Mps-Mediobanca, adesioni al 27,1%: la soglia minima è vicina

L’offerta pubblica di scambio lanciata da Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca comincia a prendere slancio. Al termine della seduta del 28 agosto, le adesioni hanno raggiunto il 27,1% dei titoli oggetto dell’operazione. Un progresso significativo rispetto al 19,4% che da giorni rappresentava la soglia stabile, quasi interamente riconducibile al conferimento della quota di Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio. Un’accelerazione che alimenta l’attenzione dei mercati e rende più concreto l’obiettivo dell’istituto senese di scalare la banca di Piazzetta Cuccia.
Il pacchetto Caltagirone spinge l’Ops: soglia minima vicina
Determinante, secondo gli operatori, il conferimento avvenuto ieri: un pacchetto pari al 7,6% del capitale. Nessuna conferma ufficiale sull’origine di questo blocco, ma gli sguardi sono rivolti a Francesco Gaetano Caltagirone. L’imprenditore romano, già protagonista di una lunga partita in Generali e da tempo critico verso la governance di Mediobanca, all’assemblea del 21 agosto si era presentato con una quota appena sotto il 10%, seconda solo a quella di Delfin. Il mercato interpreta quindi la mossa come un suo sostegno concreto all’Ops, destinato a rafforzare la posizione di Mps.
L’offerta, avviata il 14 luglio e in scadenza – salvo proroghe – l’8 settembre alle 17.30, prevede il pagamento del corrispettivo il 15 settembre. Le condizioni: per ogni azione Mediobanca vengono offerte 2,533 azioni Mps. Alla chiusura di Borsa del 28 agosto, il valore implicito era di 20,16 euro per azione, con uno sconto del 3% rispetto alle quotazioni di mercato.
La banca guidata da Luigi Lovaglio ha fissato come obiettivo ideale il raggiungimento del 66,67% del capitale, soglia che consentirebbe il pieno controllo dell’operazione. Tuttavia, Mps si è riservata la possibilità di accettare anche il 35%, considerato il livello minimo irrinunciabile. Una quota che, alla luce dei numeri già confermati e dei blocchi in arrivo, appare oggi a portata di mano. Per sbloccare il pieno utilizzo delle Dta (deferred tax assets), i crediti di imposta differiti che rappresentano un asset cruciale nell’operazione, l’Ops dovrà comunque superare la soglia del 50%.
Il sostegno dei fondi e delle casse previdenziali
Oltre al sostegno certo di Delfin e a quello ormai dato per acquisito di Caltagirone, Mps può contare su un fronte di azionisti che già in passato si è opposto alla linea dell’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel. Un fronte variegato, composto da fondi e casse previdenziali (Enpam, Cassa Forense, Enasarco) e da investitori istituzionali come Amundi, Anima, Tages, oltre alle famiglie Benetton e a Unicredit. Tutti soggetti che avevano contribuito alla bocciatura del progetto su Banca Generali e che oggi potrebbero decidere di sostenere l’offerta, pur mantenendo aperta la possibilità di aspettare condizioni più favorevoli.
La posta in gioco non è soltanto il destino di Mediobanca, ma anche il futuro degli equilibri di sistema del capitalismo italiano. Con l’appoggio dei due principali azionisti privati – Delfin e Caltagirone – Mps potrebbe completare un’operazione destinata a ridisegnare il ruolo di Piazzetta Cuccia, storicamente al centro delle grandi partite di finanza nazionale. Un eventuale successo dell’offerta non significherebbe solo il rafforzamento di Siena, ma anche un riassetto profondo delle relazioni tra banche, investitori istituzionali e grandi famiglie imprenditoriali.
L’articolo Mps-Mediobanca, adesioni al 27,1%: la soglia minima è vicina è tratto da Forbes Italia.
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