Legge Tortora, la destra se la rimangia per non avere conflitti con le toghe…

La proposta di legge per l’istituzione della giornata per le vittime di errori giudiziari potrebbe finire su un binario morto la prossima settimana. Infatti due giorni fa il presidente della Commissione giustizia della Camera, Ciro Maschio, ha annunciato durante la seduta d’Aula che non si è riusciti a votare gli emendamenti e a dare mandato ad un relatore. Pertanto, la discussione in Assemblea tornerà ad avere ad oggetto il progetto di legge indicato dal gruppo di opposizione interessato, cioè quello di Italia Viva, nella sua versione originale, a cui le altre proposte restano abbinate.
Le opzioni ora sono due: cassare definitivamente il provvedimento o rispedirlo in Commissione. Eppure il 3 dicembre 2024 era stato adottato dalla II di Montecitorio un testo base che aveva riunito le proposte dei deputati Davide Faraone (Iv), Ingrid Bisa (Lega) e Pietro Pittalis (Forza Italia). Secondo il provvedimento, la giornata sarebbe dovuta essere quella del 17 giugno, giorno dell’arresto del conduttore televisivo Enzo Tortora. Ogni anno le scuole avrebbero dovuto organizzare giornate di sensibilizzazione sul valore del giusto processo e su quello della presunzione di non colpevolezza quale regola di giudizio. Poi tutto si è arenato nelle sedute successive, quando i gruppi non hanno trovato una quadra sui 37 emendamenti. Non sono arrivati neanche i pareri del Governo. Il motivo? Era chiaro da mesi: il Governo ha inserito questa riforma nella lista di quelle congelate in attesa che venga portata a casa la separazione delle carriere.
Prima di questo eventuale traguardo da raggiungere con il referendum costituzionale occorre abbassare i toni nello scontro con la magistratura e non mettere in campo riforme che potrebbero minare la credibilità delle stesse toghe agli occhi di un elettorato di destra favorevole ai magistrati. Insieme a questa pdl è stata messa ai box la riforma sulla custodia cautelare, il ddl per limitare l’uso dei captatori informatici, le linee guida sui criteri dell’azione penale da imporre alle procure, l’istituzione di una Commissione d’ inchiesta monocamerale sulla magistratura voluta dal forzista Enrico Costa. L’indicazione arriverebbe direttamente da Palazzo Chigi, dalla premier Giorgia Meloni. Nordio e le forze di maggioranza si sono dovute adeguare non senza qualche mal di pancia. La presidente del Consiglio non vuole trasformare in vittime, agli occhi degli elettori, le toghe sulla cui schiena l’Esecutivo e la maggioranza hanno posto un bersaglio.
Questo perché durante le audizioni fu sentito l’ex presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, che disse: “Dubito che una giornata in memoria delle vittime degli errori giudiziari possa raggiungere un risultato utile, una sensibilizzazione diffusa dell’opinione pubblica e della cittadinanza su questo tema credo porti poco. Il problema è rendere più attenti gli operatori di giustizia più che la collettività. Il pericolo è di indurre sfiducia pubblica nel sistema giudiziario e dare un messaggio in controtendenza rispetto alle numerose giornate in memoria della legalità. È come se volessimo istituire una giornata in memoria delle vittime degli errori diagnostici e terapeutici, che sono un dramma come l’errore giudiziario”. Questa narrazione messa in atto dall’ex vertice dell’Anm è proseguita anche con la giunta nuova. Se questo racconto si rafforzasse nella mente dei cittadini potrebbe indurre una parte di coloro che andranno alle urne ad esprimersi sulla separazione delle carriere a votare NO per non dare un’ennesima clava in testa ai magistrati.
Ipotesi da scongiurare per Meloni&Co dato che ha puntato tutto sulla riforma della giustizia, avendo perso per strada l’autonomia differenziata e il premierato. Lo ha detto durante la discussione in Assemblea chiaramente il deputato di Italia Viva, Roberto Giachetti: “succederà che, nelle prossime settimane, arriverà la richiesta di rinvio in Commissione, rimandandola ad altri momenti, perché c’è l’ipocrisia e c’è anche la paura. Una paura un po’ strana, però, signora Presidente, perché ci è stato spiegato ampiamente sui giornali e nelle interviste che non si vuole fare questo provvedimento così devastante per non urtare la sensibilità dei magistrati, in particolare dell’Associazione nazionale magistrati, che si sono messi contro questa proposta di legge e non li si vuole, come dire, irritare perché già c’è il provvedimento principale, quello sulla separazione delle carriere, che dev’essere portato in porto”.
Qual è la tua reazione?






