Open Arms, ricorso in Cassazione della procura di Palermo contro l’assoluzione di Salvini: “Fatti accertati, è questione di diritto”

Lug 19, 2025 - 08:00
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Open Arms, ricorso in Cassazione della procura di Palermo contro l’assoluzione di Salvini: “Fatti accertati, è questione di diritto”

Si va in Cassazione. La procura di Palermo ha depositato il ricorso presso i giudici della Suprema Corte contro la sentenza che il 20 dicembre scorso aveva assolto “perché il fatto non sussiste” il leader della Lega e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, all’epoca dei fatti a capo del Viminale, per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio nella vicenda della nave della Ong Open Arms.

Un ricorso “per saltum” con cui i magistrati di Palermo evitano il giudizio di secondo grado in Appello, ottenendo direttamente la pronuncia della Cassazione.

Il caso Open Arms

La questione è quella divampata nell’agosto 2019, quando la nave della Ong spagnola Open Arms salvò in tre differenti operazioni 147 migranti. Per l’accusa, che chiedeva nei confronti di Salvini una condanna a sei anni, Salvini (che ricopriva la carica di ministro dell’Interno nel primo governo a guida Giuseppe Conte, quello giallo-verde con M5S e Lega) aveva impedito illegittimamente per 19 giorni all’equipaggio dell’imbarcazione catalana. Il divieto di ingresso era stato firmato da Salvini e dai ministri dei Trasporti, Danilo Toninelli, e della Difesa, Elisabetta Trenta, entrambi pentastellati.

I due ministri rifiutarono di controfirmare il divieto con cui Salvini impose un secondo blocco dopo la sentenza del Tar, che aveva sospeso gli effetti del divieto. Nel frattempo la situazione sulla nave si faceva sempre più critica per le condizioni psicofisiche dei migranti salvati, alcuni si buttarono in mare per raggiungere la terraferma mentre altri vennero autorizzati a scendere perché minorenni. Lo sbarco degli 83 migranti rimasti venne infine ordinato dal procuratore di Agrigento.

Il ricorso in Cassazione

Dopo la sconfitta in primo grado, ora la procura di Palermo si rivolge alla Cassazione perché, come si legge nel provvedimento firmato dal procuratore Maurizio de Lucia, dall’aggiunta Marzia Sabella e dalla sostituta Giorgia Righi, “i fatti sono accertati, è una questione di diritto”.

“La sentenza in esame – hanno scritto i magistrati – si rivela manifestamente viziata per l’inosservanza di quella serie di norme integratrici, quali quelle sulla libertà personale e le Convenzioni sottoscritte dall’Italia per il soccorso in mare di cui il tribunale avrebbe dovuto tenere conto nell’applicazione della legge penale”. Se la Suprema Corte dovesse accogliere il ricorso, si andrebbe in Corte di Appello per un nuovo processo. Al contrario in caso di ricorso respinto la partita giudiziaria sulla vicenda Open arms si chiuderebbe in maniera definitiva senza passare per i tre gradi di giudizio.

Le reazioni

Quanto a Salvini, la sua reazione è in queste parole: “Ho fatto più di trenta udienze, il Tribunale mi ha assolto perché il fatto non sussiste riconoscendo che difendere i confini non è un reato. Evidentemente qualcuno non si rassegna, andiamo avanti: non mi preoccupo“.

Solidarietà a Salvini è arrivata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha palato di “accanimento surreale” da parte dei magistrati di Palermo “dopo un fallimentare processo di tre anni a un ministro che voleva far rispettare la legge, concluso con un’assoluzione piena”. “Mi chiedo cosa pensino gli italiani di tutte queste energie e risorse spese così, mentre migliaia di cittadini onesti attendono giustizia”, conclude la premier commentando sui social la vicenda.

La vicenda Open Arms è invece l’occasione per il ministro Carlo Nordio di spingere sulla riforma della giustizia. La proposta del Guardasigilli prevede “niente impugnazione contro le sentenze di assoluzione, come in tutti i Paesi civili, altrimenti finiamo a ciò che è avvenuto a Garlasco”, spiega il ministro a margine del convegno di FdI “Parlate di mafia”. “Al di là delle implicazioni politiche di questa scelta inusuale – aggiunge ancora Nordio – si pone il problema tecnico. Come potrebbe un domani intervenire una sentenza di condanna al di là di ogni ragionevole dubbio, quando dopo tre anni di udienza un giudice ha dubitato e ha assolto? La lentezza della nostra giustizia dipende anche dall’incapacità di molti magistrati di opporsi all’evidenza, rimedieremo”, le parole del ministro.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia