Leoncavallo, a Milano sfrattato il centro sociale dopo 31 anni

Sfrattato dopo 31 anni il centro sociale Leoncavallo di Milano. Questa mattina sono intervenuti sul posto, in via Watteau, diversi agenti e mezzi della Polizia di Stato e l’ufficiale giudiziario. All’interno dei locali, occupati dal 1994, non era presente nessuno. “Ci stanno sgomberando! Accorrete numerosi in via Watteau”. Questo l’appello che avevano lanciato dagli attivisti del centro sociale attraverso i social network.
Meloni: “No a zone franche”
“In uno Stato di diritto non possono esistere zone franche o aree sottratte alla legalità. Le occupazioni abusive sono un danno per la sicurezza, per i cittadini e per le comunità che rispettano le regole. Il Governo continuerà a far sì che la legge venga rispettata, sempre e ovunque: è la condizione essenziale per difendere i diritti di tutti”. Lo scrive sui social la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Piantedosi: “Sgombero Leoncavallo chiude lunga stagione illegalità”
“Lo sgombero del centro sociale Leoncavallo segna la fine di una lunga stagione di illegalità. Per trent’anni quell’immobile è stato occupato abusivamente. E al danno si è aggiunta la beffa: lo Stato costretto persino a risarcire i danni dell’occupazione. Oggi finalmente viene ristabilita la legalità”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. “Il governo ha una linea chiara: tolleranza zero verso le occupazioni abusive. Dall’inizio del nostro mandato sono già stati sgomberati quasi 4mila immobili, tra alloggi di edilizia residenziale pubblica ed edifici di particolare rilievo. Lo sgombero del Leoncavallo è solo un altro passo di una strategia costante e determinata che porteremo ancora avanti”, conclude Piantedosi.
Salvini: “Finalmente si cambia dopo decenni di illegalità tollerata”
“Decenni di illegalità tollerata, e più volte sostenuta, dalla sinistra: ora finalmente si cambia. La legge è uguale per tutti: afuera!” ha scritto sui social il leader della Lega Matteo Salvini commentando lo sfratto del Leoncavallo.
Sindaco Sala: “Non avvisati dello sgombero”
“Ieri ero a Palazzo Marino, impegnato in incontri di lavoro. Ho delegato il vicecomandante della Polizia locale in mia rappresentanza a partecipare al Comitato per l’ordine e la sicurezza che, come consuetudine, si tiene ogni mercoledì. In quella sede non è stato fatto cenno ad alcuno sfratto esecutivo del centro sociale Leoncavallo. Per un’operazione di tale delicatezza, al di là del Comitato, c’erano molte modalità per avvertire l’Amministrazione milanese. Tali modalità non sono state perseguite. Ho ricevuto stamattina dal prefetto la notizia”. Così il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, in una nota in merito allo sgombero del centro sociale Leoncavallo. “L’intervento sul Leoncavallo era sì previsto, ma per il 9 settembre. In considerazione di questa timeline ufficiale, come Comune avevamo continuato, con i responsabili del Leoncavallo, un confronto che portasse alla piena legalità tutta l’iniziativa del centro. Come sottolineato da alcuni quotidiani, si stavano valutando varie soluzioni a norma di legge, che potessero andare nel senso auspicato”, sottolinea Sala.
“Sono convinto, e l’ho già dichiarato in precedenza, che il Leoncavallo rivesta un valore storico e sociale nella nostra città. È la mia opinione, so che le mie parole non troveranno d’accordo tutti. A mio parere, questo centro sociale deve continuare ad emettere cultura, chiaramente in un contesto di legalità. Da anni e anni è un luogo pacifico di impegno. Confermo la volontà di mantenere aperta l’interlocuzione con i responsabili delle attività del centro sociale” conclude Sala.
Sardone: “Ora no regali al Leoncavallo, centri sociali vanno chiusi”
“Dopo anni di occupazioni finalmente sgomberato il centro sociale Leoncavallo, covo di delinquenti e ritrovo di illegalità e abusivismo da decenni. I compagni devono lasciare lo spazio occupato dove fanno affari illeciti da anni nel silenzio complice della sinistra. Nonostante gli appelli e la solidarietà vergognosa di larga parte della sinistra, finalmente la legalità è stata ripristinata. Ora il comune di Milano non osi concedere, con bandi di favore, uno spazio pubblico a questi criminali come purtroppo successo con il Lambretta. No a regali ai centri sociali! Serve attenzione massima anche per possibili immediate occupazioni altrove. Ricordo tra l’altro le vergognose dichiarazioni passate del sindaco Sala che aveva definito il Leoncavallo un valore storico per Milano. Ora la sinistra ci eviti gli attestati di stima verso gli antagonisti: i centri sociali vanno solo chiusi!”. Così in una nota Silvia Sardone, vice segretario della Lega e consigliere comunale
Don Gino Rigoldi: “Morte naturale per un luogo di accoglienza”
Quella del Leoncavallo “è stata una sorte di morte naturale di un luogo che ha espresso grande socialità e solidarietà”. Lo dice a LaPresse don Gino Rigoldi, sacerdote che nel corso degli anni più volte si è recato presso il centro sociale di Milano. Il Leoncavallo nel corso del tempo “è stato un luogo di accoglienza, che ha cercato di creare una cultura di risposta alle oppressioni. In difesa della libertà. Alcune attività sono andate bene, altre male”, aggiunge don Rigoldi, ricordando che negli ultimi tempi tutto “si è un po’ logorato”.
Il Leoncavallo, storico centro sociale di Milano
Il Leoncavallo è uno storico centro sociale autogestito di Milano, fondato nel 1975 e considerato, nella cultura di massa, l’archetipo dei centri sociali italiani.. Inizialmente situato in via Leoncavallo, nel quartiere Casoretto — da cui prendeva il nome — è stato poi trasferito per un breve periodo in via Salomone, prima di stabilirsi definitivamente in via Watteau, dove è rimasto dal 1994 fino allo sgombero odierno.
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