Svelato il mistero sull'hardware di OpenAI e Jony Ive: non sarà un indossabile
Dietro le quinte del progetto AI più atteso, emerge una dichiarazione che spiazza: il primo dispositivo nato dalla collaborazione tra Sam Altman e il leggendario designer Jony Ive non rientrerà nella categoria dei wearable. La rivelazione arriva da documenti legali, che offrono uno sguardo inedito su un'iniziativa tanto ambiziosa quanto travagliata.
Al centro della scena, inaspettatamente, non c'è un annuncio trionfale, ma una battaglia legale per un marchio. OpenAI, infatti, è stata costretta a mettere in pausa l'uso del brand "io" per la sua nuova divisione hardware a seguito di una causa intentata da iyO, una startup supportata da Google che opera nello stesso settore. Proprio da queste carte bollate, però, emergono i dettagli più succosi sul futuro prodotto. Tang Tan, ex dirigente Apple e ora a capo dell'hardware per la nuova società, ha dichiarato in tribunale che il loro primo dispositivo "non è un apparecchio da inserire nell'orecchio, né un dispositivo indossabile".
Questa affermazione smentisce molte delle ipotesi circolate finora, che immaginavano occhiali smart o un erede spirituale degli auricolari intelligenti. L'obiettivo, come dichiarato in passato da Sam Altman, CEO di OpenAI, è creare qualcosa che "stia in tasca o su una scrivania", un prodotto che vada "oltre le interfacce e i prodotti tradizionali". L'idea è quella di forgiare un'interazione con l'AI più naturale e integrata nel quotidiano, un cambio di paradigma rispetto all'attuale dipendenza dagli schermi.
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