Once Were Nerd Denunciato 6 Finanzieri a Casa per una Recensione


Un creator, una denuncia, sei finanzieri alla porta. Non è l'incipit di un thriller, ma la cruda e surreale realtà che ha travolto Francesco Salicini, meglio conosciuto dalla community di appassionati come Once Were Nerd. La sua colpa? Aver fatto ciò che centinaia di altri canali in Italia e nel mondo fanno ogni giorno: recensire una console da retrogaming. Una vicenda che ha il sapore amaro del paradosso e che getta un'ombra inquietante non solo sul suo futuro, ma su quello di tutti i content creator italiani che si occupano di tecnologia e videogiochi.
In un video carico di amarezza e incredulità, Francesco ha raccontato alla sua community di essere stato raggiunto da un procedimento penale avviato dalla Procura della Repubblica, con tanto di perquisizione da parte della Guardia di Finanza. L'accusa è pesantissima e le conseguenze potenzialmente devastanti. Ma come è possibile che la recensione di un prodotto, liberamente in vendita su Amazon, possa portare un cittadino a rischiare il carcere? Analizziamo a fondo una storia che scuote dalle fondamenta il mondo del retrogaming e della creazione di contenuti in Italia. https://www.youtube.com/watch?v=zSEB4if2pJQ
La Denuncia che Scuote il Retrogaming Italiano
Tutto ha inizio con una notifica. Un documento ufficiale che contesta a Francesco Salicini la violazione dell'articolo 171-ter della legge 22 aprile 1941, n. 633, la storica legge italiana a protezione del diritto d'autore. L'oggetto del contendere sono le sue video-recensioni dedicate a console portatili di produzione cinese, in particolare quelle del noto marchio Anbernic, ma anche di altri brand come Powkiddy e Trimui.
Questi dispositivi sono il cuore pulsante di una nicchia di mercato fiorente: l'emulazione. Sono macchine pensate per far girare giochi del passato, riesumando classici per Nintendo, SEGA, Sony e cabinati da sala giochi. Il problema, la famosa "zona grigia" in cui questi prodotti prosperano, è che spesso vengono venduti con schede microSD pre-caricate con migliaia di giochi piratati. Secondo l'accusa, mostrando queste console in azione, Salicini avrebbe di fatto pubblicizzato e agevolato la commercializzazione di strumenti che riproducono "abusivamente giochi NINTENDO e SONY".
Non si tratta quindi di una semplice multa per violazione di copyright. Il procedimento è penale, il che significa che lo Stato italiano non sta trattando la questione come un illecito amministrativo, ma come un vero e proprio reato. Una distinzione fondamentale che apre le porte a scenari da incubo per chiunque, come Francesco, abbia costruito la propria professione sulla passione per i videogiochi.
Cronaca di una Mattina Surreale: La Perquisizione
Per comprendere la gravità e l'assurdità della situazione, è essenziale ripercorrere il racconto che lo stesso Francesco ha fatto nel suo video. Non si è trattato di una semplice lettera recapitata dal postino. La vicenda ha assunto i contorni di un'operazione di polizia su larga scala, quasi sproporzionata rispetto alla presunta "colpa".
Una mattina di circa tre mesi fa, Salicini riceve una telefonata concitata dalla madre: la Guardia di Finanza è alla porta della sua vecchia residenza. Ma non è tutto. Altri finanzieri si trovano contemporaneamente davanti al suo attuale domicilio, dove vive e ha allestito il suo studio di registrazione. In totale, ben sei agenti della Guardia di Finanza sono stati mobilitati per questa operazione, con quattro di essi che, a quanto pare, sono partiti addirittura dal Piemonte per raggiungere le Marche, dove risiede lo youtuber.
Trenta console e uno smartphone sotto sequestro
Una volta entrati nello studio, gli agenti hanno proceduto con un mandato di perquisizione. Hanno meticolosamente catalogato e posto sotto sequestro circa 30 console portatili: l'intera collezione che Salicini utilizzava per le sue recensioni, il cuore materiale del suo lavoro. Ma il sequestro più pesante, dal punto di vista personale e professionale, è stato quello del suo smartphone principale.
Il telefono è stato trattenuto per quasi due mesi, dal 15 aprile al 18 giugno, per effettuare una "copia forense" completa dei dati. Un'eternità per chi, come lui, usa il dispositivo come strumento di lavoro primario per comunicare, gestire i social e organizzare la propria attività. Un danno economico e operativo non indifferente, che lo ha costretto ad acquistare un nuovo telefono per poter continuare a lavorare. Durante la perquisizione sono stati ispezionati anche i suoi computer e le chat con i contatti dei produttori hardware, alla ricerca di prove di un presunto accordo commerciale illecito.
