Paolo Borsellino, 33 anni fa la morte del giudice in Via D’Amelio. Il ricordo di Mattarella e Meloni

Lug 19, 2025 - 13:30
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Paolo Borsellino, 33 anni fa la morte del giudice in Via D’Amelio. Il ricordo di Mattarella e Meloni

Oggi, 33 anni fa, la morte del giudice Paolo Borsellino. Il 19 luglio 1992 una bomba esplose in via d’Amelio a Palermo uccidendo il magistrato antimafia e cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Solo due mesi prima era morto nell’attentato di Capaci l’amico e collega Giovanni Falcone.

Paolo Borsellino, 33 anni fa la morte del giudice in Via D’Amelio. Il ricordo di Mattarella e Meloni
Foto LaPresse Torino/Archivio storico Nella foto: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

“La strage di via D’Amelio ha impresso un segno indelebile nella storia italiana. La morte di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta voluta dalla mafia per piegare le istituzioni democratiche, a meno di due mesi dall’attentato di Capaci, intendeva proseguire, in modo eversivo, il disegno della intimidazione e della paura”, ha ricordato il capo dello Stato Sergio Mattarella che sottolinea: “La democrazia è stata più forte. Gli assassini e i loro mandanti sono stati sconfitti e condannati”. “In questo giorno di memoria – prosegue il presidente della Repubblica – la commozione per le vite crudelmente spezzate e la vicinanza ai familiari delle vittime restano intense come trentatré anni or sono. Il senso di riconoscenza verso quei servitori dello Stato che, con dedizione e sacrificio hanno combattuto il cancro mafioso, difendendo libertà e legalità, consentendo alla società di reagire, è imperituro. Le vite di Paolo Borsellino e di Giovanni Falcone sono testimonianza e simbolo della dedizione dei magistrati alla causa della giustizia. Borsellino non si tirò indietro dal proprio lavoro dopo la strage di Capaci. Continuò ad andare avanti. Onorare la sua memoria vuol dire seguire la sua lezione di dignità e legalità e far sì che il suo messaggio raggiunga le generazioni più giovani”.

Meloni: “Esempio Borsellino continua a vivere ogni giorno”

La premier Giorgia Meloni ha voluto ricordare il giudice antimafia con un post sui social: “L’esempio di Paolo Borsellino, un uomo che ha sacrificato la sua vita per la verità, per la giustizia, per l’Italia, continua a vivere ogni giorno”, scrive la premier su X. Anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, è tra i politici che oggi rendono omaggio a Borsellino. “Trentatrè anni fa, in via D’Amelio, la mafia colpiva al cuore dello Stato, spezzando la vita di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Via D’Amelio resta ancora oggi una ferita aperta nella memoria collettiva ma rimane anche il luogo simbolico in cui si rinnova la volontà di non arrendersi mai di fronte al crimine e all’indifferenza. Il sacrificio di Paolo Borsellino e dei suoi agenti continua a interrogarci chiedendoci coerenza, coraggio e responsabilità perché la memoria non può essere un gesto rituale ma deve tradursi ogni giorno in impegno concreto, per una Nazione più giusta, libera e fedele ai valori della legalità”. Così il presidente del Senato Ignazio La Russa sui social.

Le commemorazioni: Piantedosi a Palermo

Il ministro dell’interno Matteo Piantedosi partecipa oggi a Palermo alla cerimonia in onore del giudice Paolo Borsellino e dei poliziotti della sua scorta, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina, che 33 anni fa persero la vita nella strage mafiosa di via D’Amelio. “Rendiamo onore a servitori dello Stato che non hanno mai indietreggiato nella lotta alla criminalità organizzata, fino all’estremo sacrificio”, dichiara Piantedosi. “Il loro ricordo – aggiunge – continua ad essere ispirazione e monito per le nuove generazioni. Il loro impegno per la legalità, la giustizia e il bene comune ci guida nella battaglia contro ogni forma di violenza e prevaricazione”. 

Collaboratore Borsellino: “Appalti e tangenti dietro stragi”

 “Arrivammo a Palermo da Marsala, dove avevamo svolto tutta una serie di indagini su Castelvetrano, Partanna, sulla famiglia di Messina Denaro, sugli Agate di Mazara del Vallo, e Paolo Borsellino era diventato il punto di riferimento per tutti gli investigatori di Palermo, ma anche a livello nazionale”. Il tenente colonnello Carmelo Canale, l’uomo più fidato di Paolo Borsellino, di cui ancora oggi si cerca la famosa agenda rossa, racconta a Rita Pedditzi per “Inviato Speciale”, rubrica di Radio 1 Rai a cura di Carmen Santoro, quei 57 giorni vissuti accanto al magistrato tra la strage di Capaci e quella di via D’Amelio. “Il Procuratore non faceva altro che mettere i bastoni tra le ruote a Borsellino. Una volta mi disse testuali parole: Giammanco mi sta fottendo. Questo per dire il clima che lui viveva in quel momento alla Procura di Palermo. Era un’aria irrespirabile”, ricorda Canale. “Borsellino era interessato agli appalti perché, il paradosso vuole, che il pezzo più importante era Pantelleria dove avevamo scoperto appalti per centinaia di milioni. Io ho fatto le mie indagini e riuscì a prendere il sindaco che usciva dalla Sirap con venti milioni in tasca. Ed ebbi la fortuna di trovare tutte le raccomandate che il signor Siino Angelo mandava in giro alle ditte per mettersi d’accordo su chi doveva vincere la gara”.

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