adatti, non ci saranno risultati apprezzabili. E su quelle strade continuiamo a esserci tutti, a volte per lungo tempo, a volte per una manciata di minuti. Sempre esposti agli stessi rischi.

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Marco FardelliMarco Fardelli architetto e designer, ogni anno percorre circa 3.500 km in bicicletta in città, in ogni stagione, per "razionalizzare la mobilità urbana cambiandone l'orientamento, i mezzi e i metodi di spostamento" | Facebook | CityBustoBike

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