Una rete elettrica orbitale per la Luna: il test su Blue Ghost
Portare energia elettrica sulla Luna in modo continuo, superando il limite delle lunghe notti lunari, è una delle sfide più complesse per l’esplorazione spaziale dei prossimi decenni. Su questo fronte si inserisce la collaborazione tra Firefly Aerospace e la startup canadese Volta Space Technologies, che punta a testare una tecnologia destinata a diventare un tassello chiave delle future infrastrutture lunari. Al centro dell’esperimento c’è Blue Ghost, il lander lunare di Firefly, che nelle prossime missioni ospiterà un ricevitore di energia wireless chiamato LightPort.
Il dispositivo verrà montato sulla parte superiore del lander e avrà il compito di ricevere energia trasmessa da satelliti in orbita lunare. L’idea è quella di sfruttare pannelli solari posizionati nello spazio, in grado di raccogliere luce in modo costante, per poi inviare l’energia verso la superficie tramite fasci laser. Un approccio che consentirebbe di alimentare strumenti scientifici, rover e, in prospettiva, veri e propri habitat umani anche durante le notti lunari, che durano circa 14 giorni terrestri consecutivi.
La missione prevista porterà Blue Ghost verso il polo sud della Luna entro la fine del 2026. Se il test andrà a buon fine, uno dei ricevitori LightPort tenterà di intercettare il segnale proveniente da un satellite in orbita, dimostrando la fattibilità del sistema in un ambiente reale e ostile come quello lunare. Le temperature, durante la notte, possono scendere fino a circa -246 gradi Celsius, una condizione che rende complessa qualsiasi forma di produzione energetica locale basata esclusivamente sul Sole.
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