‘Lista stupri’ in una scuola a Modena: la condanna del Comune
Sui muri di un bagno di una scuola di Modena, l’Istituto tecnico Fermi che ha sede in via Luosi, nelle ultime ore è comparsa una “lista degli stupri”, cioè un elenco in cui comparirebbero i nomi di donne (studentesse e docenti), indicate come destinatarie di violenza sessuale. Fatti simili sono accaduti, nei giorni scorsi, anche in alcuni licei di Roma. “Quello che è accaduto all’Istituto Fermi è grave e desta preoccupazione – ha dichiarato l’assessora alle Politiche educative del Comune di Modena, Federica Venturelli, intervenendo a proposito dell’episodio -. A nome di tutta l’amministrazione comunale esprimo solidarietà a studentesse, studenti e a tutto il personale scolastico, in particolare alle ragazze coinvolte, che non sono sole e hanno le istituzioni dalla loro parte. Grazie anche alla scuola, per aver agito con tempestività, denunciando l’accaduto alle forze dell’ordine“.
Il Comune: “Fatto grave e preoccupante”
Per Venturelli, “la scuola deve essere uno spazio laico e sicuro; il luogo principale per dibattere, fare prevenzione e divulgare modelli di relazioni sane, basate sulla conoscenza del proprio corpo, sulla propria salute, sul dialogo, sulla parità e sulla libertà di scelta. La violenza maschile sulle donne e la salute riproduttiva delle ragazza e dei ragazzi riguardano tutti e tutte noi ed è proprio nella fascia d’età di 11-18 anni che si cominciano a costruire le relazioni, l’identità, si sviluppa il senso del limite e si costruisce il linguaggio del corpo e del consenso, ma spesso ragazze e ragazzi si trovano sprovvisti degli strumenti necessari per comprendere quello che stanno vivendo ed è qui che la scuola può giocare un ruolo chiave, gettando le basi per la costruzione di una società migliore”. Infine, per l’assessora, “così come ci sono ragazze e ragazzi molto consapevoli, perché hanno famiglie che offrono dialogo e strumenti per cercare le risposte, ce ne sono, però, molti altri che non hanno mai affrontato questi temi e rischiano di non avere i mezzi per comprendere quello che stanno vivendo”. “Crediamo che la scuola sia un vero e proprio presidio di democrazia, nel momento in cui accoglie la possibilità di essere uno spazio libero, in cui tutte e tutti possano avere l’opportunità di confrontarsi su temi complessi come quelli legati alla sfera sessuo-affettiva. Tutti dovremmo sentirci responsabili del futuro dei giovani, eppure l’Italia rimane uno dei sei Paesi dell’UE in cui non è prevista l’educazione sessuo-affettiva come materia scolastica obbligatoria. Gli altri Stati sono Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania”.
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