“Per amore della febbre” a Materia: un disco tra “lago, vento e paesaggi sonori”

Venerdì 30 maggio Cece ha portato per la prima volta su un palco il suo album d’esordio Per amore della febbre, nello spazio libero di VareseNews: Materia.
Voce, chitarra e racconti in prima persona: così il cantautore di Angera, al secolo Francesco Baranzini, ha restituito al pubblico i contorni di un disco nato nel tempo, tra scrittura, esperienze e ascolti condivisi. Tra chitarre oniriche, ritmi avvolgenti e testi sospesi tra realtà e sogno, Cece ha guidato il pubblico in un percorso emotivo profondo, che parte dalle rive del Lago Maggiore per toccare temi universali come la libertà, l’identità, il tempo e la speranza.
La serata non è stata un vero e proprio concerto, bensì un dialogo aperto con il pubblico, fatto di racconti, riflessioni, aneddoti e confessioni. Al racconto del disco si sono alternate “esibizione intima”, in cui la musica si è intrecciata alle parole per raccontare un mondo interiore che è anche collettivo.
“Per amore della febbre”: un titolo, una visione
Come raccontato a Materia, il titolo dell’album è nato molto prima della sua pubblicazione già nel 2024, al momento della pubblicazione del primo singolo, il Nostro Regno, Cece sapeva che il progetto si sarebbe chiamato Per amore della febbre. Un’espressione che non ha nulla di clinico — nonostante la professione dell’autore, medico — ma che rappresenta «quello stato febbrile dell’anima, quella urgenza espressiva
che spinge a creare, a cercare, a raccogliere il non detto e tradurlo in suono».
L’album, pubblicato il 9 maggio da Sputnik Music Group, è il frutto di un lavoro stratificato, nato da anni di scrittura, riflessione e ricerca sonora. Undici brani – di cui uno strumentale – che attraversano quasi un decennio di vita — dalle prime composizioni tra i 18 e i 19
anni fino ad oggi — con suggestioni che arrivano perfino dall’infanzia.
Un disco come un vinile: fluido, non lineare
«Non si tratta di un concept album né di un racconto cronologico»: Per amore della febbre è una raccolta libera, profondamente personale, che esplora la pluralità delle emozioni umane. «Come un cielo che resta lo stesso anche quando cambia luce, colore o intensità, così l’album attraversa momenti diversi – felici, malinconici, contemplativi – mantenendo sempre una coerenza profonda».
Cece ha pensato alla scaletta come a un viaggio circolare: si apre con la traccia strumentale e psichedelica che dà il titolo al disco, e si chiude con Alveare, brano etereo e sospeso che racchiude il senso del ritorno, della trasformazione, della connessione tra uomo e natura.
Tra lago, vento e paesaggi sonori
Il legame con l’ambiente è uno degli elementi centrali dell’universo creativo di Cece: il lago, il vento, il mare e le onde sono presenze costanti, evocative, quasi simboliche. Non a caso molte delle tracce nascono da sogni, visioni o momenti vissuti in contatto con la natura. Linea del Sud, ad esempio, è stata composta dopo un sogno estivo in cui un treno viaggiava verso il mare, alimentato non dal carbone ma dai sentimenti. E se Piccole storie è una dichiarazione d’intenti – «non per insegnare qualcosa, ma per condividere emozioni» – brani come Il nostro regno e Maladroxia esplorano la malinconia, la nostalgia e le possibilità di un amore infranto o di un’umanità ritrovata.
Medico per scelta, cantautore per istinto
Cece è medico di professione. Ma è la musica, coltivata da sempre in famiglia (con un padre medico e musicista), a rappresentare il canale più
autentico della sua espressione. La sua sensibilità umana, alimentata anche dai legami nati nel contesto sanitario, trova nella musica la forma per raccontarsi e per dare voce a ciò che spesso resta inespresso. «La medicina è la più umana delle scienze, e la musica è la più scientifica delle arti» – ha detto durante la serata, sottolineando il legame invisibile tra le due vocazioni.
Un debutto dal vivo che sa di condivisione
L’evento a Materia ha rappresentato una prima esecuzione dal vivo del disco. Il cantautore ha voluto condividere il palco insieme al fratello Carlo Maria Baranzini, content creator co-autore di due brani e responsabile della parte visuale del progetto, come per esempio delle foto. Il loro rapporto, fatto di stima e scambio artistico, ha dato ulteriore profondità all’atmosfera della serata. Tra racconti personali e riflessioni sull’arte, Cece ha anche accennato al suo amore per il wind-foil, sport che unisce tecnica, vento e sensibilità: una metafora del suo approccio alla
musica – sospeso tra equilibrio e abbandono, forza e leggerezza. Nel corso della serata Cece ha anche eseguito alcuni passaggi dei brani a cui è maggiormente legato e a cui ha preso ispirazione, come Va di Piero Ciampi o gli Uomini Celesti di Lucio Battisti.
Libertà come parola chiave
Non c’è nessun intento commerciale nel suo progetto. Cece ha scelto di non pubblicare un EP o demo (soluzioni solitamente utili per proporre materiale ai locali dove suonare), ma di realizzare un disco intero, concepito nella sua totalità, per esprimersi liberamente. Un disco da ascoltare senza fretta, come un vinile, lasciandosi trasportare tra le sue sfumature e lasciando spazio all’interpretazione personale di chi ascolta. A fine serata, tra i saluti e le ultime chiacchiere con il pubblico, Cece ha lasciato intendere la sua prossima idea: stampare Per amore della febbre anche in vinile.
«Il prossimo lavoro? – risponde – mi piacerebbe parlare del rapporto con il tempo».
L'articolo “Ho visto la macchina muoversi, mi sono lanciata per aprirla e tirare il freno a mano, ma era chiusa“. Parla una testimone dell’incidente di Besozzo sembra essere il primo su VareseNews.
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