La prima procedura d’infrazione UE secondo il Media Freedom Act è contro l’Ungheria di Orbán
Bruxelles – Quattro mesi dopo l’entrata in vigore della maggior parte delle norme previste dal nuovo European Media Freedom Act, la Commissione europea batte un primo colpo. Il bersaglio è il ‘solito sospetto’, Viktor Orbán. La procedura d’infrazione avviata oggi contro Budapest è un avvertimento – a pochi mesi dalle elezioni – all’autocrazia elettorale ungherese, come l’ha definita di recente il Parlamento europeo.
La lettera di costituzione in mora recapitata a Budapest è perentoria e decreta la “mancata conformità a diverse disposizioni della legge europea sulla libertà dei media (EMFA) e ad alcuni requisiti della direttiva sui servizi di media audiovisivi (AVMSD)”. In particolare, Bruxelles ritiene che l’Ungheria non rispetti le norme relative all’ingerenza nel lavoro dei giornalisti e dei media nel Paese, “limitandone le attività economiche e la libertà editoriale”. Inoltre la legislazione ungherese non offrirebbe una “protezione adeguata delle fonti giornalistiche e delle comunicazioni riservate, né una protezione giurisdizionale efficace in caso di violazione di tali diritti”.
Budapest è bocciata su tutta la linea: non rispetta i requisiti relativi ai media di servizio pubblico, alla trasparenza della proprietà dei media, alla valutazione delle concentrazioni nel mercato dei media e all’assegnazione della pubblicità statale. Infine, l’Ungheria “viola anche alcuni requisiti relativi alle autorità nazionali di regolamentazione dei media ai sensi della direttiva AVMSD”.
Il governo ungherese ha ora due mesi di tempo per rispondere alle criticità sollevate. Dopodiché, il rischio è che la Commissione emetta un parere motivato, anticamera del ricorso alla Corte di Giustizia dell’UE e di potenziali sanzioni economiche. Una prima risposta – poco conciliante, per usare un eufemismo – è stata affidata al portavoce del primo ministro, Zoltan Kovacs, che dal suo account X si è scagliato contro la Commissione europea. “È incredibile – ha scritto in un post -, Bruxelles sta avviando un altro procedimento contro l’Ungheria, sulla cosiddetta libertà dei media. Nel frattempo, in Ucraina, i parlamentari dell’opposizione vengono incarcerati e gli si impedisce di viaggiare, i media dell’opposizione vengono censurati o chiusi e miliardi di euro vengono sottratti dai cittadini europei dalla mafia bellica brussellese-ucraina”.

Ampliando lo sguardo, la procedura d’infrazione avviata oggi non è solo un avvertimento ad un Paese che in primavera è chiamato alle urne, ma anche ad altri tra i 27. Polonia, Grecia, la stessa Italia, non hanno fatto finora molto per recepire il Media Freedom Act e rischiano di finire sotto la lente di ingrandimento di Bruxelles. Secondo Sandro Ruotolo, eurodeputato del Partito Democratico, la mossa della Commissione europea è “un segnale politico chiarissimo”. Cioè che “L’Europa non tollererà più violazioni della libertà di stampa e dell’indipendenza dei media”.
Per l’eurodeputato dem, “oggi tocca a Budapest, ma l’Italia non può sentirsi al riparo“. Secondo il rapporto annuale del Centro per il Pluralismo e la Libertà dei Media dell’Istituto Universitario Europeo, lo Stivale è considerato un Paese “a rischio medio alto”: dalla mancata protezione contro lo spionaggio ai danni di giornalisti e redazione, al sistema di nomine del Consiglio d’Amministrazione della RAI, le violazioni alla nuova legge europea esistono da tempo.
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