Jurassic World: la scienza dice che è impossibile ricreare i dinosauri

La scienza svela perché non potremo mai riportare in vita i dinosauri come in Jurassic World: DNA degradato, limiti evolutivi e ostacoli genetici.

Lug 2, 2025 - 09:58
Lug 2, 2025 - 10:10
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Jurassic World: la scienza dice che è impossibile ricreare i dinosauri

Quando nel 1993 Steven Spielberg portò sul grande schermo Jurassic Park, il pubblico rimase folgorato. L’idea di un parco a tema popolato da dinosauri vivi, ricreati grazie al DNA recuperato da antiche zanzare intrappolate nell’ambra, accese la fantasia collettiva. Oggi, con la saga di Jurassic World, il mito si rinnova, ma la scienza è costretta a riportarci con i piedi per terra: ricreare i dinosauri, almeno come li vediamo al cinema, è impossibile.

Il mito dell’ambra e del DNA intatto

Alla base del sogno di Jurassic Park c’è un concetto affascinante: estrarre DNA dai residui di sangue fossilizzato nelle zanzare rimaste imprigionate nell’ambra per milioni di anni. Sfortunatamente, la realtà è molto diversa. Studi scientifici hanno dimostrato che il DNA ha una durata limitata. Anche nelle condizioni più favorevoli, le molecole di DNA si degradano nel tempo, frammentandosi irreversibilmente. Secondo una ricerca del 2012 pubblicata su Proceedings of the Royal Society B, il tempo massimo di sopravvivenza del DNA è stimato in circa 6,8 milioni di anni — e questo in condizioni ideali, come basse temperature e assenza di umidità. I dinosauri, però, si sono estinti circa 66 milioni di anni fa, ben oltre questo limite temporale.

In altre parole, anche ammesso di trovare un campione perfettamente conservato in ambra, il DNA dinosauro sarebbe ormai troppo deteriorato per poter essere ricostruito.

Il problema dei “buchi” nel genoma

Nel film, gli scienziati della InGen colmano i vuoti nel DNA dei dinosauri usando geni di rane o altri animali moderni. Una soluzione creativa sul grande schermo, ma irrealistica nella pratica. Il genoma di un essere vivente è un puzzle straordinariamente complesso, con miliardi di “tessere” uniche. Non esiste un manuale per sapere dove inserire sequenze di DNA estranee senza provocare malformazioni, incompatibilità o addirittura la morte dell’embrione. Colmare “buchi” nel genoma con DNA di specie diverse porterebbe a creare chimere genetiche, organismi non funzionanti o, comunque, ben lontani dall’aspetto e dal comportamento di un vero dinosauro.

L’evoluzione non si può invertire

C’è chi propone di “riportare indietro” gli uccelli moderni, discendenti diretti dei dinosauri, modificandoli geneticamente per riattivare caratteristiche ancestrali come la coda lunga o i denti. È il campo della cosiddetta reverse evolution. Ma anche qui, le difficoltà sono enormi: il genoma degli uccelli si è evoluto per decine di milioni di anni e molti geni dinosaureschi potrebbero essere definitivamente persi o inattivabili. Inoltre, riportare un organismo complesso allo stato dei suoi antenati significherebbe alterare processi di sviluppo estremamente delicati, con rischi etici, biologici e legali.

Il fascino resta, ma è fantascienza

In sintesi, la scienza ci dice chiaramente che non vedremo mai un vero T. rex passeggiare in un parco a tema. L’idea è e resta una meravigliosa fantasia cinematografica. Tuttavia, gli studi sul DNA antico (paleogenetica) hanno fatto enormi passi avanti e ci hanno permesso di sequenziare genomi di specie estinte come il mammut lanoso o l’uomo di Neanderthal. Ma si tratta di creature estinte da poche decine di migliaia di anni, non da decine di milioni.

Dunque, Jurassic World continuerà ad affascinare al cinema. Nella realtà, però, il regno dei dinosauri rimane confinato ai fossili, ai musei e, naturalmente, alla nostra immaginazione.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia