L’Ue (quasi) in linea con i target climatici. Ora si guarda al 2040, Ribera: “Tagliare il 90 per cento delle emissioni”

Bruxelles – L’Ue potrebbe raggiungere sul filo di lana gli obiettivi climatici che si è posta per la fine del decennio. Da quanto emerge dalle ultime proiezioni della Commissione europea, siamo “sulla buona strada” per ridurre le emissioni nette di gas serra del 54 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Fermandoci a un solo punto percentuale da quanto previsto dalla legge europea sul clima. Tirato un sospiro di sollievo, l’orizzonte si sposta al 2040: per la vicepresidente esecutiva Teresa Ribera, l’obiettivo è “creare le condizioni per arrivare al 90 per cento“.
La proposta legislativa sul target climatico al 2040 è dietro l’angolo: inizialmente prevista per il primo trimestre, è stata rimandata a giugno. Di fronte alle resistenze emerse tra i Paesi membri e al Parlamento europeo, guidate dal deciso arretramento del Partito Popolare Europeo sugli impegni relativi al Green Deal, il commissario Ue per il Clima, Wopke Hoekstra, ha preferito rinviarla ed avviare un ciclo di consultazioni con i governi. Ora, forte dei progressi certificati dalla valutazione della Commissione europea dei piani nazionali per l’energia e il clima (PNEC), sembra orientarsi per mantenere l’obiettivo del taglio delle emissioni del 90 per cento rispetto al 1990, ma offrendo maggiori flessibilità alle capitali.
“Definire un obiettivo chiaro per il 2040 renderà prevedibili le azioni post-2030, rafforzerà la fiducia degli investitori e sosterrà ulteriormente il raggiungimento dei nostri obiettivi per il 2030”, ha dichiarato Hoekstra in conferenza stampa insieme e Ribera e al commissario europeo per l’Energia, Dan Jørgensen. “L’ambizione sulla carta – ha proseguito – deve ora essere accompagnata da azioni concrete. Continuerò a sostenere e a collaborare con gli Stati membri affinché questo obiettivo si realizzi”.
Per ora, i dati sulle emissioni certificano un percorso di lungo periodo di “disaccoppiamento” dalla crescita economica: in trent’anni, le emissioni nette di gas serra dell’Ue sono diminuite del 37 per cento, mentre il Pil del blocco è cresciuto del 68 per cento. “L’Europa sta dimostrando che obiettivi affidabili e prevedibili basati su dati scientifici e una regolamentazione adeguata danno risultati concreti”, ha commentato la vicepresidente esecutiva responsabile per la Transizione pulita. Oltre al (quasi) raggiungimento del target del 55 per cento per il 2030, “se gli Stati membri attueranno pienamente le misure nazionali esistenti e previste e le politiche dell’Ue” si potrà arrivare ad una quota di almeno il 42,5 per cento di energia prodotta da fonti rinnovabili. L’energia pulita “sta diventando la principale fonte di energia elettrica nell’Ue e stiamo riducendo il nostro consumo energetico finale”, ha confermato Jørgensen.
Sulla fetta di energie rinnovabili sul totale Ue, permane ancora un divario dell’1,5 per cento rispetto all’asticella posta da Bruxelles. Ma “se gli Stati membri realizzeranno i loro progetti più ambiziosi, l’obiettivo del 42,5 per cento sarà alla portata”, è convinto l’esecutivo comunitario, che ha adottato misure per accelerare il rilascio delle autorizzazioni e promuovere i progetti nel settore. Più in salita, invece il capitolo sull’efficienza energetica: nonostante il calo del consumo complessivo dal 2021 e “l’ambizione maggiore” dei piani nazionali aggiornati, “permangono notevoli divari” rispetto al cammino che permetterebbe di raggiungere gli obiettivi per la fine del decennio. “Gli Stati membri dovrebbero anche accelerare i tassi di ristrutturazione, attuare piani nazionali globali di ristrutturazione degli edifici e promuovere soluzioni di efficienza energetica per raggiungere e superare gli obiettivi dell’Ue”, sostiene la Commissione. A qualcuno a Roma fischieranno le orecchie.
Bruxelles “continuerà quindi a sostenere gli Stati membri nei loro sforzi di attuazione e nel colmare le lacune rimanenti“, assicura l’esecutivo Ue. Lacune a rischio soprattutto per i tre che ancora non hanno presentato i loro piani nazionali definitivi, Belgio, Estonia e Polonia. “Devono farlo senza indugio”, intima la Commissione.
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