Salute mentale, Famiglie in rete chiede più risorse: «Destinare 5% fondo sanitario a nuovo Piano di azione»

Agosto 15, 2025 - 12:00
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Salute mentale, Famiglie in rete chiede più risorse: «Destinare 5% fondo sanitario a nuovo Piano di azione»

Secondo l’associazione del terzo settore manco le risorse per rendere il nuovo Piano Salute mentale realmente operativo. L’organizzazione chiede di includere un sistema di sorveglianza ben strutturato, con forte capacità di monitoraggio e di valutazione e il coinvolgimento delle associazioni dei pazienti e delle famiglie



Il nuovo Piano di azione nazionale per la salute mentale 2025 – 2030 (Pansm) non convince i responsabili di ‘Famiglie in rete’, ente del Terzo settore che coordina associazioni composte esclusivamente da familiari e utenti, che lo definiscono “silente o incompleto”.

Il nuovo Piano, inviato dal Ministero della Salute alla Conferenza unificata, l’organismo in cui si confrontano i rappresentanti del governo e quelli degli enti locali su temi di interesse per la salute pubblica, vede al centro la promozione della salute mentale, la prevenzione e cura dei disturbi, passando per l’infanzia e l’adolescenza, l’ambito penale e forense, la gestione del rischio clinico, l’integrazione tra servizi sanitari e sociali, e infine la formazione e la ricerca.

Tuttavia, per Famiglie in rete «affinché le azioni del Piano vengano realizzate in modo efficace, va accompagnato da risorse dedicate adeguate, da misure che ne rendano possibile l’attuazione, da un sistema di governance che in tutti i passaggi decisionali sia aperto a tutti gli attori».

Portare al 5% quota fonda sanitario destinata alla salute mentale

Tra le più importanti proposte sollevate dall’organizzazione: portare la quota del Fondo sanitario nazionale per la salute mentale ad almeno il 5% in tutte le regioni, con progressivi incrementi verso gli standard europei del 10-15%; facilitare l’assunzione di personale specializzato permettendo alle Regioni di assumere senza incidere sui propri bilanci ordinari e senza sforare i tetti di spesa preesistenti; integrare maggiormente i servizi; rafforzare la governance del settore.

Includere associazioni di familiari nel monitoraggio del Piano salute mentale

Pur esprimendo apprezzamento per alcune scelte del documento, tra cui la scelta del Dipartimento integrato e il ruolo al suo interno di famiglie e utenti, il richiamo a interventi individualizzati, obiettivi realistici, valutazione dell’esito e case manager, l’attenzione al budget di servizi, nonché l’attenzione a tutte le persone con disturbi mentali autrici di reato, l’organizzazione (presente in 17 regioni italiane con 21 sigle e 5.190 adesioni) chiede di includere «un sistema di sorveglianza ben strutturato, con forte capacità di monitoraggio e di valutazione: valorizzare gli attuali strumenti di monitoraggio (Sism e Rapporti dell’Istituto Superiore di Sanità), ma soprattutto includere nel sistema sia le Istituzioni competenti che i fruitori dei servizi (associazioni di familiari e utenti), con il supporto di tecnici qualificati, che produca con cadenza almeno annuale Rapporti di attuazione del Pansm, a cui dovrà essere dato il massimo di pubblicità».

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