Vertice Ue-Cina di Pechino: bene sul clima, tensioni sui rapporti commerciali

Si è concluso a Pechino il summit per i 50 anni di relazioni diplomatiche tra Europa e Cina. A voler guardare il bicchiere mezzo pieno, c’è di buono che il vertice ha prodotto una dichiarazione congiunta in cui Ue e Cina si impegnano ad aumentare gli sforzi per contrastare la crisi climatica. Il bicchiere mezzo vuoto però è bello pesante, considerato che Xi Jinping non ha fatto concessioni sul tema del riequilibrio commerciale, tanto che al termine degli incontri la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha sottolineato che «con l’approfondirsi della nostra cooperazione, si sono anche accentuati gli squilibri», ha rimarcato che «è essenziale riequilibrare le nostre relazioni bilaterali», osservato che «per essere sostenibili le relazioni devono essere di vantaggio reciproco» e per questo «è fondamentale che la Cina e l’Europa riconoscano le rispettive preoccupazioni e propongano soluzioni concrete». Il tutto, parlando in una conferenza stampa a cui non hanno partecipato le autorità di pechino e senza avere in mano una nota congiunta dedicata al tema dei rapporti commerciali.
Von der Leyen non ha voluto tirare troppo la corda né in un senso né in un altro, cioè né troppe concessioni né rottura con Pechino. E questo perché è ancora del tutto aperta la partita dei dazi avviata da Donald Trump: l’Europa in questo momento non può né concedere troppe aperture a Xi Jiping, per non irritare l’alleato statunitense, né fare mosse che renderebbero più complicati i rapporti commerciali con Pechino, di fronte alla minaccia di Trump di imporre tariffe doganali del 30% su tutto l’export europeo, oltre a quelle del 50% su acciaio e alluminio.
Due giorni fa il presidente Usa si è mostrato disponibile a chiudere la partita con dazi al 15% (acciaio escluso) in cambio dell’«apertura alle aziende statunitensi da parte dell’Ue» (cioè tariffe allo 0%, dunque tutt’altro che «reciproche» come diceva quando ad aprile ha avviato l’offensiva commerciale). Ma poi, di fronte a segnali anche favorevoli dell’Ue, il tycoon non ha mai fatto arrivare un ok formale. Tanto che a Bruxelles stanno anche preparando un dossier parallelo che colpisca maggiormente le aziende americane, nel caso in cui alla fine Trump si rimangi l’ipotesi del 15%. Insomma l’America rimane il partner commerciale con cui lavorare preliminarmente, per l’Europa, ma considerate le tante incertezze in campo, il filo va mantenuto saldo anche con Pechino. L’Ue lancia messaggi per un «riequilibrio» con Pechino, ma a nessuno sfugge che in questa fase più di tanto non può fare.
Meglio sono andate le cose, al vertice per i 50 anni di relazioni diplomatiche, sul fronte della lotta alla crisi climatica. Si legge nella dichiarazione congiunta diramata dai vertici comunitari che l’Ue e la Cina «si impegnano a sostenere il ruolo centrale dell’Unfccc e dell’Accordo di Parigi e attuarne pienamente e fedelmente gli obiettivi e i principi; rafforzare le azioni orientate ai risultati e trasformare i rispettivi obiettivi climatici in risultati tangibili attraverso politiche sistematiche, azioni e misure concrete; collaborare con tutte le parti per sostenere il Brasile nell'ospitare con successo la 30ª Conferenza delle Parti dell’Unfccc (Cop30) e promuovere risultati ambiziosi, equi, equilibrati e inclusivi della conferenza». L’Ue e la Cina, in particolare, si impegnano ad «accelerare la diffusione globale delle energie rinnovabili e facilitare l’accesso a tecnologie e prodotti verdi di qualità, in modo che siano disponibili, accessibili e vantaggiosi per tutti i paesi, compresi i paesi in via di sviluppo; rafforzare gli sforzi di adattamento e il supporto, al fine di accelerare un'azione rapida su larga scala e a tutti i livelli, da quello locale a quello globale; presentare prima della Cop30 i rispettivi Ndc (Contributi Nazionali per il 2035) che coprano tutti i settori economici e tutti i gas serra e siano in linea con l’obiettivo di temperatura a lungo termine dell'Accordo di Parigi; e Rafforzare la cooperazione bilaterale in settori quali la transizione energetica, l'adattamento, la gestione e il controllo delle emissioni di metano, i mercati del carbonio e le tecnologie verdi e a basse emissioni di carbonio, per guidare insieme i rispettivi processi di transizione verde e a basse emissioni di carbonio».
In un comunicato diffuso da Bruxelles si sottolinea che i vertici comunitari presenti a Pechino – oltre a von der Leyen, ha partecipato ai lavori anche il presidente del Consiglio Ue António Costa – «hanno accolto con favore la positiva e produttiva cooperazione bilaterale sui cambiamenti climatici, fondata su un intenso impegno sia a livello bilaterale che nei consessi internazionali». Hanno concordato che l’Ue e la Cina debbano «guidare gli sforzi globali per ridurre le emissioni di gas serra, anche in occasione della Cop30».
La quota di emissioni globali dell’Ue è scesa al 6% e l’Ue ha ribadito la sua determinazione a ridurla ulteriormente, al 4%, entro il 2030. Spiegano ancora da Bruxelles che l’Ue «ha incoraggiato la Cina a proporre un piano ambizioso per la riduzione delle emissioni entro il 2035 e ad aumentare i suoi contributi finanziari internazionali, commisurati alle sue dimensioni e alla sua responsabilità globale». L’Ue ha inoltre invitato la Cina ad aderire al Global Methane Pledge e a contribuire al Kunming-Montréal Biodiversity Framework. «Entrambe le parti hanno concordato di cooperare per raggiungere un trattato internazionale ambizioso ed equilibrato sull’inquinamento da plastica».
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