Renzo Oldani racconta la Tre Valli Varesine: «Un patrimonio di sport, storia e comunità»


La seconda puntata del nuovo format La materia del giorno, trasmesso da VareseNews in diretta da Spazio Materia, ha avuto come protagonista lo sport e una delle manifestazioni più prestigiose del ciclismo internazionale: la Tre Valli Varesine. Ospite della trasmissione è stato Renzo Oldani, presidente della Società Ciclistica Alfredo Binda, realtà che da oltre un secolo organizza la corsa simbolo del Varesotto.
Accanto alla conduzione giornalistica, Oldani ha offerto uno sguardo privilegiato non solo sulla gara del 7 ottobre 2025, che rappresenterà la 104ª edizione, ma anche sull’enorme macchina organizzativa che la sostiene, sui rapporti con l’UCI, sulle questioni di sicurezza e sul legame inscindibile con il territorio.
Una tradizione lunga 104 edizioni
La Tre Valli Varesine è una delle corse più longeve al mondo: oltre un secolo di storia in cui il ciclismo si è trasformato radicalmente, passando da un panorama quasi esclusivamente europeo a un calendario planetario. «Siamo nipoti, o meglio pronipoti, di questa tradizione – ha commentato Oldani –. Ogni anno l’emozione di organizzare la Tre Valli resta intatta, perché porta con sé non solo sport ma anche cultura, turismo ed economia».
Perché si corre in ottobre
Una delle domande che ricorrono ogni anno è: perché la corsa si disputa in autunno e non in estate? Oldani ha chiarito: «Fino a una decina d’anni fa si correva nei pressi di Ferragosto. Oggi non avrebbe senso: il calendario è regolato dall’UCI e collocare la gara in agosto significherebbe non avere squadre di alto livello. In ottobre, invece, il ciclismo mondiale converge in Italia per il Giro dell’Emilia, il Trittico Lombardo e il Giro di Lombardia. È l’unico momento in cui possiamo garantire la presenza dei migliori corridori».
Un dato conferma l’efficacia di questa scelta: nel 2024 hanno partecipato 17 squadre World Tour su 18, un livello di prestigio che pone la Tre Valli al vertice delle corse non appartenenti al massimo circuito internazionale.
Il percorso: sport, logistica e sponsor
La Tre Valli non ha un tracciato fisso. Ogni anno il percorso viene ridefinito in base a diversi fattori. Il primo sono le esigenze sportive: «Se prima del Lombardia i corridori affrontano già gare molto dure, noi dobbiamo proporre un tracciato equilibrato, che permetta loro di presentarsi pronti ma senza esagerare», ha spiegato Oldani.
Poi contano le risorse economiche: «Un tempo organizzare la corsa costava un decimo. Oggi la logistica, la sicurezza e le richieste delle squadre hanno costi altissimi. Senza sponsor non sarebbe possibile. E talvolta il percorso si adatta anche alle realtà che ci sostengono come avvenne negli anni dell’arrivo o della partenza a Campione d’Italia quando il Casino era partner della “Binda”».
Infine le esigenze televisive: grazie a un contratto diretto con la Rai, la Tre Valli viene trasmessa in cinque ore di diretta. Ciò implica la necessità di circuiti che permettano più passaggi sotto il traguardo, per dare visibilità a sponsor e pubblico (e in questo modo cresce anche lo spettacolo sportivo).
Una macchina complessa e internazionale
Per mantenere la qualifica di ProSeries, gli organizzatori devono presentare ogni anno un dossier all’UCI con garanzie finanziarie, logistiche e di sicurezza. «Non basta la storia che pure ha un suo peso – ha sottolineato Oldani – Servono coperture economiche per i premi, ospitalità per le squadre, tasse per l’antidoping e standard organizzativi altissimi. Tutto viene valutato in una tabella con punteggi: verde, giallo o rosso».
La partecipazione è selettiva: ogni anno la Binda deve dire no ad almeno una decina di squadre che fanno richiesta, potendo accogliere massimo 23-24 team. La priorità va a World Tour e Professional; le squadre Continental restano escluse, anche perché prive di requisiti come il passaporto biologico.
Sicurezza: un modello per il ciclismo
Un aspetto su cui la Binda ha investito molto è la sicurezza. «Siamo tra i pochi ad avere un centro medico permanente all’arrivo, con una sede del 118 collegata con l’Ospedale di Circolo e una cabina di regia interforze. Non ho visto questa situazione neanche al Tour de France o alla Vuelta», ha raccontato Oldani.
L’esperienza del 2024, quando la corsa fu interrotta a causa del maltempo, ha contribuito a introdurre l’uso della safety car in situazioni critiche da parte dell’UCI: «È stata la Tre Valli a fare da apripista, purtroppo sulla propria pelle, ma oggi quella regola vale in tutto il mondo».
Un esercito di volontari
Oltre agli aspetti tecnici, la forza della Tre Valli è il volontariato: circa 600 persone tra la Granfondo, la gara femminile e quella maschile professionistica. «Quest’anno abbiamo affidato il coordinamento all’Associazione Nazionale Carabinieri in congedo – ha spiegato Oldani – che gestisce i rapporti con comuni, polizie locali, protezione civile e associazioni. È una macchina che funziona solo grazie al senso di comunità».
L’esperienza del Mondiale 2008
Un passaggio fondamentale nella crescita organizzativa della Binda è stato l’allestimento dei Mondiali di ciclismo del 2008 a Varese: «Un’impresa enorme, possibile solo con una sana follia. Ci ha permesso di imparare regolamenti e rapporti internazionali, di confrontarci con standard elevatissimi e di trasferire quell’esperienza nelle edizioni successive della Tre Valli».
Un impegno che dura tutto l’anno
La Tre Valli non si esaurisce con l’arrivo al traguardo. «Già una settimana dopo iniziamo a lavorare all’edizione successiva – ha detto Oldani –. Oggi il peso maggiore non è tanto l’organizzazione pratica, quanto la burocrazia: bandi, rendicontazioni, certificazioni. Serve personale specializzato, come nel caso della nostra collaboratrice Benedetta Frattini».
Il cuore operativo resta un gruppo di 20-25 persone, riunite ogni martedì nella sede di piazza Montegrappa a Varese. Attorno a loro ruotano decine di collaboratori esterni. «Siamo volontari, e questa è la nostra forza ma anche la nostra fragilità – ha aggiunto Oldani –. In un mondo in cui grandi corse sono gestite da colossi come RCS o ASO, noi resistiamo grazie alla passione e al sostegno delle istituzioni».
Il futuro e il ruolo del territorio
Guardando avanti, Oldani lancia un appello: «La Tre Valli non dovrebbe poggiare solo su un gruppo di volontari, ma diventare una vera istituzione del territorio, come accade in provincia di Trento con il la corsa locale, il Giro del Trentino. Noi possiamo supportare e coordinare, ma serve un impegno strutturale».
Il ringraziamento finale è rivolto proprio a chi sostiene questa tradizione: «La Tre Valli non è solo ciclismo: è storia, turismo, immagine. Porta valore economico e culturale al Varesotto e non ha pari. Abbiamo bisogno della comunità, delle istituzioni e dei cittadini. È un patrimonio che appartiene a tutti e che deve essere custodito anche per chi verrà dopo di noi».
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