Strage di Bologna, 45 anni dall’attentato in stazione. Mattarella: “Disumana eversione neofascista”

Quarantacinque anni fa, il 2 agosto 1980 alle 10:25, nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione Centrale di Bologna affollata di persone un ordigno venne fatto esplodere causando la morte di 85 persone e il ferimento di oltre 200. Fu l’ultimo e il più grave attentato terroristico degli anni di piombo in Italia. La deflagrazione colpì in pieno il treno Ancona-Chiasso, in sosta sul primo binario, e fece crollare una trentina di metri di pensilina, oltre alle strutture sopra le sale d’attesa. “Signori, non ho parole – disse l’allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini, parlando con i giornalisti -, siamo di fronte all’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia”. La città, guidata dal sindaco Renato Zangheri, si trasformò in una macchina dei soccorsi: medici, vigili del fuoco, forze dell’ordine, volontari lavorarono senza sosta per soccorrere i feriti, coprire le vittime e dare assistenza alle famiglie. L’autobus numero 37 si trasformò in un carro funebre.
Le indagini e le prime condanne
La prima ipotesi è che, a innescare l’esplosione, sia stato un malfunzionamento nel reparto caldaie, ma non regge a lungo e si inizia, poco dopo, a vagliare la pista dell’attentato terroristico. La fase d’indagine e quella processuale sono caratterizzate da depistaggi e omissioni: si arriva a una prima sentenza definitiva solo nel 1995, con la conferma in Cassazione dell’ergastolo di due degli esecutori materiali della strage, i Nar Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Nel 2007 si aggiunse la condanna di Luigi Ciavardini e successivamente quella di Gilberto Cavallini. Dalle carte processuali vengono fuori i rapporti tra la loggia massonica P2, apparati deviati dello stato e servizi segreti.
L’ultima condanna lo scorso luglio
L’ultima condanna è diventata definitiva in Cassazione solo lo scorso primo luglio, mettendo fine a uno dei capitoli più lunghi e dolorosi della storia giudiziaria italiana. I giudici della Suprema Corte hanno reso definitiva la condanna all’ergastolo per Paolo Bellini, ex esponente di Avanguardia Nazionale, considerato il “quinto uomo” della strage ritenuto colpevole in concorso nell’attentato della stazione. La sesta sezione penale della Suprema Corte ha confermato anche le altre due condanne: sei anni per depistaggio all’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel e quattro anni a Domenico Catracchia, amministratore di immobili in via Gradoli a Roma, imputato per false dichiarazioni al pubblico ministero.
“Ormai la storia è chiara ed è scolpita nel marmo della giustizia. La Loggia Massonica P2, apparati dello Stato, servizi segreti e ambienti politici della destra di allora sono le menti perverse e criminali dietro al più grande attentato nella storia italiana dal dopo guerra, eseguito da terroristi neri”, ha commentato il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, che ricorda come “la bomba fascista alla stazione”, oltre ai morti e ai feriti, ha segnato “per sempre le vite di intere generazioni. Ora sappiamo la verità ed è stata scritta in una pagina indelebile della storia repubblicana”.
Mattarella: “Eversione neofascista segno indelebile di disumanità”
“La strage della Stazione di Bologna ha impresso sull’identità dell’Italia un segno indelebile di disumanità da parte di una spietata strategia eversiva neofascista che mirava a colpire i valori costituzionali, le conquiste sociali e, con essi, la nostra stessa convivenza civile”, ha commentato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 45esimo anniversario della strage. “Il 2 agosto di quarantacinque anni fa, con i corpi straziati, i tanti morti innocenti, la immane sofferenza dei familiari, lo sconvolgimento di una città e, con essa, dell’intera comunità nazionale, è nella memoria del Paese“.
Mattarella: “Grazie a familiari vittime e lavoro tenace magistrati”
“Nel giorno dell’anniversario, si rinnovano alle famiglie delle vittime i sentimenti di vicinanza. Espressione di una comunità coesa che aderisce a quei principi democratici, che gli artefici della strage volevano cancellare, generando paura per minare le istituzioni, cercando di spingere il Paese verso derive autoritarie, con responsabilità accertate grazie al tenace lavoro di Magistrati e servitori dello Stato. Merita la gratitudine della Repubblica la testimonianza dell’Associazione dei familiari delle vittime, che ha sempre tenuto accesa la luce sul percorso che ha portato a svelare esecutori e mandanti, prezioso esempio di fedeltà ai valori costituzionali, specie per i giovani”, ha aggiunto il capo dello Stato.
