Masterchef 15: tra lacrime e spine si delinea la masterclass con i primi concorrenti da grembiule bianco. Luciano, 92 anni, è l’aspirante Masterchef più anziano di sempre
Le due puntate iniziali del celebre cooking show tra cucina regionale e contaminazioni esotiche
Insieme alla celebrazione della cucina italiana come patrimonio dell’Unesco puntualissimo sotto Natale ricomincia Masterchef, forse il programma di intrattenimento culinario più blasé e patinato della payperview italiana.
Quest’anno il format, alla sua quindicesima edizione, sempre guidato dalla mitica triade Cannavacciuolo, Locatelli e Brabieri cerca di svecchiarsi proponendo alcune variazioni.
I live cooking saranno supervisionati dalla chef Chiara Pavan, una sorta di guida, supervisore, alterego dei giudici nelle prime fasi e nei creative test per chi fosse in bilico tra l’ammissione e l’esclusione, una sorta di limbo dei grembiuli grigi.
La selezione iniziale prevede un meccanismo che attribuisce gli iconici grembiuli secondo una logica articolata. Chi otterrà tre sì, entrerà di diritto nella masterclass, chi ne avrà solo due, prenderà il grembiule grigio e dovrà affrontare un test di creatività. Tutti gli altri verranno rispediti totalmente a casa.
Si con l’all-in, per cui il concorrente potrà avere 10 minuti di tempo invece che 5 davanti alla triade degli stellati, ma senza la possibilità del ripescaggio.
Il range di età dei candidati spazia dai 19 ai 92 anni, neanche fosse un puzzle ravensburger.
Il primo candidato è Matteo, ex grafico di un’agenzia di comunicazione che presenta una seppia scottata mantecata con sugo di zagara e limone, al motto Mattè chef. Il piatto è chiamato cambiare idea, cosa che però non accade per Barbieri, che del no. Parte quindi un improbabile corteggiamento con lo chef Cannavacciuolo che chiede a Matteo una serie di tattiche seduttive irreali, ma alla fine promuove il creativo. Gli viene attribuito il primo grembiule grigio.
Arriva quindi il turno di Vittoria, neo mamma e imprenditrice di 36 anni, che si gioca l’all-in e ha 10 minuti davanti agli chef invece dei classici 5.
Porta quindi dei bottoni di pasta fresca ripieni di pollo alla cacciatora, innaffiati di lacrime, piatto in onore del padre deceduto, chiamato “una promessa è una promessa”.
Vittoria è anche la prima ad entrare di diritto nella masterclass con 3 sì.
Arrivano poi Celestino e la sua famiglia allargata, composta da 9 componenti. Una claque unita dalla religione e dalla convivialità della cucina.
Il piatto dell’unto del signore è composto da cappellacci con tonno, zenzero, limone e ricotta di bufala. Locatelli è dubbioso, non è convinto dal sapore e dice di no.
Barbieri, il più severo dei tre non scioglie la riserva ma poi lo promuove. Con Cannavacciuolo Celestino si gioca la carta della napoletanità, ma il piatto è privo dei pomodori.
Alla fine il dispensatore di pacche, dopo aver tergiversato, promuove il suo conterraneo.
Laurence, soprannominato Flash, proviene dal lago di Garda e sfoggia un marcato accento veneto, nonostante provenga dalla sponda bresciana e lavora solo con prodotti locali.
Porta il piatto “Gabriele d’Annunzio”, che però sia a livello estetico che di gusto non convince. La pasta non è salata. Riesce nell’encomiabile impresa di raccogliere addirittura 4 no.
Spine fatali anche per un’altra concorrente, con la prova più breve della storia del programma.
Si presenta Dounia, giovane moglie di origine marocchina.
Ravioli ripieni di fegatini alla marocchina, porta una fusione tra la cucina veneta e quella marocchina. La storia strappalacrime è servita. Una liason in cui il futuro marito la porta a riprendere a parlare dopo una fase di silenzio. Il piatto “ci vuole fegato” è ben presentato, gradisce l’impiattamento Locatelli che però non se la sente di promuoverla.
Barbieri approva l’idea nell’insieme ed esprime il suo sì. Mentre Cannavacciuolo ha un ruolo più di indagine psicologica. Alla fine accede ai Creative Test.
Arriva poi il turno più esotico, con un concorrente malese accompagnato dal prete. Dopo un riconoscimento all’Italia, il piatto lo rispedisce direttamente a casa.
Tocca quindi a un concorrente albanese, che presenta il piatto Ungra mia, a base di baccalà. Giorgio Locatelli non esita per il sì, Cannavacciuolo invece ritiene il piatto squilibrato e lo boccia.
Bruno Barbieri promuove l’audacia e conferisce il grembiule grigio all’aspirante chef dell’altra sponda dell’adriatico.
Gianluchissimo con il suo “calamarissimo”, ha già l’ardire di giocare l’all-in con un calamaro grondante di olio, ed è subito fuorissimo.
Tocca quindi a Matteo. Oriundo cinese, nato e cresciuto a Bologna, ma dai genitori sino hongkonghesi. Non gioca l’all in. Matteo vive come una sorta di hikikomori, gira solo di notte camminando con fratello e sorella. Molto serafico e tranquillo, vive sostanzialmente isolato dalla realtà. Decide di portare dei gnocchi di patate ripieni di pollo arrosto, apprezzatissimo da Locatelli che loda l’idea e la realizzazione. Barbieri è entusiasta, per cottura e gusto. Anche Cannavacciuolo è d’accordo. Prende di prepotenza tre sì e il grembiule bianco.
Ci sarà poi una tanatoesteta, che ha frequentato una scuola funeraria a Reggio Emilia ed è la prima a portare un dessert. Le opinioni sono contrastanti, il dolce è un po ‘spugnoso e secco.
Cannavacciuolo e Barbieri non perdonano l’errore, ma il solo sì di Locatelli non basta.
Katia decide di giocarsi l’all in, racconta la sua storia di abbandono. Porta un filetto di maiale in crosta, ma è molto indecisa sia sulle motivazioni per Masterchef che nella realizzazione del piatto, combattuta da pulsioni autodistruttive e idee che continuano a cambiare.
Locatelli comunque la promuove, Cannavacciuolo apprezza la cottura della carne e la promuove. Barbieri è il più titubante, ma alla fine la fa passare direttamente in masterclass.
Arriva quindi il vegliardo Luciano, di ben 92 primavere che fa i muscoli ripieni alla spezzina. E sul suo ingresso si interrompe la prima puntata.
Il veterano si presenta con due figli, non gioca l’all-in. Ex militare e ora amministratore delegato di un’azienda di telecomunicazioni, è molto determinato.
L’impiattamento lascia un po’ a desiderare, ma il gusto è molto buono. Anche Cannavacciuolo, dopo una gaffe sulla moglie defunta, apprezza le doti culinarie di Luciano. Locatelli sottolinea l’impiattamento non perfetto, teme che non potrebbe riuscire e dice no. Bruno Barbieri non ha dubbi sul promuoverlo, alla fine è un grembiule grigio.
Si presenta quindi il dentista Alessandro Segantini da Genova, che presenta dei cappellacci ma sbaglia rovesciando l’acqua bollente nel ripieno. Nonostante questo gioca l’all in con il suo “asparago e cappellaccio insieme per la coppa”, lavorato con strumenti da dentista. la promozione di Cannavacciuolo arriva subito, poi anche Locatelli condivide. Barbieri è il più dubbioso, ma alla fine il dentista sarà chef almeno per un po’.
Il belga Hans propone una quaglia che incontra i favori di Locatelli, per la cottura. Antonino invece non fa passare l’eccesso d’olio, mentre Barbieri lo fa passare come grembiule grigio.
La pugliese Giuliana si presenta con crema di favette e cicoria con polpo, piatto tradizionale che convince Locatelli e Barbieri mentre Cannavacciuolo chiede l’intervento della Pavan. La chef critica solo la mancanza di sale e arriva il grembiule bianco e l’ingresso nella classe.
Si presenta la nonna Dorella che gioca l’all-in, con orecchiette tradizionali fatte con salsa di pomodoro cacioricotta e basilico “erano solo capricci”.
Giorgio Locatelli si esprime positivamente, per Cannavacciuolo è un sì con un’orecchietta perfetta. Bruno Barbieri riconosce come il piatto sia ottimo e manda la nonna pugliese direttamente in masterclass.
Il giovane consulente marketing calabrese Massimo decide di giocarsi l’all in, con l’umile ambizione di crearsi una catena di ristoranti pluristellati in giro per il mondo.
Il piatto Fish and Pepe, su cui l’aspirante chef fa autocritica, viene assaggiato in primis da Barbieri, impassibile. Cannavacciuolo esprime le sue perplessità condivise da Locatelli. Per lui l’avventura finisce qui.
L’educatore Simone Peretti evita l’all in e si presenta con la moglie Betty.
Vorrebbe aprire un ristorante e gestirlo con persone disabili, si presenta con il piatto “coccole”.
La frittura è fatta benissimo ma insipida, per Locatelli basta per passare. Barbieri invece critica cottura e gusto e lo boccia, Antonino lo grazia e passa con il grembiule grigio.
Carlotta presenta dei lollipop di quaglia, fa fatica a contenere l’emozione. Vorrebbe cambiare vita con la cucina, dopo essersi dimessa e aver fallito altre alternative. Lollipop d’oriente conquista Giorgio Locatelli, anche Barbieri sembra soddisfatto. Antonino Cannavacciuolo critica la non conoscenza della cucina tradizionale piemontese, ma poi riconosce la realizzazione e spedisce la giovane sabauda direttamente nella masterclass.
E’ il turno di Jolanda, calabro brasiliana. La concorrente presenta una cucina mix tra sapori calabresi e brasiliani, che convince il protagonista di cucine da incubo per il mix tra cocco e nduja. Barbieri invece non crede che la cottura del pesce sia giusta, ma il sì di fa ottenere il grembiule grigio.
Il toscano Niccolò di Massa propone il rollè di coniglio ripieno di scampo, con impiattamento molto ben fatto. Barbieri elogia la resa, Locatelli ribadisce il sì, mentre Antonino chiama la chef Chiara Pavan. L’univoco e corale sì è ribadito da tutti e quattro, così viene assegnato l’ultimo grembiule bianco delle prime due puntate.
di Nicolò Canziani
credit foto Sky
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