L'accusa formale: favoreggiamento della pirateria?
La sostanza dell'accusa è chiara: mostrando console che, di fatto, possono eseguire giochi piratati, Salicini avrebbe contribuito a promuoverne la diffusione. Si configura un quadro in cui il recensore viene visto non come un semplice "tester" di hardware, ma come un anello della catena di distribuzione illegale. Questa interpretazione della legge è ciò che rende il caso così allarmante.
Se questo principio venisse applicato in modo estensivo, chiunque recensisca un PC, uno smartphone o un qualsiasi dispositivo in grado di eseguire software piratato potrebbe, in teoria, essere accusato dello stesso reato. Un'iperbole, certo, ma che serve a illustrare quanto sia scivoloso il terreno su cui si sta muovendo la giustizia italiana.
La Legge sul Diritto d'Autore: Cosa Rischia Davvero Once Were Nerd?
L'articolo 171-ter è uno dei più severi della legge sul diritto d'autore. Non punisce il singolo utente che scarica un'opera per uso personale, ma chi organizza, promuove o gestisce attività illecite a fini di lucro. La legge mira a colpire chi trae un profitto diretto o indiretto dalla pirateria, non chi ne fa un uso isolato.
Le pene previste sono estremamente serie e vanno ben oltre una semplice sanzione:
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Reclusione: Da 6 mesi a 3 anni di carcere.
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Multa: Da 2.582 a 15.493 euro.
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Chiusura dei canali: Anche in fase di indagine, e quindi prima di una condanna, può essere richiesto l'oscuramento preventivo dei suoi canali social, cancellando di fatto anni di lavoro.
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Interdizione dalla professione: Una delle pene accessorie più temibili per un content creator, che gli impedirebbe di continuare a svolgere la sua attività.
Il punto nodale della difesa di Francesco sarà probabilmente dimostrare l'assenza del "fine di lucro" e del ruolo di "promotore" di un'attività illecita. Come ha ribadito più volte, i suoi video sono recensioni, non sponsorizzazioni. Ha sempre cercato di mantenere un'onestà intellettuale, criticando i prodotti quando necessario e rifiutando compensi che potessero influenzare il suo giudizio. La sua fonte di guadagno è la monetizzazione standard di YouTube, non provvigioni sulla vendita delle console. Basterà questo a convincere la Procura?
La Zona Grigia delle Console Cinesi: Un Vaso di Pandora Aperto
Il caso di Once Were Nerd solleva un velo su un mercato, quello delle console da retrogaming, che da anni vive in un limbo di semi-legalità tollerata. Questi dispositivi, prodotti da aziende cinesi come Anbernic, sono tecnicamente solo hardware: dei piccoli computer con un sistema operativo (spesso una derivazione di Linux) in grado di eseguire emulatori. Di per sé, l'emulazione non è illegale. Ciò che è illegale è l'utilizzo di ROM (le copie digitali dei giochi) di cui non si possiede la copia originale.
Tuttavia, il modello di business di queste aziende si basa proprio sulla convenienza: fornire al cliente un pacchetto "chiavi in mano", con la console già piena di migliaia di giochi. Una pratica palesemente illecita che, però, è sempre stata tacitamente ignorata, probabilmente per la difficoltà di colpire legalmente aziende con sede in Cina.
Recensione vs Sponsorizzazione una linea mai oltrepassata da Once Were Nerd
Francesco ha sottolineato un aspetto fondamentale: la differenza tra una recensione e una sponsorizzazione. Nel suo caso, come per molti altri youtuber del settore, i prodotti vengono spesso inviati gratuitamente dalle aziende per essere testati e mostrati al pubblico. Questo non implica un pagamento o un accordo per promuovere il prodotto in modo acritico. Anzi, la credibilità di un recensore si basa proprio sulla sua capacità di essere obiettivo. Accusarlo di "agevolare la commercializzazione" significa confondere il lavoro del giornalista o del critico con quello del venditore. È una distinzione che, in sede legale, sarà fondamentale far emergere.
Il paradosso di Amazon: legale da comprare, illegale da recensire?
La questione diventa ancora più paradossale se si considera che queste stesse console sono liberamente in vendita sulle più grandi piattaforme di e-commerce del mondo, inclusa Amazon Italia. Un qualsiasi utente può, in questo momento, acquistare una console Anbernic con spedizione Prime e riceverla a casa in 24 ore, spesso con la famigerata scheda SD piena di giochi.
