Processo Open Arms, Cassazione conferma assoluzione per Salvini
I giudici della terza sezione penale della Corte di Cassazione hanno rigettato il ricorso della procura di Palermo, confermando di fatto l’assoluzione per il vice premier Matteo Salvini nel processo Open Arms. Il leader della Lega era stato assolto dalla seconda sezione penale del tribunale di Palermo, era stato accusato di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio.
Il vicepremier: “Difendere i confini non è reato”
“Difendere i confini non è reato”, scrive su Facebook il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, dopo l’assoluzione confermata dalla Corte di Cassazione per il caso Open Arms. “Finalmente, dopo cinque anni di processo e non so quanti milioni di euro pagati dagli italiani per un processo politico voluto dalla sinistra. È una bella serata”. Così Matteo Salvini, ospite di ‘Cinque Minuti’ su Rai1, parlando dell’assoluzione nel processo Open Arms. “Io feci quello che gli italiani mi chiedevano, ho il brutto vizio di mantenere gli impegni che prendo prima che gli italiani mi votino – ha aggiunto -. Ringrazio l’avvocato Giulia Buongiorno che è stato prezioso, sono contento per i miei figli, che sanno che il papà non è un pericoloso criminale, e per gli italiani, che ogni giorno si trovano a combattere contro l’immigrazione e tutti i reati conseguenti”.
Meloni: “Assoluzione Salvini conferma che difesa confini non è reato”
“La definitiva assoluzione di Matteo Salvini nel caso Open Arms è una buona notizia e conferma un principio semplice e fondamentale: un Ministro che difende i confini dell’Italia non commette un reato, ma svolge il proprio dovere. Forza Matteo”. Lo scrive sui social la premier Giorgia Meloni.
Tajani: “Ero certo, ora compatti fino a fine legislatura“
“Ero certo che Matteo Salvini sarebbe stato assolto in via definitiva. Ha agito nell’interesse dell’Italia, giustizia è fatta. Ora proseguiamo nella nostra azione di Governo, uniti e compatti, fino alla termine della legislatura“. Lo scrive sui social il vicepremier Antonio Tajani.
Orban: “Giustizia prevale, Salvini oggetto di caccia alle streghe”
“Assolto – la giustizia prevale! Il mio amico patriota, Matteo Salvini, è stato oggetto di una caccia alle streghe politica per 5 anni, sotto processo per aver bloccato uno sbarco illegale in Italia. Cinque lunghi anni di procedimenti giudiziari hanno dimostrato una cosa: difendere i confini del proprio Paese NON è un reato!”. Lo scrive su X il premier ungherese Viktor Orban.
Il fondatore della Ong: “Non è decisione tecnica ma politica”
“Non è una decisione tecnica, è un decisione politica. Neanche oggi si è fatta giustizia, ma si è costruita una impunità. Dire che non c’è reato quando un ministro blocca per giorni persone salvate in mare significa legittimare l’uso della sofferenza umana come strumento politico. Quello che è successo oggi è preoccupante per lo stato di diritto. Questo precedente non solo cancella il passato, ma autorizza anche il futuro. Autorizza altri governi a chiudere i porti, a trattenere le persone sulle navi. Noi continueremo in mare, loro continueranno nei palazzi: la Storia giudicherà chi sta dal lato giusto”. Così Oscar Camps, fondatore Open Arms, in merito alla decisione della Cassazione
I motivi del ricorso
La Procura di Palermo aveva presentato ricorso direttamente in Cassazione contro la sentenza di assoluzione emessa dal tribunale nei confronti di Matteo Salvini, all’epoca ministro dell’Interno. Si è tratatto di un ricorso per ‘saltum’, cioè un ricorso immediato in Cassazione, saltando il processo di Appello, in cui si contestavano in particolare tre aspetti: la violazione delle norme sul soccorso in mare, la violazione delle norme a tutela della libertà personale e la violazione delle norme sulla tutela dei minori non accompagnati.
La vicenda
Nell’agosto 2019 si consumò un braccio di ferro lungo 19 giorni tra l’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e la nave della ong spagnola Open Arms, che si trovava nel Mediterraneo, con a bordo 147 migranti, soccorsi in tre diversi salvataggi. Il Viminale negò più volte l’autorizzazione a sbarcare sull’isola di Lampedusa. Il leader della Lega fu iscritto nel registro degli indagati e fu poi accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.
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