Usa, con le politiche di Trump a rischio 373 miliardi di dollari di investimenti nell’energia pulita

Lug 26, 2025 - 18:30
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Usa, con le politiche di Trump a rischio 373 miliardi di dollari di investimenti nell’energia pulita

Il produttore di pannelli solari Bila Solar, con sede a Singapore, sta sospendendo i piani per raddoppiare la capacità del suo nuovo stabilimento di Indianapolis, segnala l’agenzia di stampa internazionale Reuters, mentre i piani della rivale canadese Heliene per un impianto di celle solari in Minnesota sono in fase di revisione. Il produttore norvegese di wafer solari NorSun sta valutando se procedere con la costruzione di uno stabilimento a Tulsa, in Oklahoma. E due parchi eolici offshore, pienamente autorizzati nel nord-est degli Stati Uniti, potrebbero non essere mai costruiti. E tutti questi cambi di programma sulle rinnovabili in America hanno una sola causa: il ritorno di Donald Trump alla Casa bianca.

Su impulso del tycoon, i Repubblicani a inizio mese hanno approvato con una maggioranza risicata la legge di bilancio pluriennale Usa, quella che il presidente statunitense chiama «Big beautiful bill» e che Democratici e associazioni ambientaliste definiscono «una schifezza», perché toglie ai poveri per dare ai ricchi, rilancia Big Oil e affossa le rinnovabili. In particolare, per quel che riguarda quest’ultimo aspetto, il nuovo budget prevede il taglio dei sussidi per l'energia solare ed eolica e un inasprimento delle regole riguardanti chi può aver accesso a quei pochi incentivi sopravvissuti. L’esito di tutto ciò? Il cambio di politica, hanno calcolato agenzie di ricerca e associazioni di settore, rischia di mettere a rischio 373 miliardi di dollari di investimenti in energia pulita.

Stando ai calcoli effettuati dalla società di ricerca Wood Mackenzie, a causa di queste misure volute da Trump, le installazioni di energia solare ed eolica nel prossimo decennio potrebbero essere inferiori del 17% e del 20% rispetto alle previsioni precedenti e la carenza di nuove forniture potrebbe rallentare l'espansione dei data center necessari a supportare la tecnologia di intelligenza artificiale. Quadro a tinte fosche è anche quello delineato dalla società di ricerca nel settore energetico Rhodium, secondo la quale la legge di bilancio appena approvata mette a rischio 263 miliardi di dollari di impianti eolici, solari e di accumulo e 110 miliardi di dollari di investimenti industriali annunciati a supporto. Inoltre, aumenterà i costi energetici industriali fino a 11 miliardi di dollari nel 2035.

«Uno degli obiettivi dichiarati dell'amministrazione era ridurre i costi e, come abbiamo dimostrato, questo disegno di legge non lo fa. La politica non è la ricetta per il continuo predominio dell'industria statunitense dell'intelligenza artificiale», ha affermato Ben King, direttore della divisione energia e clima di Rhodium. L'amministrazione Trump ha difeso le sue iniziative per porre fine al sostegno all'energia pulita sostenendo che la rapida adozione dell'energia solare ed eolica ha creato instabilità nella rete e aumentato i prezzi al consumo. Affermazioni contestate dall'industria e che non trovano riscontro nelle reti elettriche ad alta intensità di energie rinnovabili, come l'Ercot del Texas. Tuttavia, secondo i rappresentanti del settore energetico tutti i nuovi progetti di generazione devono essere incoraggiati per soddisfare la crescente domanda statunitense, inclusi quelli alimentati da fonti rinnovabili e combustibili fossili. La società di consulenza ICF prevede che la domanda di elettricità statunitense entro il 2030 crescerà del 25%, trainata dall'aumento dell'intelligenza artificiale e del cloud computing. Una sfida importante per il settore energetico, dopo decenni di stagnazione.

Con una disponibilità limitata di fonti rinnovabili, la riduzione delle forniture di elettricità derivante dal cambio di politica energetica nel 2035 potrebbe aumentare i costi dell'elettricità per le famiglie di 280 dollari all'anno.

La disposizione chiave della nuova legge di bilancio è l'eliminazione accelerata dei crediti d'imposta del 30% per i progetti eolici e solari, che richiede che i progetti inizino la costruzione entro un anno o entrino in servizio entro la fine del 2027 per poter beneficiare dei crediti. In precedenza, i crediti erano disponibili fino al 2032.

Ora alcuni sviluppatori di progetti si stanno affrettando a portare a termine i progetti finché gli incentivi statunitensi sono ancora accessibili. Ma «anche questa strategia è diventata rischiosa», hanno affermato gli sviluppatori. Pochi giorni dopo la firma della legge, Trump ha ordinato al Dipartimento del Tesoro di rivedere la definizione di «inizio dei lavori». Una revisione di queste norme potrebbe ribaltare una prassi consolidata che concede agli sviluppatori 4 anni per richiedere crediti d'imposta, dopo aver speso solo il 5% dei costi del progetto. Il Tesoro ha avuto 45 giorni di tempo per elaborare nuove norme. «Con così tante parti in gioco, il finanziamento dei progetti e della produzione è difficile, se non impossibile. Bisogna vedere quale sarà la prossima mazzata che arriverà», ha dichiarato Martin Pochtaruk, ceo di Heliene

I cambiamenti politici hanno anche sollevato nuovi dubbi sul destino dei progetti eolici offshore del Paese, che dipendono fortemente dai crediti d'imposta per ridurre i costi. Secondo Wood Mackenzie, i progetti che devono ancora essere avviati o per i quali non sono state ancora prese decisioni definitive in merito agli investimenti difficilmente andranno avanti.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia