La nuova frontiera delle bibite gourmet è il tè

Da bevanda da fast food a prodotto di alta gamma. È la parabola del tè freddo, che negli ultimi anni ha conosciuto una trasformazione sorprendente, grazie a marchi che hanno scelto di puntare sulla qualità delle foglie, sull’eleganza del packaging e sulla sostenibilità dei processi produttivi.
A dettare il passo, come spesso accade, sono stati i francesi. Dammann Frères, storica maison del tè parigina, ha portato il suo savoir-faire nelle lattine: infusioni fredde in versione prêt-à-porter, dai blend fruttati come Passion Framboise ai tè verdi rinfrescanti come Happy Green. Una proposta che richiama l’universo dell’alta pasticceria e che trasforma una bevanda quotidiana in un gesto di stile e traghetta il tè in una dimensione nuova, pronto per diventare la bevanda sostenibile, di benessere, fresca e buona, senza dimenticare il glamour di un brand di lusso con confezioni e grafiche decisamente contemporanee.
Dall’altra parte dell’Atlantico, il brand che più si distingue è Teatulia: tè biologici e sostenibili coltivati in Bangladesh, imbottigliati in lattina in varianti come White Peach, Wildberry Oolong e Watermelon Black. Un progetto che lega etica e gusto, rivolto a un pubblico giovane e consapevole: lattina smart, snella e coloratissima, tocchi green per non perdere il focus.
Sempre negli Stati Uniti, la classifica dei migliori tè freddi non zuccherati di Serious Eats ha premiato Uncle Matt’s Organic Brewed Unsweet Tea, prodotto con tè biologico e apprezzato per l’equilibrio tra tannini e freschezza: sicuramente meno glamour ma ugualmente posizionato verso una qualità e una tracciabilità, e rigorosamente senza zucchero per intercettare i tanti giovani attenti al benessere e alla dieta, ma alla ricerca di qualcosa di più intrigante dell’acqua. Per chi non ha bisogno di storie, Pure Leaf continua a rappresentare una delle alternative più solide e diffuse, con infusi autentici e senza aromi artificiali.
Qualcuno sta anche tentando di sfruttare l’onda, cercando di riposizionarsi in fascia premium senza averne la qualità: come Saint James, biologico ma penalizzato dalla presenza di stevia, Ryl, tecnologico ma dal gusto percepito come artificiale, Gold Peak di Coca-Cola e l’iconico AriZona, che punta più sul design della lattina che sulla raffinatezza degli infusi.
In Europa cresce anche la produzione conto terzi per private label di alta gamma: in Italia aziende come Stramondo offrono soluzioni personalizzate per chi vuole creare un proprio marchio di tè freddo gourmet, segno che la strada è spianata e c’è un mercato vivace da conquistare.
Infine, c’è chi sceglie il vetro per sottolineare ancora di più l’aspetto luxury. È il caso di Kollo, che propone cold brew single origin imbottigliati in bottiglie dal design da spirits. Posizionamento altissimo, prezzo conseguente, e storytelling sulla qualità per definire un prodotto che potrebbe avere successo anche in miscelazione, o nei tanti bar di hotel di lusso pronti a cavalcare l’onda del soft drink sempre più di livello.
Ma non è finita qui: il passo successivo sembra già scritto, ed è lo sparkling tea, un fenomeno nato nei Paesi nordici e ormai diffuso anche nelle wine list dei ristoranti stellati. Si tratta di blend di tè pregiati e botaniche che vengono prodotti frizzanti come uno spumante, serviti in bottiglia da spumante e proposti spesso come alternativa analcolica o poco alcolica al vino. L’eleganza del tè incontra l’effervescenza, trasformando la degustazione in un’esperienza gastronomica a tutti gli effetti. Un segnale ulteriore che il mondo del tè ha smesso di essere “soft drink” per diventare lifestyle.
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