Open Arms, la Procura di Palermo impugna l’assoluzione di Salvini

La Procura di Palermo ha presentato ricorso direttamente in Cassazione contro la sentenza di assoluzione emessa dal tribunale nei confronti di Matteo Salvini, all’epoca ministro dell’Interno, nell’ambito del processo Open Arms. Si tratta di un ricorso per ‘saltum’, cioè un ricorso immediato in Cassazione, saltando il processo di Appello.
Il ricorso dei giudici
Nel testo del ricorso, i magistrati contestano in particolare tre aspetti: la violazione delle norme sul soccorso in mare, la violazione delle norme a tutela della libertà personale e la violazione delle norme sulla tutela dei minori non accompagnati. La procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia, contesta la ricostruzione della vicenda del collegio presieduto da Roberto Murgia che ha assolto il 20 dicembre scorso l’ex ministro dell’Interno.
Per la procuratrice aggiunta Marzia Sabella e la sostituta Giorgia Righi “i fatti sono accertati, è solo una questione di diritto” scrivono i magistrati palermitani nel ricorso alla Suprema Corte. Nelle motivazioni della sentenza di primo grado il collegio sostiene che “in nessuno dei tre eventi di salvataggio presi in considerazione l’Italia aveva l’obbligo di fornire un porto Sicuro”.
Una tesi opposta a quella della Procura che oggi sceglie il ricorso in Cassazione proprio perché non sono in discussione i fatti ma la valutazione in diritto degli stessi. Per i giudici palermitani “la sentenza è viziata dall’inosservanza di una serie di norme integratrici sulla libertà personale e le convenzioni sul soccorso in mare”. Nel caso il ricorso venisse accolto per la vicenda Open Arms si celebrerà un nuovo processo in corte d’Appello, sempre a Palermo.
Meloni: “Surreale accanimento”
“È surreale questo accanimento, dopo un fallimentare processo di tre anni – a un ministro che voleva far rispettare la legge – concluso con un’assoluzione piena. Mi chiedo cosa pensino gli italiani di tutte queste energie e risorse spese così, mentre migliaia di cittadini onesti attendono giustizia”. Lo scrive sui social la premier, Giorgia Meloni.
Salvini: “Non si rassegnano ma non mi preoccupo”
“Ho fatto più di trenta udienze, il Tribunale mi ha assolto perché il fatto non sussiste riconoscendo che difendere i confini non è un reato. Evidentemente qualcuno non si rassegna, andiamo avanti: non mi preoccupo”. Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini, a margine di un appuntamento a Milano, dopo la notizia che la Procura di Palermo ha impugnato l’assoluzione del leader del Carroccio in primo grado sul caso Open Arms.
Bongiorno: “Sentenza del tribunale puntuale e ineccepibile”
“La sentenza del Tribunale di Palermo è completa e puntuale in fatto ed ineccepibile in diritto”. Così Giulia Bongiorno, avvocato di Matteo Salvini nel processo Open Arms.
Salvini: “Difendere l’Italia e i suoi confini non è un reato”
“Difendere l’Italia e i suoi confini non è un reato”. Queste le parole del vicepremier Matteo Salvini che così commenta sui social la notizia del ricorso della procura di Palermo contro la sua assoluzione nel caso Open Arms.
Salvini: “Non è uno scontro politica-toghe”
“Su Open Arms non c’è alcuno scontro tra politica e magistratura, e infatti ringrazio il tribunale di Palermo e sottoscrivo tutte le 268 pagine che motivano la mia totale assoluzione, arrivata dopo decine di udienze e anni di approfondimenti”, ha aggiunto il leader del Carroccio in una nota.
Nordio: “Nei Paesi civili non si impugnano assoluzioni”
“Niente impugnazione contro le sentenze di assoluzione, come in tutti i Paesi civili. Altrimenti finiamo a ciò che è avvenuto col caso Garlasco. Al di là delle implicazioni politiche di questa scelta inusuale, si pone il problema tecnico. Come potrebbe un domani intervenire una sentenza di condanna al di là di ogni ragionevole dubbio, quando dopo tre anni di udienza un giudice ha dubitato e ha assolto? La lentezza della nostra giustizia dipende anche dall’incapacità di molti magistrati di opporsi all’evidenza. Rimedieremo”. Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a margine del convegno di FdI ‘Parlate di mafia’.
“Se la fiducia nella giustizia è crollata – prosegue il Guardasigilli – è anche perché alcuni magistrati trascinano processi eterni senza pensare alle conseguenze devastanti che provocano nella vita delle persone. Solo quando il macigno ti cade addosso, come nel caso del sindaco Sala, ci si rende conto delle criticità del nostro sistema. Per questo lo cambieremo”.
Nordio: “Come si fa a condannare persona che è già stata assolta?“
“È quello che scrivo da trent’anni. Come si fa a condannare eventualmente una persona che è già stata assolta, perché una condanna presuppone le prove al di là di ogni ragionevole dubbio. E se un giudice ha già dubitato, soprattutto dopo vari anni di processo a tal punto da assolvere, non si capisce come possa intervenire una sentenza diversa”. Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, al Tg1 è tornato sul ricorso della Procura di Palermo contro la sentenza di assoluzione per Matteo Salvini sul caso Open Arms.
Open Arms: la vicenda
Nell’agosto 2019 si consumò un braccio di ferro lungo 19 giorni tra l’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e la nave della ong spagnola Open Arms, che si trovava nel Mediterraneo, con a bordo 147 migranti, soccorsi in tre diversi salvataggi. Il Viminale negò più volte l’autorizzazione a sbarcare sull’isola di Lampedusa. Il leader della Lega fu iscritto nel registro degli indagati e fu poi accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Il 20 dicembre 2024 fu però assolto “perché il fatto non sussiste”.
Piantedosi: “Ricorso legittimo ma dispiace umanamente e professionalmente”
“Nel rispetto profondo che si può avere per quelli che sono tutti i passaggi giudiziari, compresa la legittima decisione di un ufficio giudiziario importante come la Procura di Palermo, l’impugnare un’assoluzione che pure era stata emanata, e leggendola in maniera molto forte con affermazione di principi molto netti, mi dispiace prima di tutto umanamente, personalmente e anche professionalmente”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, intervenendo a Roma all’evento di Fratelli d’Italia ‘Parlate di mafia’.
Il ministro ha ricordato come nel periodo dei fatti contestati, lui fosse capo di gabinetto del ministro Salvini ed entrò come coindagato nell’inchiesta, prima che la sua posizione venisse stralciata dall’autorità giudiziaria. “Mi dispiace per motivi umani e professionali – ha aggiunto Piantedosi -, e anche per motivi di valutazione di diritto”, “sono convinto che anche in questo caso non potrà che portare anche in secondo grado o in Cassazione all’assoluzione e alla legittimità dell’azione”.
“Rivendico l’azione che fu fatta in quel periodo per contrastare l’immigrazione illegale, che è qualcosa di non tanto diverso dalla lotta alle mafie. Sono andato a sostenerlo nell’aula del Maxiprocesso, sostenendo un interrogatorio dibattimentale di cinque ore”, ha aggiunto Piantedosi.
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