Questo crea un cortocircuito logico e legale: come può lo Stato italiano permettere la vendita di un prodotto su una piattaforma così diffusa e, allo stesso tempo, perseguire penalmente chi si limita a recensirlo? Se il prodotto è considerato uno strumento per la pirateria, perché non si interviene bloccandone la vendita alla fonte, invece di colpire quello che, agli occhi della legge, appare come l'anello più debole e visibile della catena? È la domanda che tutti si pongono e che rende questa vicenda così controversa.
Un Precedente Pericoloso per Tutti i Content Creator?
Al di là del caso personale di Francesco ( Once Were Nerd ), ciò che preoccupa è il potenziale precedente legale. Se la sua denuncia dovesse portare a una condanna, si creerebbe un clima di paura e incertezza per tutti i content creator italiani. Chiunque si occupi di recensire hardware, software o qualsiasi prodotto che potenzialmente possa essere usato in modo illecito, potrebbe sentirsi minacciato.
La reazione della community non si è fatta attendere. Molti altri youtuber hanno espresso solidarietà a Francesco. Alcuni, come il noto canale Doctor Game, hanno addirittura deciso di rimuovere preventivamente tutti i video a tema retrogaming per evitare di incorrere nello stesso problema e lo stesso ho fatto io sul canale Andrea Volpi Tech dove ho recensito 2 console per il retrogaming. È il cosiddetto "chilling effect": la paura di conseguenze legali spinge all'autocensura, limitando la libertà di espressione e di informazione.
Il rischio è che, per evitare guai, i creator italiani smettano di parlare di argomenti considerati "rischiosi", lasciando il campo libero a canali stranieri che non devono sottostare alle stesse, talvolta miopi, interpretazioni della legge. Un danno non solo per i creator, ma per l'intera community italiana, che si vedrebbe privata di contenuti informativi nella propria lingua.
La Reazione della Community e il Racconto Personale di ONCE WERE NERD
Nel suo sfogo, Francesco non ha parlato solo della denuncia, ma ha condiviso un pezzo della sua vita, un retroscena che rende la sua rabbia e la sua delusione ancora più comprensibili. Ha raccontato di aver affrontato, come molti altri abitanti del Centro Italia, le conseguenze devastanti del terremoto del 2016. Ha poi subito le difficoltà economiche legate alla pandemia di COVID. Infine, come se non bastasse, è stato una delle tante vittime del caos del Superbonus 110, ritrovandosi con una casa sventrata, una ditta di costruzioni scomparsa nel nulla e l'onere di dover finire i lavori a proprie spese.
In questo contesto di perenne lotta e precarietà, il suo canale YouTube rappresentava non solo una passione, ma un'ancora di salvezza, un progetto costruito con fatica e onestà che gli stava finalmente dando qualche soddisfazione. Vederselo minacciato in questo modo, per un'accusa che lui ritiene ingiusta e sproporzionata, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
La sua storia è quella di un cittadino che, dopo aver subito le inefficienze e le contraddizioni dello Stato in più occasioni, si ritrova ora ad essere trattato come un criminale da quello stesso Stato. "Mi odio per pensare questo," confessa amaramente, "ma forse non è tutta colpa dei politici." Una frase che racchiude la disillusione di chi si sente perseguitato da un sistema che sembra più interessato a creare capri espiatori che a risolvere i problemi alla radice.
Un Futuro Incerto per tutti i creators
Il caso di Once Were Nerd è molto più di una semplice notizia di cronaca. È un campanello d'allarme per l'intero ecosistema digitale italiano. La vicenda è ancora in fase di indagine e l'esito è tutt'altro che scontato. Francesco e il suo team legale si batteranno per dimostrare la sua innocenza, ma la strada è in salita e i costi, non solo economici ma anche psicologici, sono già altissimi.
Resta una domanda di fondo, pesante come un macigno: è giusto colpire il messaggero quando il presunto "crimine" è in vendita libera su Amazon, accessibile a chiunque con un click? È accettabile che, in un Paese che fatica a perseguire reati ben più gravi, si mobilitino risorse ingenti per perquisire la casa di un recensore di videogiochi?
Qualunque sarà l'esito, questa storia ha già lasciato un segno profondo. Ha dimostrato quanto sia fragile la posizione dei content creator in Italia e quanto sia urgente una riflessione seria e moderna sul rapporto tra diritto d'autore, tecnologia e libertà di informazione. Per ora, non possiamo che esprimere la nostra più sincera solidarietà a Francesco, con la speranza che la giustizia sappia distinguere tra un recensore appassionato e un vero criminale. La community, quella sana e onesta, lo ha già fatto.
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