Infanzia difficile, danni alla sostanza bianca del cervello secondo uno studio USA

Maggio 5, 2025 - 02:30
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Infanzia difficile, danni alla sostanza bianca del cervello secondo uno studio USA

L’infanzia segnata da avversità può alterare la struttura cerebrale

Un’importante ricerca condotta dal Brigham and Women’s Hospital nel Massachusetts e pubblicata su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) ha rivelato come le esperienze traumatiche o stressanti durante l’infanzia – quali povertà, conflitti familiari, instabilità sociale e problemi di salute mentale nei genitori – possano compromettere in modo duraturo la sostanza bianca del cervello.

 

Questa parte del cervello, cruciale per la comunicazione tra neuroni e quindi per l’elaborazione cognitiva, è stata esaminata attraverso la metrica dell’anisotropia frazionaria (FA), una misura che riflette l’integrità delle fibre nervose.

 

Uno studio su larga scala: oltre 9.000 bambini esaminati

Lo studio ha coinvolto 9.082 bambini di 9 e 10 anni, sottoposti a scansioni cerebrali e a interviste, insieme ai loro genitori, su un ampio ventaglio di esperienze potenzialmente traumatiche. Tra queste figurano dipendenze familiari, assenza di cure mediche, insicurezza abitativa e contesti sociali difficili. I dati raccolti sono stati incrociati con i risultati delle scansioni cerebrali.

 

Il risultato ha mostrato un chiaro collegamento: più alta è l’esposizione ad avversità, più bassa è la qualità della materia bianca cerebrale, con un impatto visibile su abilità cognitive come matematica e linguaggio nei tre anni successivi.

 

Un impatto diffuso, non circoscritto

Secondo la neurologa Sofia Carozza, coautrice dello studio, questi cambiamenti non si limitano a specifiche aree cerebrali, ma si estendono in modo pervasivo a tutta la struttura della sostanza bianca. Ciò suggerisce che l’ambiente in cui cresce un bambino può influenzare profondamente e diffusamente lo sviluppo del cervello.

 

Questa scoperta amplia la comprensione del legame tra contesto sociale e neuroplasticità infantile, spostando l’attenzione dai soli traumi gravi a forme più sottili ma persistenti di disagio ambientale.

 

Speranza e resilienza: il ruolo protettivo dell’ambiente positivo

Nonostante la natura preoccupante dei risultati, emerge anche un elemento di speranza. La presenza di genitori affettuosi e coinvolti, così come un solido supporto della comunità, sembrano esercitare un effetto protettivo contro il degrado della materia bianca. Secondo i ricercatori, questi fattori possono attenuare gli effetti negativi dell’adversità e contribuire a uno sviluppo cerebrale più sano.

 

Come afferma la dottoressa Carozza, “Il cervello si aspetta stabilità e relazioni positive per svilupparsi correttamente. L’ambiente in cui cresciamo non solo modella il nostro corpo, ma anche le opportunità che avremo nella vita”.

 

Fonte originale dello studio:
Carozza et al., Proceedings of the National Academy of Sciences, 2025 – PNAS

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