Una chiesa nel cuore del Qatar

Là dove un tempo c’era solo il deserto, oggi sorge una grande chiesa cattolica capace di accogliere migliaia di fedeli provenienti da tutto il mondo. Succede in Qatar, nel cuore dell’Islam wahhabita, ed è una storia che intreccia fede, dialogo e Provvidenza. Protagonisti sono Loredana Zanon e Renato Casiraghi, coppia di ottantenni italiani che da mezzo secolo trascorrono buona parte dell’anno nel Paese del Golfo.
Renato, milanese di Bresso, è un self-made man che ha iniziato a lavorare giovanissimo e che, grazie alla sua intraprendenza, ha girato il mondo per grandi multinazionali. Nel 1975 arriva a Doha per seguire la costruzione di un dissalatore, in un Qatar appena uscito dal protettorato britannico, ricchissimo di petrolio, ma povero d’acqua. Con lui c’è Loredana che, grazie alla sua formazione artistica, stringe un rapporto di amicizia con la madre dell’attuale emiro, collaborando anche alla realizzazione del palazzo reale.
In quegli anni la comunità cattolica vive in condizioni di tolleranza precaria: le celebrazioni avvengono in un capannone, animate soprattutto dalla numerosa comunità indiana. Dopo la rivoluzione khomeinista del 1978, la situazione peggiora e le Messe diventano clandestine. Solo negli anni Ottanta, un sacerdote può risiedere stabilmente in Qatar.
Il sogno di una chiesa prende forma grazie a monsignor Giovanni Bernardo Gremoli, vicario apostolico dell’Arabia, che coinvolge Casiraghi nel progetto. Tra difficoltà burocratiche e resistenze, si trova infine un terreno nel deserto. Nel 1998 viene posta la prima pietra di una chiesa priva di segni esteriori cristiani, come richiesto dalle autorità locali.
Il 15 marzo 2008 viene inaugurata la chiesa di Nostra Signora del Rosario: una festa memorabile per migliaia di fedeli. Per Renato e Loredana è il compimento inatteso di un lungo cammino, vissuto con la convinzione di essere stati, come diceva Madre Teresa di Calcutta, «solo una matita nelle mani di Dio».
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