Non è un work-out da performance, ma è una ricerca silenziosa di benessere profondo. Tutta la verità sull'approccio somatico basato sulla neurolinguistica e sulla capacità del corpo di rigenerarsi inventato da un étoile
In un’epoca in cui il fitness grida, il corpo pompa e i risultati si desiderano “fast”, esiste un metodo che ci invita a fare l’opposto: sdraiarci, chiudere gli occhi, respirare e rotolare, come onde lente del mare. Ebbene sì, se il cross-fit, al contrario di Kate Middleton, non vi aveva mai convinto, è perché siete fatte di ben altra pasta. Più soft, sì, ma anche più amorevole verso voi stesse.
C’è qualcosa di profondamente più affascinante nel concetto di rallentare per ringiovanire. Questo metodo suona poetico ma in verità ha un nome, una storia da étoile e una filosofia nuova (anzi, antichissima): si chiama metodo Munz Floor, ed è una piccola rivoluzione. Capiamo insieme di che si tratta e quali sono gli esercizi utili per praticarlo.
Com’è nato il metodo Munz Floor
Dalle punte al pavimento: l’eredità silenziosa di un étoile. Alexandre Munz, ex primo ballerino dell’Opéra di Berlino, ha cominciato a sviluppare questo metodo all’inizio degli anni 2000. Schiena distrutta, diagnosi di ernie del disco, medici pronti al bisturi… questo era il suo scenario, lo stesso di molti ballerini di danza classica (e non solo), ma lui ha detto no. Ha detto: «mi sdraio e mi muovo». Lentamente, ossessivamente, millimetricamente. Così ha iniziato a danzare da fermo. E a guarire.

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La cosa davvero bella è che il Munz Floor non è un metodo nato dal marketing. È nato dal dolore e da un corpo che non voleva arrendersi. E oggi attira atleti, ballerini professionisti, persone affette da dolori cronici e chiunque sogni una rigenerazione vera. Non solo muscolare, ma cellulare. Spirituale, persino.
Cos’è e come si pratica il metodo Munz Floor
No, non è stretching, non è yoga, ma è ugualmente un viaggio nello spazio interiore. Immaginate: siete sdraiate, occhi socchiusi, bocca rilassata, lingua appoggiata al palato. Muovete una gamba, poi l’altra, poi vi accartocciate come un foglio d’erba. Nessuno vi guarda, non ci sono specchi. Solo la voce dell’insegnante, bassa e lenta come un audiolibro letto in ASMR.
Il Munz Floor è una pratica controcorrente. Va piano. Richiede presenza, curiosità, vulnerabilità. Non è un work-out da performance, è una ricerca silenziosa di benessere profondo. Si tratta di un approccio somatico basato sulla neurolinguistica e sulla capacità del corpo di rigenerarsi. Piace a chi ha provato tutto e ha capito che forse, meno è più. E, cosa sorprendente, dopo una sessione si dorme meglio, si digerisce meglio, e a volte, si ama anche meglio.

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L’importanza della fascia
Per anni è stata ignorata, considerata un semplice “involucro” passivo attorno a muscoli e organi. E invece oggi sappiamo che la fascia, il tessuto connettivo sottile ma tenace che ci tiene (letteralmente) insieme, è molto di più. Si tratta di una rete tridimensionale e continua che avvolge ogni muscolo, ogni osso, ogni organo, ogni fibra del nostro corpo. Secondo recenti ricerche, rappresenta dal 30 al 40% della nostra massa corporea. Ma soprattutto, da quando nel 2018 un’équipe di ricercatori ha riconosciuto ufficialmente la fascia come un organo a sé stante (sì, l’ottantesimo del corpo umano), le cose sono cambiate.
A differenza del muscolo, che si contrae e si rilassa in modo più evidente, la fascia lavora in modo silenzioso ma costante. È elastica, vischiosa, reattiva. E — qui arriva la parte più affascinante — si rigenera, si ripara, si adatta. Quando stimolata da movimenti molto lenti e profondi, come quelli del metodo Munz, la fascia è in grado di attivare dei veri e propri processi di ringiovanimento: produzione di collagene, di elastina, di acido ialuronico e di altre sostanze fondamentali per la salute dei tessuti. Il tutto, in modo naturale. In pratica, muovendosi in lente spirali a terra, senza scatti né forzature, si può migliorare l’idratazione interna dei tessuti, ridurre le aderenze (cioè quei fastidiosi “appiccicamenti” tra fasce che causano rigidità e dolore), e persino supportare il sistema immunitario e quello nervoso.
Secondo Munz, i suoi movimenti spiraliformi e lentissimi stimolano la produzione naturale di collagene, elastina, acido ialuronico e proteoglicani. Come un siero viso… ma dall’interno. Una vera routine anti-aging, ma in versione corpo intero e senza packaging di plastica.
Gli esercizi utili
È inclusivo, accessibile, silenzioso. A Parigi, Marsiglia, Los Angeles o online: oggi il metodo Munz è un culto, anche se in Italia non è ancora molto praticato. Atleti del Roland-Garros, ballerini della compagnia Preljocaj e nuotatrici sincronizzate lo usano per rigenerarsi. Anche perché, parola di Munz, non ci sono controindicazioni: va bene a qualsiasi età, anche solo una volta a settimana. E in un mondo in cui tutti gridano per farsi notare, fare silenzio è il vero atto rivoluzionario.
Pronte a provare? Ecco il primo esercizio da fare a casa. Chiudiamo, come sempre, con un piccolo rituale da portare nel vostro salotto, nella vostra camera da letto o dove vi sentite più vous-même. Sdraiatevi sulla schiena, braccia rilassate lungo i fianchi in diagonale, palmi rivolti verso l’alto. Piegate le gambe e appoggiate il piede sinistro sopra il ginocchio destro. Lasciate cadere lentamente le gambe verso sinistra, poi riportatele al centro, e poi verso destra. Il movimento deve essere lento, fluido, quasi impercettibile. Come se danzaste per voi, sotto l’acqua. Fate tutto senza fretta, senza forza. Solo ascolto.
Tre minuti così, ogni sera. E il corpo comincerà a parlare una lingua nuova.
The post Rallentare per ringiovanire. Benvenute nel mondo soft del Metodo Munz Floor appeared first on Amica.
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