L’uso diagnostico e terapeutico del microbiota diventerà realtà entro i prossimi 5-10 anni


Questa prospettiva emerge da un articolo pubblicato su Cell da esperti del Gemelli e dell’Università Cattolica. L’articolo riassume i risultati della ricerca e le possibili future applicazioni cliniche del microbioma e fornisce istruzioni per i medici.
L’uso sia diagnostico che terapeutico del microbiota diventerà realtà entro i prossimi 5-10 anni.
Emerge da un articolo “informativo” pubblicato su Cell, scritto da medici per medici, per informare i clinici che una serie di preziose applicazioni diagnostiche e terapeutiche basate sul microbioma potrebbero essere dietro l’angolo e colmare il divario di comunicazione tra ricercatori di base e clinici, che ne sta rallentando l’implementazione.
È necessaria una maggiore comunicazione tra la ricerca di base e quella clinica per accelerare l’arrivo di questo prezioso strumento al letto del paziente.
Le possibili applicazioni diagnostiche e terapeutiche sono molteplici: dalla lotta contro la resistenza agli antibiotici allo screening del cancro del colon, dalla previsione della risposta all’immunoterapia al potenziamento della sua efficacia nella lotta contro il cancro.
Il dottor Gianluca Ianiro, ricercatore in Gastroenterologia dell’Università Cattolica e dirigente medico dell’Unità di Gastroenterologia del Policlinico IRCCS Gemelli, spiega: “Abbiamo pensato che fosse arrivato il momento di fare il punto sulle possibili applicazioni cliniche del microbioma. Nonostante l’enorme quantità di ricerche e studi sul microbioma, le applicazioni cliniche sono ancora molto scarse, a volte non del tutto ortodosse, a volte “primitive”. Ma questo cambierà presto, perché il microbioma è l’obiettivo perfetto per la medicina di precisione, specifico per ogni individuo e variabile nella composizione a seconda degli eventi della vita e della dieta”.
Allora perché non viene ancora applicato nella pratica clinica?
“A causa di una serie di sfide, di ‘freni'”, spiega la dottoressa Serena Porcari, UOC di Gastroenterologia presso la Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS e prima autrice dell’articolo su Cell.
Il primo è biologico: è difficile identificare legami causali tra la composizione del microbioma e le malattie a causa dell’eterogeneità e della complessità del microbioma intestinale. Il secondo è metodologico: gli studi clinici sul microbioma sono complessi perché devono tenere conto della dieta, dei farmaci assunti e delle influenze ambientali nella loro progettazione; Mancano anche protocolli standardizzati per la sua analisi.
Il terzo è logistico: mancano studi multicentrici su larga scala perché la maggior parte delle evidenze in questo campo proviene da ricerche accademiche condotte da singoli centri con campioni di piccole dimensioni (anche i finanziamenti sono scarsi). C’è poca comunicazione tra medici e scienziati di base.
L’ultimo “ostacolo” è culturale: la limitata familiarità della maggior parte dei medici con il microbioma impedisce l’applicazione clinica dei dati della ricerca.
Tuttavia, i risultati ottenuti finora suggeriscono prospettive di utilizzo sia diagnostico che terapeutico del microbiota entro i prossimi 5-10 anni (soprattutto sul fronte diagnostico).
Il professor Antonio Gasbarrini, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia e Ordinario di Medicina Interna presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Direttore dell’Unità Operativa di Medicina Interna e Gastroenterologia e del Centro per le Malattie dell’Apparato Digerente (CEMAD) della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli IRCCS spiega: “Nel primo caso il microbiota potrebbe essere utilizzato come biomarcatore per la malattia precoce; In questo ambito, gli studi più convincenti fino ad oggi sono quelli sul cancro del colon. Oppure potrebbe essere utilizzato come predittore della risposta alla terapia (ad esempio, l’immunoterapia in oncologia), oppure il microbiota potrebbe essere utilizzato per la diagnosi differenziale tra colite ulcerosa e malattia di Crohn.
Dal punto di vista terapeutico, abbiamo diverse direzioni. Uno è il trapianto fecale, che si sta affinando sempre di più e si sta spostando verso i consorzi microbici (una sorta di cocktail di microbi selezionati, già utilizzati per la cura della colite da Clostridium difficile).
Un’altra prospettiva promettente è quella dei batteriofagi, virus che colonizzano i batteri patogeni e li distruggono (fagi “litici”); E infine, c’è l’ingegnerizzazione dei probiotici (produttori o vettori di composti benefici).
Il professor Giovanni Cammarota, ordinario di Gastroenterologia all’Università Cattolica e Direttore della UOC di Gastroenterologia all’IRCC A. Gemelli afferma: “acceleriamo l’uso del microbioma nella pratica clinica attraverso diverse azioni possibili”. Standardizzando la ricerca e la comunicazione dei test del microbiota da un laboratorio all’altro; migliorare la progettazione delle sperimentazioni cliniche; affinare il razionale degli studi (comprendere i meccanismi attraverso la ricerca di base e costruire studi clinici sui risultati di questa ricerca); collegare il mondo della ricerca con quello dei clinici, fornendo formazione e promuovendo l’interdisciplinarietà.
“La prima cosa ad arrivare nelle cliniche, sarà un test di screening del cancro del colon che può guidare l’indicazione per la colonscopia per le persone che, oltre a un test del sangue occulto fecale positivo (FIT, Fecal Immunochemical Test), hanno un particolare tipo di microbiota”.
Un altro test all’orizzonte è quello di prevedere la risposta all’immunoterapia nei pazienti oncologici (i dati più solidi acquisiti finora sono sul cancro del polmone e sul melanoma).
Sul fronte terapeutico, oltre alle indicazioni accertate per il trapianto di microbiota per la colite da Clostridium difficile, le prossime applicazioni riguarderanno l’eradicazione di batteri multiresistenti (MDR) come la Klebsiella nelle infezioni intestinali o prima che causino danni (ad esempio in pazienti in attesa di trapianto d’organo).
La prossima frontiera sarà quella di utilizzare il microbiota per potenziare l’azione dell’immunoterapia in oncologia.
The post L’uso diagnostico e terapeutico del microbiota diventerà realtà entro i prossimi 5-10 anni appeared first on Cronache di Scienza.
Qual è la tua reazione?