Corteo commemorativo a Bologna: “No a riscritture della storia”
In occasione del 45esimo anniversario della strage, corteo commemorativo a Bologna in memoria delle vittime e una cerimonia in cui non sono mancati i messaggi al governo. “Alla presidente del Consiglio, che ci ha accusato di volerla esporre a ritorsioni, nel ricordare il passato da cui proviene, come quello da cui provengono gli esecutori delle stragi, vogliamo dire che una cosa è il rispetto per le Istituzioni, un’altra cosa è l’accettazione di riscritture interessate della storia, cosa che non siamo in alcun modo disposti a far passare. Perché, presidente Meloni, condannare la strage di Bologna senza riconoscerne e condannarne la matrice fascista è come condannare il frutto di una pianta velenosa, continuando ad annaffiarne le radici”, ha detto Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime. “Oggi sappiamo chi è stato e ne abbiamo anche le prove. La strage del 2 agosto 1980, già ideata nel febbraio 1979, fu concepita e finanziata dai vertici della famigerata loggia massonica P2, protetta dai vertici dei Servizi Segreti italiani iscritti alla stessa loggia P2 , eseguita da terroristi fascisti – ha affermato – Contiguità che sembrano ancora oggi salde e inconfessabili, se pensiamo che fino a ieri le inchieste sulla strage del 2 agosto sono state ostacolate in ogni modo con depistaggi e intossicazioni che, seppur smascherate e smontate in sede processuale, hanno portato a ritardi di anni e anni nell’accertamento dei fatti”.
Fischi a La Russa alla cerimonia di commemorazione
“Nel gennaio 2007, l’allora senatore Ignazio La Russa (oggi presidente del Senato) presenziò ai funerali del terrorista Nico Azzi che il 7 aprile 1973 tentò una strage sul treno Torino-Roma e fornì le bombe a mano che cinque giorni dopo due missini usarono per uccidere il poliziotto Antonio Marino durante un corteo del MSI a Milano? Sono queste le ‘radici che non gelano’. E con queste ci si deve fare i conti”, ha aggiunto Bolognesi. Nel momento in cui è stato citato il presidente del Senato, dalla piazza si sono levati fischi di contestazioni.
Schlein: “Rendere pubbliche le sentenze, chi governa le legga”
“La verità ormai è incastonata” nelle sentenze “e chiarisce la matrice neofascista” della strage di Bologna, “perseguita anche attraverso la collaborazione di apparati deviati dello Stato che perseguivano un disegno eversivo della Repubblica. Questa è la verità incastonata nelle parole delle sentenze che devono essere rese pubbliche. I cittadini hanno diritto, come chiedono i familiari delle vittime, a leggerle. Tra le righe si possono trovare elementi che collegano tra di loro le stragi che hanno scritto le pagine più nere e buie della Repubblica. Il processo si è concluso, la condanna c’è stata, ora bisogna approfondire ulteriori aspetti per arrivare a una piena verità per tutte le stragi”, ha detto da parte sua la segretaria del Pd, Elly Schlein, a margine della cerimonia. “L’associazione dei familiari va ringraziata perché senza il suo impegno, con tutti i tentativi di depistaggio e le coperture politiche che hanno avuto negli anni, insieme alla procura di Bologna, perché senza il loro lavoro noi non saremmo arrivati a questa verità. Sono passati 45 anni. Quello che dicono i familiari delle vittime è dentro le sentenze, per questo bisogna assicurare la pubblicazione. Invito tutti a leggere quelle sentenze, anche chi governa“, ha aggiunto.
Lepore: “Governo non osi insabbiare la verità”
“Il Governo non osi insabbiare questa verità. Ci batteremo a ogni livello affinché siano pienamente pubblicate le sentenze sulla strage, così come prevede la legge italiana e come invece impedirebbero il decreto del governo e la circolare dell’archivio di Stato. Tutti devono potervi accedere alle sentenze”, le ha fatto eco il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, nel suo intervento alla cerimonia.
Meloni: “Ci uniamo alla richiesta di giustizia, il governo farà la sua parte”
Anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricordato la strage di Bologna. “Oggi ci stringiamo ai familiari delle vittime e a tutti i bolognesi, e ci uniamo al loro dolore e alla loro richiesta di giustizia. Il Governo continuerà a fare la sua parte in questo percorso per arrivare alla piena verità sulle stragi che hanno sconvolto la Nazione nel secondo Dopoguerra, a partire dall’impegno portato avanti insieme alle altre Amministrazioni competenti per il versamento degli atti declassificati all’Archivio centrale dello Stato, in un clima di collaborazione con le associazioni dei famigliari delle vittime”, ha detto la premier.
Meloni: “Terrorismo colpì con ferocia, tra le pagine più buie della storia”
“Il 2 agosto di 45 anni fa il popolo italiano ha vissuto una delle pagine più buie della sua storia. Il terrorismo ha colpito con tutta la sua ferocia la città di Bologna, con un attentato che ha disintegrato la stazione, uccidendo 85 persone e ferendone oltre duecento”, ha dichiarato ancora Meloni.
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