Milano sotto inchiesta, perché Meloni e Schlein sostengono Sala nel turbine delle opinioni

Quando le fiamme sono troppo alte, è difficile spegnere un incendio. È quel che sta accadendo nella Milano, capitale economica dell’Italia.
L’inchiesta della magistratura si allarga: ora si contano 74 indagati, compreso il sindaco Giuseppe Sala, il quale si lamenta dicendo di aver appreso da un giornale che anche lui era finito nel tritacarne dei giudici.
Il vero scoglio è adesso questo: si deve dimettere, deve lasciare quella poltrona che lo ha fatto diventare primo cittadino di una metropoli che mezza Europa ci invidia?
Ecco fatto: l’inchiesta non è solo appannaggio di chi deve difendere la democrazia dall’assalto delle toghe, ma diventa, guarda caso, un problema essenzialmente politico. Destra e sinistra non più avversarie: in alcune circostanze, non si capisce dove va l’una e dove si dirige l’altra.
Meloni salva Milano

Giorgia Meloni getta un’ancora di salvataggio a Sala: essere indagati non vuol dire automaticamente che bisogna dimettersi”.
Conte e i 5Stelle sono i più duri: “Deve lasciare subito quella poltrona senza perdere nemmeno un giorno”.
Elly Schlein telefona a Sala e lo conforta: “Vai avanti, non ti preoccupare”. Ma quanto sono vere le sue parole? Sono soltanto aiutate dalla diplomazia e servono per placare l’indignazione. La verità è che forse, in cuor suo, la segretaria vorrebbe che accadesse il contrario: libererebbe il partito da una situazione a dir poco incresciosa.
La verità è che il Pd è diviso, tanto per cambiare. Una parte non ha dubbi e pensa già a chi lo potrà succedere. Non è una decisione di poco conto, vista l’importanza che ha Milano nel panorama economico italiano.
Ragione per cui è inutile fare nomi e tanto meno cognomi. Su questo punto il silenzio è assoluto, perché si può rendere ancora più problematica una situazione già di per sè molto delicata.
A salvare i dem (forse inconsciamente) ci pensa il ministro Guido Crosetto, il quale lancia una precisa accusa contro le toghe: “Debbono smetterla di sostituirsi agli elettori e al legislatore”. In pratica significa che i Pm vanno al di là del limite, oltrepassando una linea che non può essere travolta.
“È una vera e propria esondazione”, precisa l’ex ministro della giustizia Giovanni Flick. “Non si fa giustizia così”, aggiunge.
È il solito dilemma che mette uno di fronte all’altro due poteri dello Stato: il giudiziario e il politico. In vista di una legge che dividerà le carriere tra pm e giudici, la separazione diventa sempre più evidente. Ecco allora ripresentarsi ora che a Milano la corruzione e la politica sono accusate di aiutarsi vicendevolmente.
Mentre a destra, è il presidente del Senato Ignazio La Russa a indignarsi .ed a sostenere che questa giunta di centro sinistra non può continuare a governare la metropoli lombarda, in Forza Italia emergono alcuni dubbi perché “in passato molte importantissime inchieste sono finite nel nulla”. Praticamente tutti assolti o quasi.
I più ondivaghi sono proprio i compagni di partito del sindaco che “deve andarsene se vuole salvarci da uno scandalo che si allarga sempre più”.
È vero: la segretaria di via del Nazareno gli ha telefonato e lo ha spronato a non mollare, ma le molti correnti dei dem sono frastagliate e si augurano che Sala prenda presto la decisione di tornarsene a casa. Dopo l’estate, in autunno, si voterà in sei regioni e questo particolare, se dovesse continuare, non sarà un buon biglietto da visita da presentare a chi andrà alle urne. È troppo importante quella competizione e non bisogna commettere errori, altrimenti la Meloni non dovrà preoccuparsi di nulla.
Il patto con la CISL
In una situazione che non potrebbe essere più bollente, la premier va al congresso della Cisl e commenta i suoi mille giorni a Palazzo Chigi. “Abbiamo creato un milione di nuovi posti di lavoro, mille al giorno, ma non ci fermiamo andiamo avanti”, sostiene soddisfatta.
La platea la applaude calorosamente. Questo è un particolare che non passa sotto silenzio tanto che nella prima pagina dell’Unità di oggi si legge: “Che figuraccia sta facendo quel vecchio sindacato”. Passato mani e piedi alla maggioranza.
Il balletto politico non ha tregua, ogni mossa è valida per creare divisioni.
L’ultima in ordine di tempo la crea il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, un convinto democratico. Che cosa si inventa?
“Si debbono occupare le case sfitte per darle a chi non ha un tetto”. Ilaria Salis esulta, la considera una sua vittoria. Un po’ meno contenti sono i proprietari di case comprate magari a prezzo di duri sacrifici.
Già, ma non esisteva il diritto di proprietà sancito dalla nostra legge? Chissà, forse è stato abolito sotterraneamente mentre si andava dal notaio a chiudere l’atto di compravendita.
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