Tim Cook resta alla guida di Apple e si prepara a un futuro da presidente
Nonostante le recenti difficoltà di Apple sul fronte dell'intelligenza artificiale, Tim Cook non ha alcuna intenzione di lasciare la guida dell'azienda. Anzi, secondo quanto riportato da Mark Gurman su Bloomberg, è verosimile che il CEO, che compirà 65 anni a novembre, resti al timone per almeno altri cinque anni. La sua posizione, del resto, appare salda: il consiglio d'amministrazione – composto da figure storicamente a lui vicine come Arthur Levinson, Susan Wagner e Ronald Sugar – non sembra intenzionato a sollecitare un cambio al vertice, nonostante i segnali di affaticamento dell'attuale strategia aziendale.
L'uscita di scena entro fine anno di Jeff Williams, storico Chief Operating Officer e da tempo considerato il successore naturale di Cook, segna un momento cruciale. La sua partenza lascia l'azienda priva di un delfino designato. Nel frattempo, non si registrano segnali che Cook stia lavorando a un passaggio di consegne o alla formazione di una nuova leadership. La posizione del CEO resta blindata da un dato incontrovertibile: sotto la sua guida, Apple ha visto il valore delle proprie azioni crescere del 1500% dal 2011, nonostante il -16% registrato nel 2025.
Cook ha traghettato Apple oltre la scomparsa di Steve Jobs, preservando i principali collaboratori del fondatore, avviando la transizione verso iPhone di maggiori dimensioni, spingendo sull'espansione in Cina e lanciando nuovi prodotti come Apple Watch e AirPods. Ha inoltre costruito un modello di business fondato sui servizi in abbonamento, garantendo ricavi ricorrenti e stabili.
TRANSIZIONE IN CORSO E RIORGANIZZAZIONE INTERNA
Ma l'uscita di scena di Williams non è isolata. Negli ultimi mesi, Apple ha avviato un profondo ricambio nel proprio gruppo dirigente. Il Chief Financial Officer, Luca Maestri, è stato sostituito da Kevan Parekh lo scorso gennaio, mentre Dan Riccio – storico responsabile dei progetti speciali – ha lasciato l'azienda alla fine del 2024. Gurman riferisce che circa la metà dei venti più stretti collaboratori di Cook ha superato i 60 anni e potrebbe lasciare l'azienda nel giro di pochi anni. Tra questi figurano Greg Joswiak, Lisa Jackson, Johny Srouji e Phil Schiller.
La responsabilità per le recenti difficoltà di Apple – dall'incertezza sull'AI all'assenza di innovazioni hardware rilevanti, passando per la perdita di centralità del design e la crescente tensione con sviluppatori e regolatori – ricade inevitabilmente su Cook. Tuttavia, il board sembra ancora ritenere che nessun altro, almeno per ora, sia in grado di guidare l'azienda fuori da questo momento critico. Secondo Gurman, è plausibile che Cook possa in futuro assumerne anche la presidenza, come già accaduto in altri colossi tech con figure come Bob Iger, Satya Nadella o Chuck Robbins.
Intanto, la pressione interna a cambiare non manca. Eddy Cue, a capo dei servizi e storico consigliere di Cook, ha avvertito che Apple rischia di fare la fine di BlackBerry o Nokia se non saprà adattarsi con prontezza. In questo contesto, l'azienda ha avviato un piano di riorganizzazione profondo, che parte proprio dalla distribuzione delle responsabilità di Jeff Williams.
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